Una piccola pillola di come si comporta su asfalto è doverosa, prima di passare alla guida fuoristrada. Sulle strade tortuose della zona di Carbonia e Teulada la sensazione è di estrema leggerezza e grande maneggevolezza, si imposta la traiettoria con il pensiero e la linea viene mantenuta fedelmente dalla valida ciclistica. Sulle prime, l’impressione è quella di un reparto sospensioni molto morbido, con importanti beccheggi soprattutto in frenata, ma non è così. Quello che succede è che la forcella Kayaba da 43 mm ha una grande scorrevolezza, un’idraulica libera (ma regolabile), per cui senti che parte subito sulle piccole asperità e al primo tocco di freno anteriore. Di fatto però, tende a chiudersi di compressione quando la velocità di affondamento è elevata e questo si traduce in una moto che risulta morbida andando a spasso, ma controllata quando si spinge. E si spinge davvero forte, se si vuole, perché la frenata è ottima, il cambio quickshift (optional a poco meno di 200 euro) rapido e preciso e il motore spinge con regolarità dai bassi, con discreto corpo dai medi (4.000-6.000 giri) e poi diventa pepato fino a 8.000 e cattivo da lì ai 10.000. Tante facce in un unico motore, che sa essere piuma o ferro a seconda di ciò che gli si chiede. Non ha, a onor del vero, dei bassi entusiasmanti in senso assoluto, ma la risposta al gas è modificabile su tre livelli ben distinti, dalla più dolce alla più reattiva e in quest’ultima il gusto di guida, sia sui percorsi più tortuosi sia nel fuoristrada, non manca di certo. Come attitudine da globetrotter, viene da pensare oramai che oggi senza un Mille non si possa viaggiare comodamente, ma non è proprio così. Ci sono moto più confortevoli, per volumi e motori ricchi di coppia, ma se quello che cercate è una viaggiatrice instancabile a 360°, con la quale scoprire nuove piste, allora un pensiero sulla Tuareg va fatto, per diversi motivi. Primo fra tutti, perché è una moto comoda: il plexiglas ripara benissimo busto, casco e spalle, il motore vibra poco o niente, la parte anteriore del serbatoio devia l’aria dalle ginocchia, esistono le manopole riscaldabili in optional (non la sella, purtroppo), c’è il cruise control, consuma poco (dichiarano oltre 20 km/l, anche 25, andando tranquilli) e il serbatoio è da 18 litri, il che significa un’autonomia di 400 km. A questo aggiungiamo gli accessori disponibili, tra cui il tris di valigie in alluminio ed ecco che la moto più da cross tra le Adventure oggi presenti sul mercato, sa essere una buona compagna di viaggio su qualunque tipo di strada o in qualunque deserto, perché no. Il mix vincente della Tuareg sta proprio nell’aver saputo coniugare queste doti di comfort in un corpo da moto quasi specialistica, tanto è snella e leggera. I contro nell’uso turistico? La sella è molto lunga e ben imbottita, giustamente duretta nella spugna per non stancare dopo molte ore di guida, ma non è larga come quella di altre concorrenti e, specie il passeggero, non è altrettanto comodo. E poi il motore, meraviglia di tecnica e di elettronica, è un 659 cc, per cui non si può pretendere la lui la coppia di un 1.000 o più: ergo, se viaggiate carichi userete certamente con più frequenza il cambio (e qui il consiglio di aggiungere l’ottimo quickshift). Ma è arrivato il momento di portarla sulla terra. Allacciate le cinture, siamo pronti al decollo.