Piaggio Vespa 90 Super Sprint
Com'è fatta
Snobbata dal mercato. Amata dagli
sportivi. Ricercata dai collezionisti. Storia di una Vespa particolare
in tutto, anche nel destino.
La Vespa 90 Super Sprint nacque
nel 1965. La scocca era quella della 50 e
della 90 presentate
nel 1963. Di queste ultime, la seconda aveva prestazioni modeste ma, essendo
targata, poteva trasportare il passeggero. Piaggio voleva però
completare
il listino con un modello dalla caratteristiche spiccatamente
sportive.
I tecnici di Pontedera lavorarono allora per ottenere il meglio dal
materiale a disposizione.
Venne
scelto il motore della 125, modificandone l’albero motore,
le tarature del carburatore da 16 mm ed adottando un filtro aria
di maggiori dimensioni. Cambiava il gruppo termico, derivato
da quello della tranquilla 90 (alesaggio e corsa rimasero invariati)
ma con testa, luci e travasi modificati. Il rapporto
di compressione arrivava a 8,7:1 e grazie ad un diagramma di
distribuzione molto spinto e ad una marmitta “a siluro”
appositamente
studiata, la 90 Super Sprint poteva vantare 6 CV a 6.000 giri contro
i 3,6 CV della 90 e i 4,5 CV della 125. Una Vespa veramente sportiva anche
nel peso, solo 77 kg, compresa la ruota di scorta.
LR
17;estetica
era davvero affascinante. Al Salone di Milano del 1965
l’attenzione
nello stand Piaggio era tutta per questa Vespa sportiva.
Lo
scudo stretto, il piccolo parafango, il manubrio
minimalista
e quella ruota di scorta sulla pedana sormontata dal vano
portaoggetti,
la rendevano unica. Per non parlare di quella favolosa marmitta “a
siluro”, tutta cromata… fantastica! I ragazzi erano estasiati ed
i vespisti dediti all’agonismo nelle gimkane e nella
regolarità,
la consideravano a ragione un mezzo vincente per prestazioni e
maneggevolezza.
Il mercato però, rispose in maniera opposta…
Incompresa
Tutti la volevano ma in pochi la
comprarono. Perché? Le prestazioni erano ottime e non
inficiarono
minimamente le doti di affidabilità universamente riconosciute
a
tutte le Vespa. A posteriori, i motivi dell’insuccesso
commericiale
sono però comprensibili. La Vespa tradizionale era un mezzo
comodo,
anche in due, con tanto spazio sulla pedana e facilmente accessoriabile
con un portapacchi. La Vespa 90 Super Sprint aveva una cilindrata
atipica,
era piccola e scomoda per il passeggero, il montaggio di un portapacchi
creava qualche problema e lo stretto manubrio la rendeva poco manovrabile
sui terreni accidentati.
Le critiche non finivano qui. Perché viaggiare sacrificati come su una
motocicletta quando il vantaggio della Vespa era proprio la libertà
di movimento delle gambe? Insomma, i giovani la bramavano ma in
pochi riuscivano a convincere i genitori all’acquisto. C’era la 125,
così elegante e comoda…
Ci si misero anche i rivenditori a raffreddare gli animi, proponendola
senza troppo entusiasmo. Ad apprezzarla, anche se erano costretti a modificarla
(togliendo bauletto e ruota di scorta e montando un manubrio più largo),
furono gli utenti sportivi, quelli che partecipavano alle gimkane
ed alle gare di regolarità, dove l’agile e potente Vespa
90 Super Sprint aveva una “marcia in più”.
La deludente carriera commerciale
di questa incompresa Vespa si chiuse nel 1971, con soli 5.308
esemplari prodotti, un’inezia se paragonata ai numeri di vendita delle
altre Vespa. Il successo è arrivato in tempi recenti, essendo un
pezzo ambito dai collezionisti di tutto il mondo che la cercano
e sono disposti a pagarla somme considerevoli. Come dire… meglio tardi
che mai!
Come va
L'esemplare nelle foto di questo servizio è stato acquistato
nuovo
presso un concessionario di Bari nel 1972 ed immatricolato a
Milano.
Il colore è il “Rosso Corallo
811”, particolare perché
sfumato verso l’arancione. Dopo le fotografie ci abbiamo
fatto
un bel giro. La posizione di guida è comoda nonostante la piccola
pedana ed il portaoggetti tra le ginocchia.
La manopola del cambio a 4 marce è dura da azionare ma gli innesti
sono precisi. Il motore è vivacissimo, sale di giri con
prontezza e dalla marmitta cromata esce un rumore metallico
entusiasmante.
Partendo da fermi è meglio dosare
acceleratore e stacco della frizione, “pena” la ruota
anteriore
a mezz’aria. In città sguscia tra le auto magnificamente e
sulle strade extraurbane sembra una motoleggera. Piegare di qua
e di là è molto gustoso, tanto che viene spontaneo spostare il peso del
corpo all’interno.
Il comfort sarebbe buono se le sospensioni
non fossero così rigide, soprattutto la posteriore che fa
saltellare
sulle asperità consigliando di rallentare. I freni vanno dosati
con cautela, il posteriore tende al bloccaggio e l’anteriore è
penalizzato
da una sospensione a levetta oscillante che affonda poco
progressivamente.
Insomma, una Vespa per… palati fini!