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Lambretta V125 Special: a volte, ritornano

Il Marchio che fu di Innocenti è passato di mano più volte. Ora è svizzero, ma distribuito da un'azienda austriaca. Lo scooter è efficace su strada e curato in molti dettagli, ma le sospensioni lasciano a desiderare. Non basso il prezzo. Vi diciamo come va la V125 Special, con pregi e difetti

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Lambretta V 125 Special 2019: il nostro test

Lo stile vintage piace: moto, scooter, automobili, persino elettrodomestici, vengono realizzati rinchiudendo contenuti modernissimi in “gusci” d’altri tempi. Ma alcune operazioni riescono meglio di altre, non per le qualità intrinseche dei prodotti, quanto per l’appeal del contenitore. Una Vespa è globalmente riconoscibile come una Vespa, a qualunque epoca appartenga. Ma è stata costruita con continuità dal 1946 – con l’eccezione del quinquennio della Cosa (19881993) – ai giorni nostri. Mini e 500, per passare alle auto, facevano parte dell’immaginario collettivo europeo, oltre ad avere linee estremamente personali. Ma immaginate una riedizione della Fiat 126 o della “Bianchina” (l’auto di Fantozzi, per i non appassionati d’auto d’epoca). Quanto successo avrebbero, al di là dei contenuti? La produzione della Lambretta Innocenti è cessata nel 1972, 47 anni fa. Il che significa che per quanto abbia combattuto contro la Vespa per decenni nella battaglia per la motorizzazione dell’Italia del dopoguerra, oggi chi l’ha guidata ha dai 60 anni in su. Siamo andati a realizzare gli scatti che vedete in questa prova nel quartiere di Lambrate, abbiamo visto gli stabilimenti Innocenti in rovina, l’abbiamo fotografata davanti alla locale stazione ferroviaria. Solo un paio di anziani ci hanno fatto qualche domanda, chiedendo se era realizzata in Italia.

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Lambretta V 125 Special 2019: il nostro test

Per i giovani che le dedicavano solo un’occhiata distratta era uno scooter dall’aspetto vintage come ce ne sono molti in vendita oggi. Ed è un peccato, perché questa Lambretta “millennial” va piuttosto bene: il suo 125 è tra i motori più potenti e più dotati di coppia della categoria scooter ottavo di litro, ha un funzionamento estremamente dolce, con lo stacco della frizione da primo della classe. Girando l’acceleratore con decisione fornisce uno spunto di tutto rispetto. Sui 400 metri è davanti a Honda SH, Piaggio Medley e Vespa di pari cilindrata. L’impianto frenante è un altro punto di forza non indifferente di queste scooter: meno di 10 metri da 50 km/h è un eccellente risultato. Purtroppo manca dell’ABS, che i modelli premium montano pur non essendo obbligatorio. Parte del merito della frenata va probabilmente alla gommatura Pirelli, altro punto qualificante dello scooter, che se ne giova anche in rapporto all’eccellente agilità. Nella vita cittadina, risulta utile il buon raggio di sterzo e la posizione a bordo è molto naturale, anche se l a sella è leggermente alta, non in senso assoluto (quella dell'SH è più alta, ma anche molto scavata all'anteriore). Proprio per questa serie di caratteristiche curate e ben riuscite saltano maggiormente all’occhio i difetti. Uno scooter di buon livello destinato alla vita cittadina non dovrebbe avere sospensioni mediocri. La posteriore trasmette alle vertebre del pilota ogni sconnessione, mentre l’anteriore mostra i suoi limiti sul pavè, innescando un livello di vibrazioni davvero eccessivo. Se a questo aggiungiamo che la sella è poco imbottita, il risultato è un livello di confort urbano troppo basso.

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Lambretta V 125 Special 2019: il nostro test

Altri difetti sono, a nostro avviso, il cavalletto che tocca molto presto in curva, cosa che potrebbe spaventare un utente poco esperto in una rotonda e il contagiri digitale che è facile scambiare per il tachimetro. E in un’epoca di autovelox, scambiare giri per velocità potrebbe essere costoso. Il tachimetro analogico è in alto e di non immediata lettura, in particolare al buio. A tal proposito, bene l’impianto luci a LED, ma potrebbe essere un po’ più potente: fuori città il fascio luminoso è troppo poco profondo. La Lambretta ospita nel suo sottosella un solo casco jet. Il problema, più che dalla profondità, è rappresentato dalla larghezza: neppure alcuni demi-jet trovano posto nel vano. Nel retro dello scudo c’è uno sportello che dà accesso a due piccoli vani, uno dei quali con presa USB (molto bene), dove però non entrano neppure i documenti. E veniamo infine alle finiture: alcuni dettagli sono ben rifiniti e curati, anche esteticamente, come le frecce LED a filo carrozzeria, il tappo carburante dedicato, ma anche le numerose informazioni disponibili dal computer di bordo, controllabili con un tasto al blocchetto destro. Altri sono ben assemblati, ma con materiali dall’aspetto povero, è il caso proprio dei blocchetti in plastica grigio-alluminio. Il prezzo di 3.650 euro, pur essendo circa 1.000 euro inferiore rispetto a quello della Vespa di pari cilindrata, non è basso in assoluto, è allineato, per esempio, a quello dell’SH 125, che in più però offre ABS, parabrezza e bauletto di serie.

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