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Le “jap” non hanno carattere? Falso!!!

Ci sono tante dicerie nel mondo dei motociclisti e una di queste è che le moto giapponesi siano fredde, asettiche. Io non sono assolutamente d’accordo. Anzi! Tra le moto più emozionanti che ho guidato molte arrivano dal Sol Levante. Ecco le mie 10 preferite

Le “jap” non hanno carattere? falso!!!

Le moto giapponesi? Una vale l’altra, sono tutte uguali, tutte perfettine, emozioni zero”. Ecco: quando sento questa cosa, e la sento spesso, mi arrabbio. Per svariati motivi.

Ok, d’accordo: tante moto “jap” sono dei macinini con un’erogazione da encefalogramma piatto e che solo a guardarle in foto ti piglia la depressione, ma questo non vuol dire che lo siano tutte.

E poi, cosa vuol dire? Anche le Case europee hanno modelli entry-level non proprio emozionanti, diciamo così. Dopodiché: datemi del motociclista anomalo, ma a me le moto che non si rompono, che non vibrano fino a precludermi l’utilizzo degli arti, che hanno posizioni di guida razionali e che non fanno di tutto per complicarmi la vita mi piacciono. Ebbene sì. A maggior ragione nel momento in cui a tutto questo sposano quel non so ché di folle o unico che rende memorabile la guida.

Ecco quindi la mia personalissima (e quindi immagino incondivisibile) classifica delle 10 jap più emozionanti degli ultimi 10 anni - più o meno, non sono stato fiscalissimo con le date. So già che ne avrò dimenticate molte, per cui… non esitate a mettere le vostre preferite nei commenti (e in gallery ammirate tutte le foto, in alcune il carattere di queste jap è proprio evidente)!

 

In decima posizione, metto la Kawasaki ZRX 1200 del 2002

Questione di fascino, qui. Non so spiegare bene il perché ma questa Kawa old-style mi ha sempre emozionato, anche solo nel vederla passare. Poi un giorno l’ho guidata, bel tiro, null’altro di rimarchevole, ma mi importava relativamente: il serbatoio verde con le strisce colorate tra le gambe, i due strumenti rotondi sotto il naso… una meraviglia.

 

Nona posizione: Yamaha R6 del 2006

Oggi si parla tanto della ciclistica della RSV4, ma a dire la verità, la prima volta che ho provato la super Aprilia ho pensato: ehi, curva come una R6! Moto incredibile la “Yamachina”: una velocità ad andare alla corda tutt’oggi ineguagliata e un quattro in linea con un urlo da brivido.

 

Ottava posizione: Honda CBR1000RR del 2008

C’era la Fireblade del 2006. Poi è arrivata quella del 2008. Ma che, sono impazziti? Ci siamo chiesti, riferendoci ai tecnici Honda. La nuova ‘Blade era tre volte più leggera, molto più veloce, infinitamente più cattiva. Ancora oggi ha un equilibrio tale da non sfigurare con le ultime “millone”. Ho un ricordo, in particolare, di lei. Comparativa supersportive del 2010, siamo ad Alcaniz. Tutte le moto (BMW, Ducati, Aprilia, MV Agusta, Suzuki, Kawasaki, KTM, Yamaha) sono curate da intere squadre corse delle rispettive Case, che per due giorni sistemano assetti, cambiano pastiglie, scaldano gomme. Tutte a parte lei: era sola soletta, c’era solo un nostro uomo a metterla a punto. Nessuno avrebbe scommesso nulla su di lei. Scese in pista. Fece il terzo tempo. Rimanemmo tutti a bocca aperta.

 

Settima posizione: Yamaha MT-09 del 2013

Tre cilindri, 900 cc, pochi kg, una bella ciclistica. È la naked meno giapponese del mondo, ma è giapponese. Si impenna tantissimo, morde le curve, ha una bella voce rauca. E costa pure poco! Mica me la dimentico, questa.

