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Twin Bonneville: un bicilindrico di successo

Il bicilindrico Triumph è un motore semplice nella sua costruzione ma capace di adattarsi a varie tipologie di moto: dalla naked, alla custom, alla sportiva. Adotta il raffreddamento a liquido in aiuto a quello ad aria
1/19 Il twin Bonneville è davvero il più "classico" dei propulsori del Marchio inglese. La Bonnie, nelle sue varie declinazioni, è la più venduta tra le Triumph.
foto Fabrizio Grioni

La Bonneville e il suo celebre motore bicilindrico parallelo frontemarcia è molto probabilmente le più conosciuta delle Triumph e ancora oggi questa classica twin è la preferita dagli amanti del Marchio britannico.
Nell’ultima versione il propulsore della Bonnie (quello delle T100 e T120) si è adeguato alle nuove normative anti inquinamento e alle richieste dei motociclisti che hanno la Triumph nel cuore. Così abbiamo un efficace raffreddamento a liquido (ma ci sono ancora le tradizionali alette per cilindri e teste) e superiore potenza (nel caso del motore T120). Sulla stessa base tecnica Triumph ha saputo realizzare una serie di proposte che oggi sono arrivate, nelle due cilindrate di 900 e 1200 cc, a ben 8 versioni, motociclette molto diverse tra loro.
In questa analisi a “cuore aperto” scopriamo la versione di 1.200 cc. I cilindri sono sempre due, ma il motore è tutto nuovo. Questo propulsore si chiama 1200 HT (High Torque), letteralmente “Coppia Elevata”, il che è un esplicito indizio relativo alle sue caratteristiche. Iniziamo con lo smontaggio dei carterini esterni, fissati su quello principale con viti da 8 mm, di diversa lunghezza ma tutte dotate di collarino d’appoggio, utile per distribuire al meglio la pressione di serraggio ed evitare che il piano di contatto si rovini nel tempo. Una finezza che dimostra la cura posta nel progetto e nell’attenzione agli interventi manutentivi: con un attrezzo si smontano tutti i coperchi motore.

Non si è badato all’ingombro

La distribuzione con comando a catena long-life
Per il carter fuso in conchiglia si è scelta una lega d’alluminio dalle ottime caratteristiche meccaniche: le spinte poderose dei grossi pistoni, quelle dell’albero motore e dei bilanciatori, e quelle, notevolissime, degli alberi del cambio sono supportate dai semiblocchi tagliati su un piano orizzontale. Tali blocchi sono dettagliati da molte nervature, fori di alloggiamento per i cuscinetti degli alberi e sono dotati, già “di stampo”, di passaggi interni per l’olio e per il liquido refrigerante.
Già a questo punto dello smontaggio ci è chiaro che il contenimento degli ingombri non è stata una delle priorità in fase di progetto. Il motore non è molto più voluminoso dei precedenti Bonneville (quello del 2008) ed è una scelta intelligente e appare molto robusto e destinato a una lunghissima vita utile, anche per l'adozione di scelte tecniche come quelle che ora abbiamo sotto agli occhi. Per esempio, la distribuzione con comando a catena long-life (dotata di tenditore meccanico automatico, ispezionabile facilmente rimuovendo un coperchietto esterno), prevede un solo albero a camme che ruotando direttamente sull’alluminio dei supporti (lubrificati con canalizzazioni provenienti dalla pompa principale dell'olio) aziona le valvole tramite robusti bilancieri ampiamente dimensionati.
Le valvole di aspirazione e scarico sono 4 per testata e dotate di molle con spirale a passo variabile. I bicchierini di regolazione posti in cima agli steli nascondono il classico sistema di ritegno con semitoni.

Un fischio e si regola il contralbero

Tolto il coperchio delle punterie si mostra l'asse a camme centrale mosso dalla catena di distribuzione con tenditore automatico
Osservando dall’alto la testata, si nota un foro chiuso da un tappo in alluminio: da qui si accede alla vite di regolazione del contralbero che riduce, assieme al gemello posizionato nella parte bassa del motore, le vibrazioni del bicilindrico. A questo punto, come si effettuerà la regolazione degli ingranaggi dei contralberi? Ci vuole orecchio! Ovvero, si ruota una vite e si ascolta il motore in moto: se “fischia” vuol dire che la catena è troppo tesa, se “ciocca”, è troppo lasca. Capito perché diventa praticamente indispensabile la manutenzione da un concessionario Triumph.
Passiamo al gruppo dell'alimentazione del carburante, il "piffero" che supporta gli iniettori della benzina, i castelli in alluminio che fissano i bilancieri e l’albero a camme, il tenditore anteriore della catena di distribuzione, e i collettori di aspirazione. Questi sono realizzati già di fusione con una rugosità superficiale molto buona, e possiedono una intercapedine che ripartisce il flusso della miscela aria-benzina verso i funghi delle valvole dal disegno aerodinamico molto curato.

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