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C'era una volta il West; un grande viaggio in USA

Abbiamo partecipato alla Dainese Expedition Masters in America, guidando "dentro un film" per 8 giorni e più di 3.000 km, in un susseguirsi continuo di meraviglia nello scoprire con i propri occhi alcuni tra i luoghi più iconici della cinematografia americana tra Nevada, Arizona e Utah. Un viaggio che ti restituisce emozioni oltre ogni immaginazione

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Intraprendere questo viaggio è come andare al cinema in moto, fin dentro la sala, spegnere il motore, mettere il cavalletto laterale. Si abbassano le luci, si alzano gli sguardi e buona visione. Tutto, ma proprio tutto, è un concentrato di quanto più americano ci sia nella iconografia classica. Ok, è super inflazionato ed è pure tutto un grande stucchevole stereotipo. Ed è questo il motivo alla base del fatto che, chi scrive, in trent’anni di viaggi ha sempre scelto altre mete. Vuoi gli animali selvaggi? Namibia. Cerchi montagne altissime? Himalaya. Vuoi scoprire luoghi e popolazioni lontane da tutto e tutti? Angola. Natura a perdita d’occhio? Patagonia. Natura primordiale? Islanda. Colori, montagne, canyon e laghi salati che sembrano infiniti? Atacama, tra Cile e Bolivia. E si potrebbe continuare all’infinito, citando posti di una bellezza memorabile. Insomma, nella mia testa e nella mia esperienza le maggiori attrazioni naturalistiche erano ovunque, anche negli States, ma con meno appeal rispetto a tutti i posti che ho citato prima, per semplici e banali motivi: sono iper-turisticizzati, inflazionati, già visti e stravisti in mille film e, in ultimo, magari non sono nemmeno così maestosi perché, conoscendo gli americani, l’avranno anche ingigantita tutta questa cosa...
Ecco, dopo questo tour la prima sensazione è di dover fare un mea culpa per non aver mai capito la straordinarietà di luoghi come Grand Canyon e Monument Valley, posti che non possono lasciare indifferenti, tanto che da oggi per me proprio la Monument entra nella top 3 dei posti più belli che abbia mai visto, insieme al Landmannalaugar in Islanda e all’isola di Incahuasi nel Salar de Uyuni in Bolivia.

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Las Vegas, croce e delizia

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Tutto parte e torna qui, la città del peccato, la città che non dorme mai. Una serata tra le luci e le follie di Las Vegas merita davvero di essere vissuta, ma non andrei oltre. Vedere tutte quelle persone nei casinò, alle slot machine fin dalla mattina, magari anziani con carrozzina, ludopatici disperati, persi in un incubo inseguendo il sogno americano mi ha riempito di angoscia, compassione e profonda tristezza. Idem tutte quelle luci, quelle piscine, quei palazzi mirabolanti come The Venetian, il Caesar Palace o il Bellagio, nati sulla pelle di povera gente schiava del gioco. È giusto vedere con i propri occhi tutto questo, ma anche meravigliarsi di architetture incredibilli come la nuova Sphere, che proprio nei nostri giorni ha ospitato gli U2, neo resident proprio in questa sfera iper tecnologica. Presentazione del tour presso Dainese Las Vegas e prima presa di contatto con le Ducati Multistrada Rally che arrivano a bordo di un bilico direttamente dall’importatore Ducati USA. L’indomani prima breve giornata in moto, l’unica a ovest, per andare verso la Death Valley e rientrare a Las Vegas. Purtroppo tutta la zona è stata alluvionata e le strade per andare all’interno della Death Valley sono chiuse, per cui ci resta un giro al margini di questa terra infuocata fino a Red Rocks, breve ma suggestivo antipasto di quello che vedremo nei prossimi giorni. Ultima colazione a Las Vegas, che potrebbe pure essere il titolo di un film e siamo pronti a partire. Non prima però di avervi messi in guardia sul costo della vita qui e, in generale, nelle grandi città e nei posti più turistici: una colazione internazionale con uova e pancetta, caffè latte e succo di frutta può costare sui 30-40 dollari, ma si può risparmiare! Basta andare da Starbucks: caffè 5,90 USD, spremuta in bottiglietta 6,90, brioche 5,90. Più 15% di mancia obbligatoria. Insomma, con poco più di 20 dollari riesci a farti una colazione…

