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“Protocollo Dorna fin troppo cautelativo. Medici ridotti, ma sicurezza garantita!”

Abbiamo intervistato il Dott. Michele Zasa, responsabile della Clinica Mobile, che ci ha spiegato come cambierà il modo di lavorare con i nuovi protocolli di sicurezza stilati da Dorna per la MotoGP e la SBK

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Il Dott. Michele Zasa 

Ci siamo quasi, dopo lo stop imposto dalla pandemia di Coronavirus tra poco meno di 20 giorni la MotoGP accenderà i motori per la stagione 2020. La prima gara è in programma infatti il 19 luglio a Jerez de la Frontera (qui il calendario completo). Ma per rendere possibile il ritorno in pista Dorna ha stilato delle norme molto severe, che stravolgeranno i normali week end di gara. Mascherine, tamponi, test sierologici, app di tracciamento e distanziamento sociale saranno la norma all’interno di circuiti (troverete un approfondimento in merito su Motociclismo di luglio, in edicola tra pochi giorni). Cambierà anche il lavoro della Clinica Mobile. Per capirne di più abbiamo intervistato il Dott. Michele Zasa, specialista in anestesia e rianimazione e responsabile della C.M.. Il Dott. ci ha spiegato come cambierà il modo di lavorare con i nuovi protocolli di sicurezza stilati da Dorna per la MotoGP e la SBK.

Come cambierà il lavoro della Clinica Mobile con il nuovo protocollo di sicurezza Dorna?

“Considerando il nostro ruolo abbastanza importante in questo tipo di sport il lavoro della C.M. non cambierà molto, in quanto dovremo sempre assicurare l’assistenza medica e riabilitativa fondamentale quando si corre. Detto questo il nostro operato verrà razionalizzato con una serie di misure di sicurezza e di precauzioni. Sicuramente verranno tagliati una serie di servizi “accessori”. Prima dell’accesso in Clinica verrà controllata la temperatura corporea e solo se il paziente avrà meno di 37,5 °C e nessun sintomo rilevante, sarà ammesso. In caso contrario i pazienti saranno messi in una camera di isolamento, dove saranno sorvegliati dal team medico della MotoGP. Ovviamente all’interno della C.M. si dovranno indossare tutti i DPI necessari, sia per la sicurezza degli operatori, sia per scongiurare eventuali infezioni tra un paziente e l’altro in caso di paziente asintomatico. Dopo ogni singolo trattamento le superfici dovranno venir sanificate, utilizzando soluzioni alcoliche specifiche. Si cercherà poi di evitare la ressa, e in quest’ottica la clinica mobile taglierà i massaggi sportivi decontratturanti. Un’altra cosa che non faremo sarà andare nei motorhome dei piloti per i trattamenti personalizzati. Per il resto, le attività della Clinica Mobile proseguiranno alla stessa maniera”.

Nel protocollo Dorna stilato per la gara della MotoGP di Jerez il personale della Clinica Mobile viene ridotto al minimo, con 2 dottori (1 per medicina generale, 1 con esperienza in traumatologia) e 3 fisioterapisti, solitamente in quanti ci lavoravate?

“In periodo normale avremmo avuto sette fisioterapisti, tre dottori e un tecnico radiologo. Quindi da 11 ci siamo più che dimezzati. E non ci sarà nemmeno tutto il personale accessorio”.

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Clinica Mobile

Non pensa che avere meno medici in Clinica Mobile possa essere poi un rischio in caso di un grave incidente in pista?

“Assolutamente no, perché il servizio del Centro Medico con i medici in pista sarà garantito come gli scorsi anni. Ogni circuito avrà il consueto servizio di emergenza e quindi questo servizio verrà garantito assolutamente. Per quanto riguarda noi abbiamo ridotto i fisioterapisti da 7 a 3 perché il fisioterapista non è un medico che fa manovre salvavita, ma si occupa di terapie riabilitative e di massaggi. Considerando che non faremo queste attività, che era una larga parte del nostro lavoro, ridurremo il personale. E comunque, meno persone ci saranno, più sarà facile mantenere il distanziamento sociale, fondamentale soprattutto in un ambito delicato come quello sanitario”.

Cosa succederà se un qualcuno all’interno del paddock dovesse venir trovato positivo al Covid-19?

Dopo un primo screening fatto dai medici del Motomondiale verrà mandato a fare accertamenti presso un ospedale. Per ogni GP sono stati identificati gli ospedali di riferimento, pronti per il Coronavirus, e lì verranno approfondite le indagini, facendo ulteriori esami e valutando i sintomi. Se sarà il caso si ricorrerà al ricovero. Senza distinzione alcuna, che sia un pilota di Moto3, MotoGP o un meccanico lo si valuterà attentamente e se positivo lo si isolerà. Allo stesso tempo verranno fatti accertamenti su tutti gli altri membri del team. Un po’ come abbiamo fatto per Moto3 e Moto2 in Qatar, dove abbiamo seguito un protocollo simile”.

