Torniamo dalla Carnia con la certezza che la nuova Ténéré sia una moto davvero strana, fuori dal branco. Esaltante da tantissimi punti di vista, ma carente in altri. Nella sua categoria le moto sono più equilibrate, più di compromesso. Eppure viene da perdonarle di tutto, compresa la scarsa dotazione elettronica, che le permette di costare meno delle rivali. Niente ride-by-wire, niente cruise control, niente control traction, niente mappature motore, niente riding mode, niente controllo freno motore, niente aiuto partenze in salita, niente anti wheeling, niente strumentazione TFT, niente connessione con lo smartphone. L'ABS funziona benino, ma non è allo stato dell'arte come quello delle KTM, che è molto meno invasivo. Inoltre si può escludere completamente, ma non parzialmente, quando sarebbe molto meglio poterlo escludere dietro ma non davanti. Solo che, mentre con le altre impazziamo ogni volta che spegniamo il motore, perché poi tutti i controlli si resettano da zero e in fuoristrada vanno tolti, qua si fa tutto serenamente: bisogna ricordarsi soltanto di escludere l'ABS in fuoristrada, per il resto è una moto all'antica. Sbagliamo, siamo dei vecchi matusa che rifiutano il progresso? Forse. Ma spippolare su tre o quattro tasti tutte le volte che si riaccende un motore fa uscire di testa. I cerchi non sono tubeless, cosa normale sulle moto da fuoristrada.
Nel settembre 2019 Yamaha organizza una Hardalpitour per giornalisti, dove mettere alla frusta la Ténéré. Ovviamente si tratta di una Hat ingentilita, a misura stampa: niente trasferimenti autostradali, percorso Classic e notte in albergo. Io però chiedo di poterla fare come sempre, cioè partendo e tornando da/a Milano e facendo il percorso Extreme, con le due notturne di fila. Come già spiegavo parlando delle Honda CRF300, si tratta della prova migliore per valutare una moto in ottica dual sport.