 

Sesta posizione: Kawasaki Z1000 del 2003

Quando venne presentata, mi dissi: prima o poi me la compro. Dal 2003 ad oggi ho detto la stessa cosa di altre 500 moto, salvo poi dimenticarmene un mese dopo. Di lei invece non mi sono mai dimenticato: ce l’ho ancora in testa e… prima o poi me la compro. C’è bisogno che vi dica il perché? Non vi basta lanciare un’occhiata ai colori da abuso di stupefacenti, ai quattro scarichi, ai cerchi con canale lucidato, al codino tra i più belli di sempre, al motorazzo (cattivissimo)?

 

Quinta posizione: Yamaha R1 del 2007

A parte il fatto che questa R1 è una delle moto da pista più belle di sempre (parlo esteticamente). Ma comunque. Se la metto in questa posizione è perché aveva anche i cornetti di aspirazione ad altezza variabile. Si parla di un motore che, già senza questa soluzione, urlava come un ossesso, con un allungo degno delle migliori 600: se le altre si fermavano a 12.000 giri, lui fischiava fino a 13.500. Ma coi famosi cornetti, valeva da solo il prezzo del biglietto. Dietro il cupolino, ti stavi godendo a full-gas questo urlo animale apparentemente infinito. Avvertivi un lieve calo di spinta e pensavi di dover cambiare marcia, ma era questione di un istante, poi arrivava: un urlo ancora più acuto dall’airbox accompagnato da un ulteriore calcio nel sedere. Si erano aperti i cornetti di aspirazione, e tu stavi inseguendo i 14.000 giri. Da panico!

 

Quarta posizione: Suzuki GSX-R 1000 del 2005

Almeno una volta alla settimana, io e i miei due amici bigiavamo il liceo per andare nel concessionario Suzuki della nostra città. Guardavamo lei. Le riviste ne dicevano meraviglie, e quando qualche anno dopo ho avuto la fortuna di provarla ho capito il perché. Era una moto da corsa, non concedeva nulla al comfort, alla gentilezza: motore cattivissimo, compatta, leggera. Unica.

 

Terza posizione: Honda VTR 1000 SP-2 del 2002

Lo ammetto: questa non l’ho mai guidata. E devo anche dire che i miei colleghi che invece hanno avuto la fortuna di farlo, non è che ne parlino benissimo. Bel motorone, sì, ma qualche kg di troppo. Però, però. Per me, è un capolavoro. Anche da ferma, anche parcheggiata in un salotto. Pura emozione anche da ferma. E poi basta guardarla per tornare con la mente a Imola 2002. Edwards vs Bayliss.

 

Seconda posizione: Kawasaki Ninja ZX-10R del 2004

Ricordo il nostro primo incontro. Ce l’aveva un ragazzo che veniva in palestra con me, e la vidi parcheggiata davanti all’ingresso. Verde. Incazzata. Era la moto più minacciosa che io avessi mai visto. Dopo l’allenamento uscii con lui per vederlo andare via. Partì piano, mise la seconda, e nell’istante stesso in cui ruotò il gas, la ruota anteriore puntò il cielo. Che motore quella Ninja. E che carattere! Fin troppo nervosa, in pista, per essere realmente efficace. Ma se chiedete a chiunque l’abbia provata di indicarvi la moto più emozionante che ha mai guidato, ci sono ottime possibilità che vi indichi lei. Io vi dico: lei.

 

Prima posizione: Yamaha Vmax 1700 del 2009

Questa moto meglio di qualunque altra esplicita il concetto che vado ripetendo dall’inizio dell’articolo. Saranno anche precisi, i giapponesi, attenti ai dettagli, al comfort e a mille altre cose. Ma in fondo sono dei pazzi furiosi. Un V4 di 1.700 cc da 200 CV e 17 kgm, senza controlli. Adrenalina su ruote.

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