La strada: Route66

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Lasciamo Las Vegas e ci dirigiamo a est, alla diga di Hoover, meraviglia ingegneristica costruita negli anni 30: insieme alla legalizzazione del gioco d’azzardo (1931), ha favorito lo sviluppo di Las Vegas come città del divertimento per i nuovi residenti della zona.
Proseguiamo verso sud fino a Oatman, una segreta e minuscola cittadina intrappolata tra le Black Mountains che svettano sul Mojave Desert: poco più di mezzo secolo fa era un’ottima base strategica per i minatori (ci sono ancora un paio di miniere attive) e per i cercatori d’oro. Caratteristica è la presenza di un branco di burros (piccoli asini) insediatisi nella cittadina e ora sparsi lungo la Main Street. Locali tipici western, una sparatoria tra cowboy (a salve ovviamente!) lungo la via principale e tanti motociclisti. Proseguiamo verso sud, in l’Arizona, direzione Kingman, dove imbocchiamo la famosa Route 66, detta anche Mother Road, la Strada Madre. È la prima highway federale, costruita negli anni 20 per collegare Chicago con Los Angeles. Oggi è accessibile solo in parte e il tratto da Kingman a Seligman è uno dei migliori conservati.
Si attraversa Hackberry con le sue vecchie pompe di benzina, i suoi distributori di ghiaccio, le insegne arrugginite e le stupende auto anni ’50. Si continua fino a Seligman e poi a Williams, affascinante cittadina che sembra un set cinematografico western, con tanto di saloon e vecchie auto americane parcheggiate lungo il viale principale. Sono tutti luoghi di grande fascino: la Route66 è intrisa di storia e simbolismo a stelle e strisce e viaggiare lungo questa mitica strada permette di connettersi con il passato, rivivendo un'epoca di avventure e scoperte che ha plasmato la cultura degli Stati Uniti. Si attraversano paesaggi diversi e mozzafiato, da deserti a foreste, a cittadine storiche, iconiche insegne al neon, vecchie stazioni di servizio e motel dal fascino retro.

Il canyon del fiume Colorado

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Percorriamo una bellissima strada in mezzo ai boschi, la AZ 64, che sale fino al Grand Canyon, un’immensa gola scavata dal fiume Colorado che si estende per una lunghezza di circa 445 km sull’altopiano compreso tra Arizona e Utah. In alcuni punti raggiunge una profondità di oltre 1.800 metri. Si può scegliere di guardare il canyon dai diversi punti panoramici o anche di sorvolarlo in elicottero, un’esperienza di quelle che non si possono dimenticare, perché regala una vista unica e svela le gole in tutta la loro maestosità.
A poche miglia da Page parcheggiamo le nostre moto, due passi ed ecco una vista pazzesca: 300 m sotto di noi c’è l’Horseshoe Bend, un meandro (a forma di ferro di cavallo, appunto) scavato nei millenni dal fiume Colorado, all'interno del Glen Canyon. Lo avrete visto tutti in foto chissà quante volte… Si chiude la tappa a Page, piccola cittadina sulle rive del lago Powell, un immenso lago artificiale creato con la costruzione della diga di Glen Canyon. Siamo nella zona chiamata “Four Corners”, dove gli Stati dell’Arizona, Utah, Colorado e New Mexico si incontrano formando perfetti angoli a 90°. La Monument Valley è situata sulla terra della tribù Navajo e la visita offre l'opportunità unica di immergersi nella cultura e nella storia di questa popolazione indigena. Molti tour guidati sono condotti da guide Navajo che condividono storie, leggende e conoscenze sulla loro terra. Il tour all’interno della valle è previsto con i cavalli, mentre le moto, purtroppo, non sono più autorizzate a percorrere le sue strade sterrate. Riusciamo ad ottenere dai capi Navajo un permesso speciale (tutt’altro che economico, intendiamoci) in questa giornata di chiusura alle auto, per realizzare le fotografie quasi irripetibili che vedete in questo servizio e nel video linkato al QRcode. E, visto che si dorme qui vicino, non resistiamo alla tentazione di tornare davanti ai tre famosi monoliti il mattino seguente all’alba. Mentre il sole sale davanti ai nostri occhi, un cane selvatico (...sarà mica stato un dingo?) ci viene a trovare, nel silenzio di un luogo che ti entra dentro come un pugno.
Dopo Mexican Hat inizia un tratto di fuoristrada di circa 40 km che ci porta fino a Muley Point, per poi continuare nella Valley of the Gods, una splendida distesa di rocce di arenaria scolpite dal vento. La valle degli Dei è un posto di sogno per il fuoristrada: una sterrata lunga decine di chilometri che si snoda in un leggero saliscendi tra formazioni rocciose spettacolari. Anche con la guida, questo fuoristrada è tra i più divertenti di tutto il viaggio. Dall’Arizona allo Utah, siamo in una zona desertica remota, lungo strade panoramiche e villaggi poco abitati. La vista delle montagne di La Sal ci dice che ci stiamo avvicinando a Moab (1.200 m di quota) e all’ Arches National Park, con il Wilson Arch e il famosissimo Delicate Arch, simbolo dello Utah.