E se fosse uno dei top rider a risultare positivo? Come Marquez e Rossi ad esempio, si correrebbe senza di lui?

In questo momento le indicazioni che abbiamo da Dorna sono queste. Anche perché è vero che può trattarsi di un top rider che magari si sta giocando il mondiale, è vero anche che si tratta di piloti giovani e allenati che avrebbero una grande possibilità di superare senza grossi problemi la malattia, ma con i sintomi del Coronavirus non sarebbe nemmeno sicuro farli correre in quelle condizioni cliniche. Soprattutto però ci sarebbe l’enorme rischio di far accendere un focolaio all’interno del paddock”.

Per un pilota di 20-30 anni, sano e in perfetta forma fisica, sarebbe più rischioso cadere a 300 km/h o le conseguenze che potrebbe portare il Covid-19?

“Domanda da 100 milioni di dollari… Io ho lavorato al 118 qui a Parma e per l’esperienza che ho avuto io con questa malattia nella maggior parte dei pazienti giovani la malattia si è risolta senza grosse complicazioni, quindi delle due forse mi sentirei di dire che è più pericoloso cadere a 300 km/h. Però non possiamo, e non dobbiamo, assolutamente dire che il Covid sui pazienti giovani non fa niente, perché ci sono stati dei pazienti giovani che hanno avuto gravi danni da questa malattia. E poi stiamo parlando di salute del singolo, ma bisogna anche ragionare sulla saluta pubblica, in quanto un soggetto giovane all’interno del paddock potrebbe fare da innesco per la diffusione del virus. E il problema poi potremmo averlo con persone più in su con l’età”.

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Marc Marquez dopo la caduta nelle FP1 del GP di Thailandia (foto: Chang International Circuit)

Cambierà il protocollo nel corso della stagione?

“Da una parte noi siamo pronti a rivalutare la situazione e ad aumentare le misure qualora la situazione dovesse diventare più difficile, dall’altro probabilmente l’organizzatore potrebbe pensare di diminuire la rigidità del protocollo se la situazione si rendesse più tranquilla”.

Considerando come si sta evolvendo ora la pandemia pensa che riusciremo ad avere qualche gara con il pubblico quest’anno?

Purtroppo il Covid è un virus di cui sappiamo ancora troppo poco, quindi è difficile fare previsioni. Quello che posso dire è che si ha una speranza e so che gli organizzatori stanno valutando, qualora ci fossero le condizioni di sicurezza, di aprire i GP anche al pubblico in futuro. Saranno però valutazioni da fare di settimana in settimana.”

E per quanto riguarda le gare fuori dall’Europa?

“Anche in questo caso è difficile fare una previsione, dobbiamo capire come si evolverà la situazione negli altri paesi. Al momento sarebbe troppo precoce avere un’idea in merito”.

Lo stesso protocollo della MotoGP verrà adottato anche in SBK oppure i due Campionati avranno protocolli differenti?

“Il protocollo è stato sviluppato in contemporanea, dallo stesso gruppo medico, con noi della Clinica Mobile. Alcune cose potrebbero variare, anche per il semplice fatto che la MotoGP partirà prima (il 19 luglio, la SBK l’1 agosto, ndr.) e in questo lasso di tempo qualcosina potrebbe cambiare. L’intelaiatura generale e le norme applicate saranno però più o meno le stesse. Dal punto di vista della Clinica Mobile la situazione sarà molto simile, con personale ridotto, protezioni obbligatorie e non faremo i massaggi. Quindi il ridimensionamento dell’attività che metteremo in atto per la MotoGP lo avremo poi anche in SBK. Sarà un’attività incentrata più sulle attività essenziali. La qualità dei servizi della C.M. sarà sempre la stessa e saremo sempre a disposizione di chi avrà bisogno”.

Questo week end partirà la Formula 1 in Austria, il protocollo che verrà messo potrà servire da esempio per la MotoGP?

“Il protocollo che abbiamo scritto per il Motomondiale è ben scritto e forse addirittura eccessivamente cautelativo, ma così dev’essere. Di fronte ad una pandemia mondiale bisogna essere cautelativi, non possiamo rischiare. Sicuramente sarebbe stupido non guardare l’esempio di altri, anche solo per capire se ci siano degli spunti da poter adottare. Così come la MotoGP servirà da esempio per la SBK, la Formula 1 potrà dare spunti interessanti per il Motomondiale”.

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