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Il nostro viaggio in Spagna alla scoperta dell'Andalusia

Siamo partiti da Barcellona passando per il mare d'Aragona e la mitica Mancha, dove ancora i mulini movimentano il paesaggio. Ma la nostra meta è l'Andalusia, tra cattedrali, sierre e il più suggestivo deserto d'Europa
1/19 Il nostro viaggio in Andalusia (Spagna)
Spengo il motore quando l’alveo asciutto del fiume si perde tra affioramenti rocciosi, agavi e bassi arbusti fioriti. Nel silenzio profondo del luogo un giro di vento sibila tra alti pinnacoli di arenaria. Quel fischio si fa sempre più netto accompagnandosi a immagini d'epici duelli, cavalli lanciati al galoppo e scazzottate infinite. Sono immerso nel tipico scenario western movie, ma non sono in Arizona e nemmeno nel Sud Dakota: sono nel deserto spagnolo del Tabernas, in Andalusia. Il Tabernas è un luogo speciale, unico, location ideale nella quale Sergio Leone ambientò la maggior parte dei suoi capolavori western, resi indimenticabili dalle celebri composizioni del Maestro Ennio Morricone. A questo punto, però, tocca riavvolgere la pellicola e svelarvi, passo dopo passo, la trama di un viaggio organizzato per andare alla scoperta di una terra ricca di luce, storia e poesia.

Identikit del nostro viaggio (cliccate qui per vedere le foto più belle):
• Km percorsi: 3.600
• Giorni impiegati: 14
• Litri di benzina: 200 circa
• Quota più alta raggiunta: 2.550 m (strada A395 per Pico de Veleta - Sierra Nevada)

Il mare d'Aragona

Dopo lo sbarco a Barcellona e l’immancabile giro turistico nel festoso caos cittadino, il viaggio vero e proprio in terra di Spagna inizia puntando a nord della capitale catalana. Lo scenario offerto dalla particolare conformazione geologica del Montserrat è il primo succulento assaggio di ciò che il programma di viaggio prevede per il gruppo affamato di strade. Da qui iniziamo un rapido trasferimento sfruttando la comoda e gratuita Autovia A2 fino a Lleida, ultimo avamposto catalano prima di entrare nella regione di Aragona, diretti verso la cittadina di Mequinenza. Transitando sulla R211 la sorpresa è tanta quando ci troviamo a guidare lungo un percorso che interseca quello che viene definito il Mar d’Aragona, un enorme bacino artificiale con un frastagliato sviluppo costiero di ben 100 chilometri. La giornata tersa esalta la natura del luogo dove la vegetazione, in piena fioritura, riverbera nelle acque cristalline dell’Embalse (lago) de Mequinenza. Guidare fino ad Alcaniz su questo tracciato dal disegno invitante e il manto stradale in perfetto stato si rivelerà un'altra piacevole esperienza. Ci lasciamo alle spalle gli ulivi sparsi per i pendii che costeggiano il Rio Guadalope per inserirci su un tracciato che in breve ci consegnerà ad un paesaggio montano stretto tra la Sierra del Rayo e quella de los Monegros. Monti aspri e un percorso che si fa largo fra ripide pareti rocciose da un lato e vertiginosi dirupi dall’altro, almeno fino al Puerto de Villarroya.
Dai 1.655 metri del passo inizieremo la discesa verso Teruel, cittadina dichiarata nel 1986 Patrimonio dell'Umanità. Una buona giornata, guidata su strade caratterizzate dall'assenza di traffico. Doveva essere il giorno de La Mancha, del Don Chisciotte e i suoi mulini a vento e invece le sorprese arrivano subito quando la strada s’infila tra gole profonde e pittoresche scavate dal corso del fiume Guadalaviar. Siamo ad Albarracin, comune medievale di mille abitanti posto su uno sperone roccioso, a 1.182 metri d’altezza. Proseguiamo sulla CM2105 seguendo il corso dello Júcar che scorre profondo nel canyon a bordo strada. Lo scenario toglie il fiato quando facciamo sosta sulle alture sovrastanti l’Embalse de la Toba formato dalle acque stesse del fiume. Nemmeno la fastidiosa nuvolaglia riesce a offuscare i colori intensi dello specchio d’acqua. I monti circostanti, rocciosi e irregolari, sono habitat naturale di avvoltoi fulvi, aquile reali, gheppi e falchi.

