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19 April 2014

Moto Guzzi 500 4 cilindri in linea

La Moto Guzzi è la Casa del V2 trasversale. forse oggi, perché tutti sanno (lo sanno?) che dalla mitica fabbrica di Mandello sono usciti tutti i tipi di motori. Ecco uno dei meno noti. Il video, le foto e la storia di una moto incredibile

Moto guzzi 500 4 cilindri in linea

Carta d'identità: Moto Guzzi 500 GP 4 cilindri in linea del 1953: 492,6 cc, 56 CV/9.800 giri, oltre 225 km/h di velocità massima. E la linea? Beh, cliccate qui e scoprite chi ha inventato il becco sulle moto...

LA ROMANA POCO AMATA A MANDELLO
La moto nasce per rimpiazzare la vincente ma ormai datata 500 col motore longitudinale con 2 cilindri a V di 120°. Una Guzzi pluricilindrica è richiesta a gran voce dai “capi” di Mandello (leggi Giorgio Parodi) per contrastare la Gilera 4 cilindri sui circuiti veloci, situazione in cui la Guzzi deve arrendersi (già da prima della Seconda Guerra Mondiale) alla potenza della moto di Arcore. Che in realtà è un progetto romano, quella Rondine che gli ingegneri Piero Remor e Giancarlo Giannini hanno anche proposto alla Guzzi, ricevendo però un rifiuto perché a Mandello “le moto le sappiamo fare da noi”. Peccato che nei primi anni 50 il reparto corse Moto Guzzi soffra di cronico immobilismo, così Parodi si rivolge proprio a Giannini commissionandogli una 4 cilindri 500 GP, che sia però diversa dalla Gilera e dalla MV.

MOTORE LONGITUDINALE E TRASMISSIONE AD ALBERO
Lo sviluppo parte alla fine del 1951 e ne esce un inedito motore 4 cilindri in linea posto longitudinalmente, con distribuzione a 2 valvole per cilindro comandate da doppio albero in testa mosso da treno di ingranaggi. Il raffreddamento è a liquido, l’alimentazione a carburatori (anche se si studia l’iniezione meccanica, poi abbandonata perché qualcuno obbietta che rappresenti una specie di sovralimentazione, vietata dai regolamenti), la trasmissione finale è ad albero, il cui astuccio funge da braccio del forcellone a sinistra. Il telaio è un doppia culla aperta in acciaio, con forcellone cortissimo, i freni sfruttano un embrionale sistema integrale, mentre le sovrastrutture in alluminio consistono in una carenatura col frontale a becco. Per la precisione il primo esempio di becco su una moto (ne abbiamo parlato qui).

Prima di continuare con la storia, ascoltiamo la voce del motore, e ricordatevi: stiamo sempre parlando di Moto Guzzi, piccolo pro memoria per chi pensa che Mandello sia solo bicilindrico a V (e senza scomodare per l'ennesima volta la 8 Cilindri...).

BENE SUL VELOCE, MA NON BASTA
La moto va bene sui circuiti veloci, tanto che a Monza, dove per la prima volta viene testata, va due secondi abbondanti più forte della bicilindrica. Il debutto in gara a Siracusa nel 1953, con un ritiro per noie meccaniche. Ma tutta la stagione è avara di risultati per una moto poco amata a Mandello. Ciò non toglie che arrivino la vittoria ad Hockenheim ed una buona gara a Monza. L’anno successivo la 4 cilindri vince una gara internazionale a Mettet, in Belgio, pilotata da Fergus Anderson. Ma specie sui circuiti tortuosi, sono sempre di più le occasioni in cui alla Guzzi decidono di non usare la 4 cilindri, che comunque paga 6 CV rispetto alla Gilera. Così ben presto si cambia rotta: l’ing. Carcano parte col progetto 8 cilindri. Tutt’altra storia.

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