Ho acceso la moto alle 8:40 di mattina e l’ho spenta alle 17:20, con in mezzo solo un’oretta di pausa pranzo. Il roadbook alla fine segnava quasi 170 km, ma considerando quante volte mi sono perso e sono dovuto tornare indietro, ne avrò fatti almeno una ventina in più. Nonostante le tante ore in sella a fine della giornata non ero troppo stanco e soprattutto neppure troppo indolenzito, a parte un po' di male al sedere, ma era un bel pezzo che non stavo in moto tutto questo tempo. Quindi dal punto di vista del comfort, cioè uno degli aspetti principali da valutare quando ci si approccia una moto dedicata a questo tipo di utilizzo, la Fantic XEF Rally è promossa in pieno. A dir la verità sono molte le cose che la fanno promuovere: tra queste, la facilità di approccio. Si tratta di una moto che, sin dalle prime battute, non ti mette in crisi, ma che fa dell'equilibrio generale un punto di forza. Questo motore, così configurato, accontenta un po' tutti; non delude chi cerca una moto pacifica per fare tanti chilometri, ma neppure chi ha l’ambizione di andare a smanettare con qualche velleità racing. Ricordo che Davide Guarneri, in una comparativa di qualche anno fa, mi disse che il propulsore Yamaha era talmente generoso che: "Se vuoi andare piano va piano, se vuoi andare forte va forte". Sembra una banalità, ma in realtà non sono molti i propulsori che hanno questa elasticità, che si traduce in un'erogazione ampia, gentile se si dosa bene il gas, aggressiva se si smanetta con decisione. La rapportatura del cambio è ben spaziata, con la prima marcia corta e adatta ad affrontare parti molto tecniche, per poi allungarsi rapporto dopo rapporto, con un allungo non infinito, ma sufficientemente profondo. Prima di lasciare il motore, due parole sul rumore: la Rally deriva dalle versioni enduro e cross, che hanno la cassa filtro al posto del serbatoio e quindi sotto al naso. Questo alloggiamento ti restituisce un rumore di aspirazione molto invasivo, che non sempre ho apprezzato; diciamo che ci devi fare l'abitudine. Ero così curioso di capire quanto questa caratteristica potesse essere un limite in ottica comfort, su una moto dedicata a fare tanti km. In realtà il rumore di aspirazione è molto attenuato rispetto alla cross o all'enduro, vuoi per la diversa cover o non so per cosa, ma è meno fastidioso; si sente, è presente, ma non è così male.
Passiamo all'ergonomia, un altro dei dettagli che a cui si deve prestare attenzione su una rally. I due serbatoioni anteriori sono molto pronunciati e quando si avanza con le ginocchia si sente che la moto spancia in modo deciso; questo vincola un po’ la guida quando si va a caricare il peso sull’anteriore e anche qui devi farci un po' l'abitudine. Al contrario, avrei voluto una parte centrale più larga. La zona delle pedane ha un buon volume nella parte bassa, ma poi tende a ridursi salendo verso la sella, che è fin troppo stretta. Il fatto è che quando spingi questa moto ha vigore e ho sentito il bisogno di qualche appiglio per le gambe per poter alleggerire la presa delle braccia sul manubrio. Con la zona sella più stretta dovevo stringere le gambe forzatamente, facendo ulteriore fatica. Ma ho presto trovato una soluzione nel collettore di scarico che, se da un lato è stato un grosso limite, dall’altro come detto è stato risolutivo. La sua posizione non è ottimale, perché passa troppo vicino alla pedana destra, limitando la possibilità di caricare la pedana con l'avampiede, facendo lavorare la caviglia. Ma proprio questa sua posizione, è venuta in aiuto come supporto: piantando il tallone sulla protezione in carbonio potevo finalmente alleggerire la presa sul manubrio, usando lo scarico come vincolo di appoggio nei tratti più veloci.
Passiamo alla ciclistica, anche lei promossa. Mi è piaciuto molto l’equilibrio che hanno dato alle sospensioni tecnici di Fantic, morbide in partenza e poi molto progressive. Nell'utilizzo tradizionale (cioè bosco più o meno veloce) si sono comportate benissimo e solo in campo da cross il posteriore ha dimostrato di essere particolarmente morbido e molto sfrenato. Ma era una circostanza limite, dove non ti trovi facilmente con una moto da rally. Inoltre, c'è un detto che dice che "la moto da enduro perfetta è quella che va male dappertutto", dato che in una giornata di gara si passa dalla speciale veloce del cross test all'estrema. Per i rally questa massima vale ancora di più, anche perché si devono fare i conti con i rifornimenti. Tra la partenza e l'arrivo, in teoria, ci ballano 30 kg e avere un setup ideale è impossibile... Fantic ha fatto una scelta mirata ad aumentare la stabilità della moto, andando a caricare un pochino di più il posteriore, con l'avantreno molto alto. Così facendo la moto è estremamente sincera nei tratti veloci, anche molto scassati e in tutta la giornata non ha mai fatto scherzi. Certamente è una moto più votata agli spazi aperti piuttosto che al guidato stretto, anche per la forcella completamente sfilata sulla piastra. C'è da dire che nonostante questo, la moto non ha il comportamento tipico del baricentro alto, anzi il contrario; in questo aiuta molto lo sviluppo dei serbatoi verso il basso, oltre alla testa ruotata, nata proprio nell'ottica di centralizzare le masse. Chiudiamo con il discorso freni: l'anteriore da 300 mm era indispensabile perché comunque le velocità che si raggiungono sono importanti. In fuoristrada si comporta bene, sufficientemente potente e molto modulabile, mentre nell'uso intensivo su strada tende a scaldare e a perdere forza; del resto l'impianto è nativo per il cross e su strada non bisogna esagerare troppo.
In conclusione: per noi è stata una giornata indimenticabile, divertentissima. Merito del contesto, dell'atmosfera Fantic, del giro, del roadbook di Tiziano e soprattutto della moto. Oggi vi abbiamo parlato della moto... ma non è tutto sull'experience con la XEF Rally. Restate sintonizzati