Nel regno di Don Chisciotte

Ripartiamo convinti di raggiungere a breve il confine con la Comunità di Castilla-La Mancha ma, il tempo di due sane pieghe risalendo la Sierra de Valdecabras, ed eccoci di nuovo fermi. E non poteva essere altrimenti, considerando che quando la strada improvvisamente spiana ci troviamo nel bel mezzo di un’altra meraviglia: la Ciudad Encantada, un sito naturale nel quale si possono osservare particolari formazioni rocciose che, sotto il continuo effetto erosivo degli agenti atmosferici, col tempo hanno assunto forme facilmente assimilabili a varie figure. Un enorme sándwich de jamón serrano mi accompagnerà durante il peregrinare tra massi diventati elefanti, cani, funghi o addirittura gli "amanti di Teruel". Disegnata sui muri o riprodotta nei modi più disparati, la silhouette del Don Chisciotte ci offre il benvenuto nella Regione di Castilla-La Mancha. Arriviamo al Cerro de los Molinos, presso la cittadina di Campo de Criptana, dove ammiriamo la sequenza di mulini a vento che ispirò il Cervantes nella creazione della sua celebre opera. Riprendiamo la marcia dirigendoci a Sud attraverso le assolate campagne fino ad Albacete, dove ci concederemo una piacevole serata all’insegna del buon cibo.

Cordoba, capitale araba

Mattinata luminosa, ideale per arrivare ad Alcaraz da dove, deviando sulla CM3216, guideremo sui pendii dell’omonima Sierra, lungo un percorso collinare disegnato all’interno di un’immensa distesa di ulivi. Questa straordinaria visione unita all’intenso profumo degli alberi in fioritura mi ricorda che la Spagna è il maggior produttore mondiale d’olio d’oliva: 300 milioni di piante e ben 27 denominazioni di origine controllata. Qualche chilometro e la segnaletica stradale regionale, col numero preceduto dalla “A”, ci informa che siamo finalmente giunti in Andalusia. Il paesaggio assume caratteristiche decisamente montane quando la strada si incunea tra i pendii della Sierra de Segura e la Sierra di Cazorla da cui ha origine il Guadalquivir, el gran Rio, che attraversa con andamento Est-Ovest l’intera regione andalusa. Tappa d’obbligo a Cazorla, comune con 2000 anni di passato travagliato. Incuriosisce conoscere la storia di ciò che rimane dell’antica cattedrale di Santa Maria, bizzarramente edificata sopra il fiume Cerezuelo. Un suggestivo camminamento sotterraneo ripercorre il corso del fiume, rendendo visibili le ingegnose opere di scavo e consolidamento delle volte sopra le quali oggi, oltre ai ruderi religiosi, si trova una delle più animate piazze cittadine.
Intercettando le acque del Guadalquivir arriviamo a Cordova, adagiata ai piedi della Sierra Morena. La città possiede il centro storico più grande d'Europa, dichiarato dall'Unesco come il maggiore spazio urbano al mondo e Patrimonio dell'Umanità. Si resta stupiti dalla ricchezza e quantità dei suoi monumenti, ma uno su tutti impressiona per imponenza e maestosità: la Mezquita. La moscheacattedrale è il più grandioso omaggio all’architettura gotica-rinascimentale all’arte arabo-islamica, occupa una superficie di 23.000 metri quadri ed il tripudio di archi sorretti da una selva di 856 colonne rimarcano ancor oggi il genio degli architetti islamici. Ma il fascino di questo aristocratico centro lo si respira anche camminando tra gli stretti vicoli della Juderia, l’antico quartiere ebraico, che s’insinuano tra le case intonacate di bianco e tutte arroccate fra loro. Affascinano i patios, quei cortili fioriti talmente spettacolari da venire celebrati la seconda settimana di maggio con un festival a loro dedicato. E poi le policrome botteghe di spezie i cui aromi dolci e pungenti si diffondono tra le vie, ricordandoci quanto l’impronta araba di un antico passato sia ancora fortemente presente in questa seducente cittadina.

