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Saetta che fai, ti ritiri o fai come Valentino Rossi?

Prendendo spunto da Cars ci troviamo a ragionare sulla vita, sul passato e sui campioni di oggi, a volte così vicini agli eroi dei cartoni animati...
Appartengo alla categoria di quei genitori che vanno a vedere i cartoni animati con la scusa di portarci i figli ma che, in realtà, ci vanno perché si divertono. Ne ho visti milioni e quello che mi ha fatto ridere di più è stato Madagascar 2, però la trilogia di Cars sviluppa delle tematiche che mi colpiscono nel profondo, in quanto motociclista.

Nel primo film c’è il tema a me carissimo della strada di montagna rimpiazzata dall’autostrada: tutti l’abbandonano per fare prima, ma quanto era bella? E quanto è meno bella l’autostrada? Ci vedo un parallelo con l’attuale mania per le maxienduro da 1.200 cc strapotenti, come quelle della nostra comparativa, a scapito delle più leggere monocilindriche di una volta. Ma la parte che mi ha colpito di più è la poesia trasmessa dal viaggio che si svolge all’inizio, verso la California: quelle visioni notturne e diurne dell’autostrada mi hanno riportato indietro, a quando ero piccolo e facevamo le vacanze nel Sud Italia, con lunghi trasferimenti che si svolgevano a qualsiasi ora. Non lo fai un cartone animato così, se non hai nel sangue migliaia e migliaia di km macinati in giro per gli Usa.

Cars 2 non aveva nulla di quella poetica, è una storia di spionaggio ma è giusto, doveva essere completamente diversa. E adesso c’è Cars 3, che sviluppa il tema del campione che invecchia, che subisce gli attacchi dei concorrenti giovani, che si fa male... e che risorge. C’è tantissima retorica, ma è quello che a noi motociclisti piace di più: e adesso abbiamo in Italia due storie di questo tipo, con Cairoli che vince il nono titolo, a 32 anni, dopo due stagioni buttate per colpa degli infortuni e Valentino Rossi che a 38 anni è ancora competitivo, insegue il sogno di vincere il decimo mondiale, impara a guidare e ad allenarsi come fanno quelli che hanno tre lustri meno di lui. Però c’erano delle cose che non mi tornavano. Saetta McQueen rifiuta gli allenamenti moderni e pretende di tornare a vincere col suo solito modo: troppo semplice. Gli avversari giovani lo prendono in giro ma, nella vita reale, c'è rispetto per i veterani o, almeno, si finge di averlo (come Marquez verso Rossi). E poi quella coach, Cruz Ramirez, che va come Saetta McQueen... Come si può pensare che il nostro eroe possa battere Jackson Storm, se va come la sua allenatrice? Gli scommettitori sono contro di lui ma è evidente che Saetta vincerà contro ogni pronostico. Invece no. La grandezza di questo film d’animazione è che Saetta non riuscirà a vincere. Non colmerà il gap. L’atteso trionfo della retorica non c’è: lui è veramente bollito, a differenza di Rossi, mentre la Ramirez si rivelerà ben altro che una semplice allenatrice. Saga finita? Forse.

Ma lui ha promesso che… "Mi ritirerò quando deciderò io".
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