Test: Yamaha VMax
Abbiamo testato la VMax sulle curve di due statali mitiche: la Serravalle e l’Aurelia tra Milano e Rapallo. La moto si rivela divertentissima e più agile fra le curve di quanto ci si potesse aspettare. Il motore è un vero piacere, con un’accelerazione esagerata, ma la VMax è comunque facile da guidare.
Test: yamaha vmax
Potentissima, ma anche facile da
guidare. Ha un’accelerazione esagerata e come si apre il gas ci si sente
sul quarto di miglio di una gara di dragster. Facile fare partenze brucianti
con la ruota che pattina sull’asfalto, grazie alla coppia strabordante
disponibile già dai bassi regimi. Bellissimo il rumore. Il peso è elevato,
ma una volta in sella, la guida della cafè racer Yamaha si rivela più divertente
ed efficace di quanto si possa prevedere. Purtroppo il peso elevato e la
sella larga tra le gambe creano qualche difficoltà a chi non supera il
metro e settanta di statura. Il propulsore ha qualche vibrazione, ma solo
oltre i 6.000 giri. Le vibrazioni non sono, comunque, fastidiose, perché
sono di bassa intensità. I freni sono molto potenti e ben modulabili. Le
sospensioni sono ottime e copiano bene le asperità dell’asfalto. La VMax
risulta insomma molto più agile di quanto ci si potesse aspettare da una
moto così pesante. Come prevedibile, la protezione aerodinamica è scarsa.
La VMax sarà disponibile solo in 200 esemplari e per averla bisognerà spendere
20.000 euro chiavi in mano, parzialmente giustificati da prestazioni, tecnologia
e finiture davvero superlative. La consegna è prevista a partire da novembre.
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