Motociclisti su marte

Tra Cordova e Siviglia ci sarebbe una veloce Autovia che in 140 comodi chilometri ci porterebbe a destinazione. Ma questo diventerebbe un semplice trasferimento, e a noi motociclisti i semplici trasferimenti non piacciono. Oltretutto ci aspetta un sito che ospiterebbe antiche miniere di Re Salomone. La A431 fiancheggia la sponda settentrionale del Guadalquivir correndo dritta verso Ovest. A Lora del Rio ci dirigiamo verso l'area più nord occidentale della regione andalusa, una zona di mezza montagna dal paesaggio spettacolare. Guidiamo tra boschi, laghi e vasti pascoli attraverso il Parco Naturale della Sierrra Norte per poi puntare decisi verso il confine portoghese. Ma non arriveremo a regolare gli orologi sul nuovo fuso orario, perché 60 chilometri prima faremo tappa ristoro ad Aracena, località che dà il nome alla Sierra nella quale viene prodotto il jamon iberico di Jabugo, considerato il miglior prosciutto crudo del mondo. Riprendiamo la marcia direzione Sud. Una manciata di chilometri percorsi a buon passo ci consegnano ad un paesaggio alieno, talmente estraneo alla consueta visione che abbiamo del mondo da indurre la NASA a realizzare in quest’area un laboratorio facente parte del progetto MARS. Secondo gli scienziati, gli alti livelli di acido che contraddistinguono questo territorio, e che conferiscono al Rio Tinto il suo caratteristico colore ruggine, sarebbero dovuti alla presenza di microorganismi che si nutrono esclusivamente di minerali e che potrebbero esistere anche su Marte.
Siamo al cospetto delle Minas de Riotinto, una enorme e scenografica miniera a cielo aperto le cui origini accertate la datano al 3000 a.C., epoca in cui i Fenici per primi sfruttarono il sottosuolo ricco in prevalenza di rame oltre a ferro e argento. All’interno dell’enorme cratere creatosi nel tempo risalta il “lago” dalle acque color rosso sangue, circondato da pareti rocciose le cui venature ferrose concedono alla vista d’insieme un aspetto quasi sovrannaturale. A Siviglia ci arriviamo dopo aver percorso quasi 400 chilometri (siam motociclisti, ricordate?). Nella capitale dell’Andalusia dicano piova venti giorni all’anno. Appunto: due sono toccati a noi. Ma nemmeno l’acqua avrebbe potuto distrarci dalle meraviglie racchiuse nel perimetro cittadino. Affacciata sulla sponda occidentale del Gran Rio troviamo l’Universidad de Sevilla, l’edificio che ospitava l’antica Fabbrica di Tabacchi dove la Carmen, musa ispiratrice di Bizet, andava a timbrare il cartellino. In fronte si aprono i cancelli che danno sul quel capolavoro dell’architettura neo-moresca che è l'immensa Piazza di Spagna. Poi, all’ora di cena, e per sbaglio, incappiamo nella miglior fritura de pescado mai mangiata.

Concludiamo la giornata nella zona mercato del caratteristico quartiere Triana dove, nell'intimità di un tipico teatro, assistiamo ad una poetica interpretazione di Flamenco. Tra tapas, cerveza e l’ira di Giove pluvio, l’indomani ancora a Siviglia visiteremo la cattedrale a cinque navate di Santa Maria, la più grande interpretazione gotica al mondo, cui farà seguito la salita sull'attigua Torre Giralda da dove si gode un panorama unico sull'intera città. Di fronte alla cattedrale troviamo l’Alcazar, meravigliosa combinazione di culture e stili: islamico, rinascimentale e gotico. Coinvolgente la visita ai Bagni della Regina, ambiente creato grazie all’ingegnosa raccolta delle acque piovane convogliate in vasche illuminate in maniera alquanto scenografica.

I pueblos blancos!

Di buon’ora, dopo aver fatto un salto dal barbiere… usciamo da Siviglia salutando il Guadalquivir, che con un ultimo slancio s’appresta a gettarsi nelle acque dell’Oceano Atlantico. Piegando a Sud, in direzione Granada, un suggestivo pueblo blanco (paese bianco) ci costringerà a spegnere i motori. Antichi acciottolati, finestre e porte che risaltano nel candore totale, contrasti di colore, architetture moresche e romane, arabe e cattoliche. Los Pueblos Blancos sono l’essenza pura di quello che era l’Andalusia. Grazalema fa da anteprima al Pueblo Blanco per eccellenza: Ronda. Elevata 200 metri sopra la pianura, una profonda spaccatura, el Tajo, taglia in due la città unita dal Puente Nuevo, costruito nel 1784… Visitare Ronda rende l’idea di trovarsi al cospetto di un luogo fantastico, imprevedibile con quelle case addossate l’una all’altra e abbarbicate vertiginosamente lungo il profilo della rupe. Scrittori del calibro di Hemingway, James Joyce e Orson Welles dedicarono pagine memorabili a Ronda. Orson Welles, più di altri, subì talmente il fascino del luogo da stabilire qui la sua ultima, eterna dimora. Giunto a Granada, e dopo la prima presa di contatto con la città, provo un vago senso di disorientamento nel constatare quante altre magnificenze può offrire l'Andalusia: l’Alhambra, il palazzo dei sultani, era una vera città murata dotata al suo interno di scuole, moschee, botteghe e tutto quanto servisse alla vita dei suoi abitanti. L'Alcazaba, la fortezza mussulmana dell'Alhambra e i giardini del Generalife, il palazzo estivo del sultano. E poi, ancora, la Cattedrale con la Cappella Reale accanto, il quartiere Albayzin col Monastero di Santa Isabella o il Bagno Arabo, il Bañuelo, che merita una visita perché è uno dei pochi bagni arabi sopravvissuti in Spagna.

