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Spariti i motociclisti dai passi: l’economia locale ringrazia

L’operazione Defend Life del Corpo Forestale dello Stato ha portato all’aumento della sicurezza, ma al tempo stesso i locali e i bar dei passi lamentano un calo di lavoro dovuto all’assenza di centauri

Spariti i motociclisti dai passi: l’economia locale ringrazia

Parliamo ancora del Corpo Forestale dello Stato e motociclisti, ma stavolta lo facciamo da un punto di vista diverso. Moto sui passi significa anche bar e locali pieni, lavoro, gente che con i nostri caffè ci vive. Bene, tutto questo ora è cambiato drasticamente, poiché l’operazione Defend Life avrà sì liberato le strade dagli scalmanati, ma ha anche provocato un conseguente clima di terrore che ha indotto sempre più i motociclisti ad evitare gli itinerari che in realtà sarebbero i più belli per godersi gli amati “motori”. Controlli a tappeto, sequestri, patenti ritirate, multe a go go… Tutto encomiabile in nome della sicurezza. Peccato che i metodi adottati dagli agenti della Forestale siano tali da scoraggiare anche il più morigerato dei biker. La paura è sempre quella: “io rispetto le regole, ma ormai loro, se vogliono, qualcosa trovano sempre”. Quindi, nel dubbio, sui passi non ci si va e il turismo ne risente. Oltre a quello dei motociclisti, ora arriva anche il grido di allarme dei gestori dei locali che, sulle tratte romagnole e toscane, vedono il “movimento” calare inesorabilmente.
 
NON CI STANNO
Per la parte romagnola parla al quotidiano La Nazione, il gestore dell’Alpen bar di Campigna, in provincia di Forlì, il locale che domina la Bidentina, al termine del passo della Calla (dove tra l’altro un agente della Forestale è stato “beccato” a guidare in totale spregio del Codice della Strada…): “Da primavera fino all’autunno siamo meta per i centauri, ma ora sento motociclisti letteralmente impauriti per i controlli. Al sabato attorno al mio locale c’erano sempre più di duecento motori, adesso se ne vedono appena trenta”.  Dal lato fiorentino risponde il titolare lo Chalet Il Valico: “Vediamo sempre meno motociclisti, per noi vuol dire ovviamente meno entrate. Non si possono allontanare i motori in questo modo dalla montagna, ci sono tanti turisti che arrivano fin qua sulle due ruote, proprio perché la strada si presta a questo modo di viaggiare”. E sono passati solo pochi giorni da quando il sindaco di Pieve Santo Stefano (AR), Albano Bragagni, ha fatto conoscere la propria opinione sulla situazione: “Non capisco perché succede. Tra un poco gli agenti della Forestale gestiranno anche il pronto soccorso. Non riesco a capire perché devono essere loro a svolgere servizio di polizia stradale, quando c’è chi è preposto da sempre”.
 
ARMA A DOPPIO TAGLIO
Insomma, va bene la sicurezza, ma ormai è chiaro che “Defend Life” non ha generato solo consensi da parte di chi non vuole i motociclisti in giro per i passi. Perché sia chiaro una volta per tutte: noi siamo d’accordo sul mettere un freno alle esagerazioni di “colleghi” dal polso bloccato sul tutto aperto, ma i metodi terroristici e vessatori (e pure un po’ subdoli) non ci piacciono. Non si fa altro che originare il sospetto che tutta l’operazione sia solo un pretesto per incamerare fondi facili, altrimenti non si spiegherebbe un accanimento ormai testimoniato da più parti e spesso non giustificato. Certo, se la volontà è quella di ripulire le strade da ogni genere di moto e motociclista, allora sembra proprio che ci si stia riuscendo. Ora bisognerà convincere chi ci sta rimettendo che tutto questo avviene per una buona causa. Basterà sciorinare numeri di patenti ritirate, punti “tagliati” e multe fatte in nome della sicurezza per compensare i numeri negativi dei mancati introiti di chi sui motociclisti ha sempre fatto conto per portare… la cena in tavola? A giudicare dalle lamentele sembrerebbe di no.
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