Altri difetti sono, a nostro avviso, il cavalletto che tocca molto presto in curva, cosa che potrebbe spaventare un utente poco esperto in una rotonda e il contagiri digitale che è facile scambiare per il tachimetro. E in un’epoca di autovelox, scambiare giri per velocità potrebbe essere costoso. Il tachimetro analogico è in alto e di non immediata lettura, in particolare al buio. A tal proposito, bene l’impianto luci a LED, ma potrebbe essere un po’ più potente: fuori città il fascio luminoso è troppo poco profondo. La Lambretta ospita nel suo sottosella un solo casco jet. Il problema, più che dalla profondità, è rappresentato dalla larghezza: neppure alcuni demi-jet trovano posto nel vano. Nel retro dello scudo c’è uno sportello che dà accesso a due piccoli vani, uno dei quali con presa USB (molto bene), dove però non entrano neppure i documenti. E veniamo infine alle finiture: alcuni dettagli sono ben rifiniti e curati, anche esteticamente, come le frecce LED a filo carrozzeria, il tappo carburante dedicato, ma anche le numerose informazioni disponibili dal computer di bordo, controllabili con un tasto al blocchetto destro. Altri sono ben assemblati, ma con materiali dall’aspetto povero, è il caso proprio dei blocchetti in plastica grigio-alluminio. Il prezzo di 3.650 euro, pur essendo circa 1.000 euro inferiore rispetto a quello della Vespa di pari cilindrata, non è basso in assoluto, è allineato, per esempio, a quello dell’SH 125, che in più però offre ABS, parabrezza e bauletto di serie.