Tutti la volevano ma in
pochi la
comprarono. Perché?
Le prestazioni erano ottime e non
inficiarono
minimamente le
doti di affidabilità universamente riconosciute
a
tutte le Vespa. A posteriori, i
motivi dell’insuccesso
commericiale
sono però
comprensibili. La Vespa tradizionale era un mezzo
comodo,
anche in due, con tanto spazio sulla pedana e facilmente accessoriabile
con un portapacchi. La Vespa 90 Super Sprint aveva una
cilindrata
atipica,
era piccola e
scomoda per il passeggero, il montaggio di un portapacchi
creava qualche problema e lo
stretto manubrio la rendeva poco manovrabile
sui terreni accidentati.
Le critiche non finivano qui. Perché viaggiare
sacrificati come su una
motocicletta quando il vantaggio della Vespa era proprio la libertà
di movimento delle gambe? Insomma,
i giovani la bramavano ma in
pochi riuscivano a convincere i genitori all’acquisto. C’era la 125,
così elegante e comoda…
Ci si misero anche i rivenditori a raffreddare gli animi, proponendola
senza troppo entusiasmo. Ad apprezzarla, anche se erano costretti a modificarla
(togliendo bauletto e ruota di scorta e montando un manubrio più largo),
furono gli
utenti sportivi, quelli che partecipavano alle
gimkane
ed alle
gare di regolarità, dove l’agile e potente
Vespa
90 Super Sprint aveva
una “marcia in più”.
La
deludente carriera commerciale
di questa incompresa Vespa si chiuse nel
1971, con
soli 5.308
esemplari prodotti, un’inezia se paragonata ai numeri di vendita delle
altre Vespa.
Il successo è arrivato in tempi recenti, essendo un
pezzo ambito dai collezionisti di tutto il mondo che la cercano
e sono disposti a pagarla somme considerevoli. Come dire… meglio tardi
che mai!