Moab, il paradiso dell’offroad

Moto, atv, side by side, 4x4, mtb… Non c’è limite a quello che si può fare con due o quattro ruote qui a Moab e, per un appassionato di fuoristrada, questo è il paradiso. Il tour nel parco nazionale di Canyonlands è una delle cose che non possono mancare in questo viaggio: si affittano delle Wrangler preparate e ci si perde una giornata in un mondo di canyon incredibili, con pranzo al sacco sulle rive del Colorado. What else? Si riparte a ovest per cominciare il rientro verso Las Vegas passando per il grandioso Bryce Canyon, con splendide deviazioni a Capitol Reef, per poi raggiungere il parco nazionale di Zion. Le sue montagne stratificate sono incredibili, anche se ci sono molto traffico e poche piazzole dove potersi fermare per ammirare questo spettacolo. Si chiude con la caldissima Valley of Fire, un saliscendi molto divertente tra bellissime rocce rosse.

Abbigliamento

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Compreso nella quota di partecipazione ogni partecipante riceve un outfit completo Dainese, AGV e TCX, studiato appositamente per affrontare al meglio le condizioni mutevoli di questo viaggio. Il completo, in particolare, è perfetto per viaggiare quando il clima può variare anche parecchio, in termini di temperatura, perché allo strato termico interno amovibile abbina delle ampie zone sul petto e sulla schiena che possono essere scoperte per lasciare a vista una rete, in modo da avere la massima aerazione nelle giornate più calde. L’equipaggiamento comprende tantissimi prodotti: casco AGV TourModular, giacca e pantaloni Sringbok 3L AbsØluteShell, paraschiena Pro-Armor Back Long, stivali Clima 2 Surround Gore-Tex®, guanti Scout 2 Gore-Tex®, guanti Karakum Ergo-Tek Magic Connection, due intimi tecnici Thermo e due intimi leggeri Dry, strato intermedio antivento No-Wind Thermo Ls, sei T-Shirt Dainese, quattro calze moto Long Socks, scaldacollo, borsa Stagna 60 l, borsone trolley da viaggio Dainese D-Rig e l’inevitabile tuta anti pioggia.

La compagna di viaggio

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Per questo viaggio serviva una moto comoda dovendo stare in sella centinaia di km al giorno e che fosse a proprio agio e pure divertente nei tanti tratti di fuoristrada. La Ducati Multistrada V4 Rally è stata una compagna di viaggio ideale, in grado di regalare un grande comfort anche dopo molte ore. In certe mattinate fredde abbiamo sfruttato manopole e sella riscattabili e spesso, sui lunghi interminabili rettilinei del deserto dell’Arizona, ci siamo rilassati dietro il suo cupolino regolato alto. L’autonomia, con i suoi 30 litri di serbatoio, nonostante i consumi elevati è sempre superiore a quanto necessario, ma permette di non avere mai il patema di pensare a dove far rifornimento. Sui tratti fuoristrada più guidati, i più esperti ne hanno decantato le lodi, per il grande equilibrio dinamico e le sospensioni elettroniche, in grado di assorbire e digerire ogni asperità.

NAVIGATORE

Per navigare su strada e in fuoristrada abbiamo utilizzato il Garmin Montana 700, un navigatore cartografico che ha una grande autonomia di batteria (si viaggia dalla mattina alla sera senza mai doverlo ricaricare), un display molto ampio e un touch screen che funziona sempre bene anche con i guanti da moto. Il menu è semplice e intuitivo ed è possibile passare le tracce da un dispositivo all’altro in un secondo, tramite il wi-fi integrato.

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