Andrea Forni è stato per decenni il Responsabile Sviluppo Prodotto di Ducati. Le ha provate tutte la Rosse uscite dalle linee di produzione di Borgo Panigale, dalla fine degli anni 80 a oggi, comprese le Monster. A lui chiediamo come fu sviluppata la prima M900. La prima apparizione ufficiale della Monster è stata a Colonia, Intermot 1992. Era già una moto definitiva?
“No, era un clay verniciato, con parti meccaniche vere, ma comunque un manichino non marciante”.
È stato complicato montare il motore della Supersport sul telaio 851?
“No, perché i motori Ducati erano tutti vincolati al telaio con i due attacchi anteriore e posteriore ed erano di due tipi, i cosiddetti carter grande e i carter piccolo. Sia la SuperSport sia la 851 facevano parte della famiglia dei carter grandi e avevano gli attacchi già in quella posizione. Ma non sono uguali: il telaio della Monster era in un unico pezzo, mentre quello della 851 aveva il telaietto imbullonato. Le quote erano diverse, così come l’inclinazione del cannotto e l’avancorsa. Pure la forma del traliccio posteriore”.
In quegli anni Ducati faceva praticamente solo moto sportive. Come avete lavorato per modificare le prestazioni di una sportiva in quelle destinate ad una naked?
“Le naked esistevano già, non le ha inventate la Monster. Ma erano più turistiche, pensate per essere comode più che sportive. Nel nostro caso abbiamo puntato a lavorare sulla ciclistica, incentrandoci più sulla maneggevolezza che sulla stabilità, poi il resto veniva da sé: la M900 era una moto leggera con un impianto frenante quasi sovradimensionato per le prestazioni che aveva, l’angolazione del cannotto era più “verticale” rispetto alla 851 e alla 900 SuperSport. Dovevamo solo curare che alla massima velocità, di 210 km/h, si mantenesse dritta. Eravamo consapevoli che era una sportiva, ma stradale, non da pista".