La
prima Elf 500 da GP è anche l’ultima che vede il contributo di de
Cortanze.
La moto si sviluppa attorno al 3 cilindri Honda RS fasciato lateralmente
da due piastre in magnesio per irrigidire la struttura e usarla come elemento
portante. All’estremità di questi carter si innestano i due
forcelloni
monobraccio.
A differenza della Elf E, che ha i forcelloni sullo stesso lato (il
sinistro)
per facilitare il cambio gomme nelle gare Endurance, sulla
Elf 2 sono speculari (l’anteriore a destra e il posteriore a
sinistra)
per migliorare l’equilibrio giroscopico delle 2 ruote. Entrambi gli
ammortizzatori
sono dei Marzocchi collocati sotto il motore che lavorano in trazione
anziché
in compressione.
Al
posto del serbatoio,
sopra il motore viene posizionato il radiatore
dell’acqua, mentre il serbatoio vero e proprio è costituito da due
sacche
laterali montate fra il radiatore e la carena. Nuovo anche il sistema
di sterzo, sempre indiretto di tipo automobilistico, ma con un inquietante
colpo d’occhio: i due semimanubri spuntano ai lati del radiatore e si
innestano direttamente nel giunto dello sterzo comandante il tirante che
fa girare la ruota. Ridottissimo l’angolo di sterzo.
Anche sulla
Elf
2 vengono mantenuti i freni a disco in carbonio e i forcelloni in magnesio.
La
moto, soprannominata dalla stampa transalpina “Black Bird”
come il
celebre aereo spia americano, non partecipa ad alcun GP. Spietato il giudizio
di Le Liard: troppo duro e poco reattivo lo sterzo, le sospensioni lavorano
male e la moto, nel complesso, non è affatto maneggevole.