La strada asfaltata più alta

A395 è la sigla di una delle strade più ambite dai motociclisti. Con i suoi 3.367 metri nel punto più alto è la strada asfaltata più elevata d’Europa. A395, la strada del Pico de Veleta. Un nome, un brivido. E noi oggi ci siamo sopra, ma sarà possibile risalirla solo fino a quota 2.550 metri dove, da anni ormai, uno sbarramento ne limita il transito: l'area è diventata Parco Nazionale quindi area protetta, per cui si sale solo a piedi, in bici o con speciali navette messe a disposizione dall’Ente preposto. Ma tant'è, il tratto fin qui percorso è uno di quelli che non dimenticherò. Sembra incredibile, ma il mar Mediterraneo dista solo 50 chilometri in linea d’aria dal Pico de Veleta, che si lascia ammirare nella sua veste migliore: quel cappello bianco di cui fa sfoggio sembra rammentarci che alla fin fine siamo pur sempre sulla Sierra Nevada… Per scendere a valle non c'è altro modo se non quello di ritornare sui propri passi, ripercorrendo la A395 a fil di gas ancora verso Granada. A92 direzione Guadix e poi giù, sfiorando quel deserto che torna a fischiarci nella mente e dove le ultime assolate propaggini montuose arrivano a lambire il Mediterraneo. Poggiare le ruote sul fondo sabbioso fa uno strano effetto. Cabo de Gata è un Parco Naturale di origine vulcanica. Scogliere e promontori spettacolari, il faro del Capo, il villaggio di pescatori, le saline e i fenicotteri rosa, sessanta chilometri di spiagge e acque cristalline: non finirà mai di stupirmi l'Andalusia.

Valencia futuristica

Siamo nella parte più meridionale della regione, conosciuta e apprezzata per il suo mare, le sue coste e i tipici scorci marini. Ma non è venuta meno la voglia di macinar chilometri e allora perché non andare a caccia di quell’ultimo, intrigante Puerto? Dopo esserci calati nell’atmosfera western visitando il parco di Mini Hollywood, dove quel tipo di spalle seduto nel saloon potrebbe essere Clint Eastwood o quel caballero che solleva polvere davanti all’Union Bank somiglia a Charles Bronson, imbocchiamo la provinciale Al3112. Fra ripidi tornanti e panorami spettacolari, in una ventina di chilometri, guadagniamo Puerto de Alto de Velafique, il passo posto a quota 1.860 metri che valica la Sierra de los Filabres, cornice settentrionale del deserto del Tabernas. Giungiamo a Murcia scoprendo una città ricca di storia e monumenti di pregio, ma anche vivace e festosa per la presenza di famose università frequentate da giovani di tutta Europa. Arriviamo così a Valencia, la terza città più grande di Spagna famosa per il suo dolce clima e le sue spiagge.
Dopo una breve escursione nel centro storico, la nostra attenzione è attirata dalla Città delle Arti e delle Scienze, un incredibile complesso architettonico progettato dall'audace genio dell'architetto valenciano Santiago Calatrava. Il Teatro dell'Opera e delle Arti, il Planetario, lo zoo e il più grande acquario d'Europa, l'Oceanografic, ci sbalordiscono e regalano visioni decisamente futuristiche. Il viaggio volge al termine. Risaliamo la Costa Dorata spegnendo i motori a Tarragona, antica città romana le cui origini risalgono al III secolo a.C., e il cui complesso archeologico ha nell'Anfiteatro romano il riferimento più importante e maestoso. L’atmosfera rilassata e coinvolgente della sera inviterà a passeggiare tra i vicoli del centro storico, curiosare negli spazi aperti delle sue antiche botteghe e, soprattutto, offrirà la possibilità di imbattersi in originali locande che regaleranno l’ultima, gustosa, sorpresa di questo encantado viaggio in terra d’Andalusia
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