Presentata al pubblico durante i Moto Guzzi Open House a inizio settembre, la moto ha suscitato interesse ed entusiasmo. E in molti – siamo pronti a scommetere – vorrebbero vedere qualcosa del genere uscire dal cancello rosso di via Parodi a Mandello con i crismi del prodotto di serie. Ma un progetto del genere sarebbe di difficile realizzazione, prima di tutto perché il Gruppo Piaggio sviluppa la sportività solo con i colori Aprilia, mentre a Guzzi rimane lo scettro della tradizione e dei viaggi. Per questo Andrea ha scelto, come base di partenza della sua special, la 1200 Sport: il motore big block a 4 valvole ha prestazioni brillanti, senza esagerazioni. Infatti, saliti in sella, ritroviamo dopo tanti anni – oltre una dozzina, dall’ultima prova di questo modello sulle pagine di Motociclismo – una guida piacevole, certo non racing, ma senza dubbio coinvolgente. I mezzi manubri (ma rimane la possibilità di montare il manubrio alto di serie) costringono i polsi a sostenere il carico del busto, ma fanno anche meglio “sentire” la ruota anteriore tra le mani. La sella è abbastanza alta, ma confortevolmente imbottita e le ginocchia non urtano le sporgenti testate del motore. La sensazione – enfatizzata dalla vista superiore di un serbatoio snello e allungato – è di stringere tra le cosce una moto agile e svelta. In realtà la maneggevolezza è sì buona, ma non estrema: la Le Mans 4 va indirizzata un po’ con il corpo. La traiettoria è mantenuta con rigore e un minimo sforzo va usato solo nei cambi di direzione. Tra le curve si riscopre il valido impianto frenante (quello di serie, marcato Brembo), che si fa apprezzare per potenza e modulabilità. Ma è il motore che conquista, con un carattere inconfondibile, ma anche con una spinta piena e regolare ai bassi e medi regimi. Buono il rendimento di cambio e frizione, con innesti precisi il primo, morbida da azionare (ma non perfettamente modulabile) la seconda. Nelle manovre da fermo si fa un po’ fatica a spostare i due quintali abbondanti (226 kg rilevati col pieno di benzina, ripartiti in 116 kg davanti e 110 kg dietro) della Le Mans 4. Che però, bisogna dare credito al lavoro di Andrea, pesa 17 kg meno della Sport 1200 da cui deriva. Mica male! Eppure, in buona sostanza è cambiato solo l’abito. Perché il telaio è quasi tutto originale: solo la porzione è stata asportata. Al suo posto, saldando fazzoletti al CroMo sulla struttura principale, è stato imbullonato un telaietto reggisella scomponibile in acciaio. In ogni caso, la ciclistica non muta le sue quote, ma si impreziosisce con dettagli quasi nascosti. Le sospensioni rimangono quelle originali, così come le misure degli pneumatici. Un osservatore attento però non si lascia sfuggire i cerchi Henkei che sono stati “rubati” ad una Ducati 848. Adattare il posteriore al mozzo della Guzzi, con il suo cardano “è stata la cosa più difficile di tutto il progetto”, rivela Andrea, che si è rivolto allo specialista Fabio di JoNich Wheels per far progettare e costruire una flangia in Ergal, con perno passante nitrurato inserito per interferenza. In questo modo il montaggio è diventato di tipo center-lock, con chiusura monodado. Ancora dettagli: semimanubri, pedane e supporti, serbatoi liquido freni e frizione sono costruiti appositamente da Valter Moto.