La confederazione elvetica ha dato mandato ai diversi dipartimenti federali dell’ambiente, dei trasporti, dell’energia e delle finanze di redigere delle proposte di papabili piani di tassazione da imputare ai mezzi elettrici.
Questo perché, a differenza dei veicoli endotermici, non consumano carburante “carico” di accise e, di conseguenza, non contribuiscono tramite queste a creare gettito fiscale da reinvestire nel mantenimento/miglioramento delle infrastrutture stradali.
Per mettere un freno all’ammanco dato dal crescente numero di persone che utilizzano mezzi elettrici, le proposte dei dipartimenti federali dovranno essere presentate entro la fine del 2023, così da avere tempo per valutare l’idea migliore, la sua fattibilità e proporla agli svizzeri.
Sì, perché affinché la nuova tassazione diventi applicabile sarà necessario modificare la Costituzione e, di conseguenza, sperare di avere il voto favorevole della popolazione chiamata alle urne.
Insomma, il processo non prevede tempi brevi: l'obiettivo del Consiglio Federale è di poter rendere tutto operativo entro massimo il 2030.
Tornando sul lato operativo, l’idea più papabile sembra essere quella di tassare i veicoli elettrici in base al chilometraggio (se non anche un contributo in base alla categoria del mezzo), una soluzione che sulla carta risulta essere equa visto che si basa sull’uso effettivo del mezzo, ma che al contempo apre la porta a probabili conflitti relativi alla privacy di chi utilizza il veicolo.
Una cosa è certa, la Svizzera fa sul serio. E se la tassazione dovesse diventare effettiva potrebbe poi fungere da esempio per tutti i Paesi circostanti, dando così la possibilità agli Stati di recuperare il gettito che si andrà a perdere con l’elettrificazione del settore automotive.
