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21 November 2007

Abbigliamento: storia ed evoluzione tecnica dello stivale per il motociclista

Se nella definizione che troviamo su ogni buon dizionario della lingua italiana non si fa cenno all’utilizzo della nobile calzatura in campo motociclistico, è pur vero che essa è stata ed è ancor oggi il miglior tipo di scarpa che il centauro possa indossare alla guida della sua moto. Lo stivale garantisce infatti protezione non solo al piede come la comune scarpa, sia pure dedicata, ma sostiene e contiene la caviglia e la gamba, proteggendole da traumi di ogni tipo.

Lo stivale


Stivale (s. m.) calzatura di pelle o di gomma che copre la gamba fino al ginocchio o raggiunge la coscia”. Se nella definizione che troviamo su ogni buon dizionario della lingua italiana non si fa cenno all’utilizzo della nobile calzatura in campo motociclistico, è pur vero che essa è stata ed è ancor oggi il miglior tipo di scarpa che il centauro possa indossare alla guida della sua moto. Lo stivale garantisce infatti protezione non solo al piede come la comune scarpa, sia pure dedicata, ma sostiene e contiene la caviglia e la gamba, proteggendole da traumi di ogni tipo. Questa, ma non la sola, la ragione per cui già dagli albori lo stivale ha avuto parte essenziale nel corredo di ogni buon motociclista. In anni pionieristici si adottava il tipo da cavallerizzo, non esistendo un modello specifico, ma molto presto, già negli anni ’20, comparvero stivali pensati appositamente. Proprio i lunghi stivali indossati dai corridori degli anni ’20 e ’30 rivelano oggi quanto questa calzatura si sia evoluta con il passare degli anni, forse ancor più dei pittoreschi maglioni di lana con la marca della moto ricamata a mano. Oggi infatti lo stivale da motociclista ha raggiunto una specificità e un tecnicismo veramente impensabile solo qualche anno fa, e questo è un merito soprattutto nostro, o meglio dell’industria calzaturiera sportiva italiana che fa scuola in tutto il mondo.

Con le corse nuovi materiali


IL LUNGO CAMMINO DELLO STIVALE
Quando comparvero le prime motociclette, fu subito chiaro che era necessario indossare delle calzature adeguate che proteggessero il pilota non solo nei facili capitomboli dovuti alle “stradacce” di un tempo, ma pure dalla motocicletta stessa che, costruita com’era con tutte quelle fruscianti cinghie in cuoio e catene, nonché da pulegge rotanti come mole abrasive, poteva trascinare la gamba verso deleteri e dolorosi contatti. La scelta dello stivale fu perciò scontata, come pure quella di lunghe e strette ghette in cuoio fermate con cinghie, perché contenevano il pantalone, riparavano da schizzi di fango, olio e benzina, rendevano più pratico il salire e scendere dalla moto facilitando inoltre le manovre di avviamento a pedale, sempre pronto a regalare violenti contraccolpi. Presto, accanto ai classici stivali da cavallo comparvero quelli con lunghe cordature sul davanti così che si potessero adattare perfettamente alle dimensioni della gamba e richiedessero meno sforzi nell’indossarli e toglierli. Diffusissimi negli anni ’30 e ’40 tra i piloti in gara, questi stivali venivano calzati con le aderenti tute in pelle rigorosamente nere, proprio per il loro alto grado di adattabilità. Nel Turismo erano invece più diffusi i classici modelli chiusi lunghi fino al ginocchio e con un cinturino superiore. Verso la fine degli anni ’40, con l’inizio della pratica del Motocross, i piloti cominciano a indossare pesanti scarponi “residuati bellici” perché grazie alla loro estrema robustezza, come niente altro sono in grado di proteggere le estremità dai duri “rapporti” con il suolo nelle manovre d’emergenza e nelle cadute. Da qui ad estenderne l’uso nelle gare di Regolarità, il passo è breve, e lo scarpone militare vive il suo momento di gloria che dura almeno fino alla metà degli anni ’60, quando proprio grazie agli Italiani, ed in particolare alla Alpinestars di Coste di Maser (TV), viene “inventato” il moderno stivale da fuoristrada alto quasi al ginocchio e dotato di numerose cinghiette e fibbie regolabili di fissaggio. Analogamente nella velocità con il perfezionarsi della tuta in pelle, che diventa prima scomponibile e poi multicolore, anche lo stivale acquisisce nuove caratteristiche di leggerezza, protettività e “look”. Vengono introdotte le chiusure con cerniera ed i cinturini che permettono di stringere il tallone, il classico nero lascia spazio a colori coordinati con quelli della tuta, e ci sono apposti rinforzi nei punti più sollecitati, come sulla zona del pedale del cambio.

Nasce la plastica


ARRIVA LA PLASTICA
Gli stivali in materiale plastico sono una scoperta degli anni ’80. Conoscono un momento favorevole, ma poi, pur dimostrandosi pratici e economicamente vantaggiosi, sono meno apprezzati dei modelli in pelle, forse anche per un design non sempre convincente. Nuovi materiali si aggiungono nell’ultimo decennio: il Gore-Tex risolve definitivamente i problemi dell’impermeabilità e della traspirazione, le piastre in metallo o resina termoplastica offrono sicura protezione nel fuoristrada, lo slider, protezione sulla punta dello stivale in materiale che si usura strisciando sull’asfalto, permette di “sentire” il limite estremo della piega senza…misurarlo con altre parti del corpo. Sempre in fatto di protezione, i moderni stivali race (sia da pista sia da off-road) hanno strutture in materiali compositi mirate a massimizzare la sicurezza del piede. L’ultima novità sono gli stivali con la parte alta sotto al gambale della tuta, alla ricerca di una maggiore penetrazione aerodinamica.
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