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"Basta rumore, chiudiamo i passi alle moto!"

È lo sfogo di un albergatore che non ne può più di tutta la gente che (in moto, ma anche auto, camper, pullman, bici) frequenta le sue zone. Ha scritto a Motociclismo proponendo una soluzione. Cosa ne pensate?

"basta rumore, chiudiamo i passi alle moto!"

Parte oggi un nuovo appuntamento fisso, la discussione della settimana: ogni venerdì una delle lettere al direttore pubblicate su Motociclismo “di carta” verrà riproposta sul sito per aprire un dibattito. La prima è di un albergatore delle Dolomiti che si lamenta per il rumore e la maleducazione di moto e motociclisti nelle “sue” montagne. Ha un fondo di ragione o esagera su tutta la linea? Sicuramente c’è chi esagera, ma crediamo che la maggior parte dei motociclisti affronti i passi come ha raccontato Paola Verani in questo suo bell’articolo. La discussione è aperta.

 

“QUELLE MOTO E IL LORO ROMBO INFERNALE”

Caro direttore, non ne posso più, mi fanno male le orecchie! Il rombo infernale delle moto che salgono a tutta velocità trasforma i passi dolomitici in una pista da corsa, altro che Patrimonio dell’Umanità! Patrimonio di cosa? E di chi, soprattutto? Dal 1999, in Europa per le moto è in vigore il limite degli 80 decibel. Sono tanti, equivalgono al rumore che fa un grosso camion, tanto per intenderci. Un aereo in partenza ne raggiunge 120, a distanza ravvicinata rischia di provocare danni permanenti al nostro organismo. Adesso immaginate una Ducati in piena accelerazione, a pochi metri dalle pareti delle nostre montagne! Sì, lo so, c’è chi mi risponderà: che siamo già pieni di divieti, costrizioni, regole, leggi e leggine. Che la moto è un simbolo di libertà. Certo, anch’io una volta amavo andare in moto, anzi, la mia è una malattia di famiglia: mio padre qui sotto l’albergo, ne custodisce un bel po’ di motociclette d’epoca... Ma una volta i motociclisti arrivavano da lontano, con i loro borsoni e la voglia di godersi pacificamente un paesaggio unico. Certo, ce ne sono ancora di motociclisti dotati di sensibilità. La maggior parte però, sono centauri selvatici che – con una concezione dell’emancipazione tutta loro – tolgono a me, abitante delle Dolomiti, la libertà di starmene in pace. I più arrivano con le moto sui carrelli e un kit per montare un tubo di scarico che li renda parte del “branco”. Non hanno nulla a che fare con questi luoghi, di natura, di silenzio, di bellezza. Quello al quale assistiamo tutti i giorni, sulle Dolomiti, è un horror-motor-show: scorrazzano maleducati e arroganti, inseguendo solo la lancetta del tachimetro, per poi pavoneggiarsi la sera davanti a una grande birra. La mia domanda è: chiudere i passi a fasce orarie può essere una soluzione? Vogliamo, in ogni caso, limitare l’accesso a questi luoghi così delicati? Proprio perché le montagne non sono nostre, tutti devono potervi circolare, nel rispetto dell’altro. Raduni di auto sportive, convegni di trattori della Grande Guerra, camper, pullman che scaricano anziani a godersi questo panorama dopo una vita di lavoro. E le biciclette: sì, ci sono anche i ciclisti, che salgono fino al Passo Sella per respirare un aria più inquinata di quella di Milano. Una limitazione del traffico veicolare sui passi, garantendo in ogni caso l’accessibilità tramite shuttle e impianti di risalita, può essere una soluzione? E come facciamo – direte Voi - se da Monaco di Baviera arriva una giovane coppia con una Vespa carica di sogni d’amore e a Colfosco trova il Passo Gardena chiuso? Attenderanno qualche ora che il Passo riapra – rispondo io –, non sarà mica una costrizione?

Michil Costa – e-mail

 

FACILE GENERALIZZARE, CONTROPRODUCENTE CHIUDERE

Caro Michil, è certo che anche tra i motociclisti, purtroppo, esistono i maleducati. Ma non ti pare di eccedere generalizzando? “I più arrivano con le moto sui carrelli” scrivi: forse qualcuno, ma non certo la maggioranza, anzi. Vorresti chiudere i “tuoi” passi anche ai pullman, alle auto d’epoca, ai camper e ai trattori. A tutti quelli che disturbano la “vostra” pace. E che, incidentalmente, sono anche quelli che riempiono alberghi, bar, ristoranti e negozi. Senza contare il traffico che si formerebbe nei paesi di fondovalle davanti alla sbarra chiusa. Dovresti leggere le lamentazioni di baristi e albergatori locali sulle pagine di Arezzo de La Nazione: sono disperati perché la Forestale ha messo in fuga i motociclisti e, di conseguenza, il loro giro d’affari. Dici che sarà mai attendere qualche ora l’apertura del passo Gardena: i motociclisti spesso percorrono 5 o 6 passi nella stessa giornata, sai che bello aspettarne l’apertura? Il risultato sarebbe un grande esodo in Austria, Francia, Svizzera e Slovenia. Dove farebbero ponti d’oro pur di avere le migliaia di motociclisti da tutta Europa “respinti” dalle Dolomiti.

 

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