Test Moto Morini Granpasso 1200
Si aggiunge al segmento delle enduro stradali ma offre disegni innovativi, un cuore sportivo ed una ciclistica molto precisa. Nelle mani del nostro tester il motore ha rivelato un raro connubio di dolcezza e forza a qualsiasi regime: fin da 1.500 giri si può spalancare il gas senza che il bicilindrico “pistoni” e, già a partire da 4.000 giri, la progressione si fa esplosiva ma lineare fino a 8.500 giri.
Caratteristiche
CARATTERISTICHE La nuova arrivata della Moto Morini, la Granpasso 1200,
si aggiunge al segmento maxienduro, la sola categoria che non sembra manifestare
problemi nelle vendite. Offre tre novità. La prima è estetica: muso da
insetto, ammortizzatore Ohlins asimmetrico, sella super-avvolgente. La
seconda è un cuore sportivo: un bicilindrico di 1.200 cc straripante di
potenza (118 CV) e un’efficace frizione antisaltellamento. La terza è
un’attenzione particolare verso dettagli utili all’utilizzo
turistico:
il serbatoio (27 litri) più capiente della categoria e un plexiglas con
un innovativo sistema di regolazione consentono 400 km di autonomia in
totale relax. Tutto questo, difficilmente, potrà contrastare il fenomeno
BMW GS (3.452 immatricolazioni con la versione Adventure ne fanno la moto
più venduta del 2008) ma di certo già impensierisce la concorrenza. Le
tre cilindri Triumph Tiger e Benelli Tre-K puntano con altrettanta decisione
sulle prestazioni, ma il cerchio anteriore da 17” non può soddisfare chi
versatilità. Viceversa, la KTM Adventure 990, fenomeno dell’off-road col
suo motorone e il suo cerchio da 21”, può risultare fin troppo
specialistica
per un mototurista. Tra le italiane, Aprilia e Ducati offrono prodotti
un po’ decotti, che pare siano in fase di rifacimento, mentre la Moto
Guzzi Stelvio ha fatto scelte di chiara ispirazioe teutonica, rivolgendosi
a un pubblico diverso, più conservativo. La strada, per Morini, appare
dunque in discesa, tanto più considerando che i giapponesi latitano: Kawasaki,
Suzuki e Yamaha non hanno nulla a listino mentre Honda vive di rendita
con un progetto, la Varadero, datato 1998.
Il test
IL TEST Partiamo da Casalecchio di Reno di gran carriera verso il Passo
della Raticosa, passando prima per un tratto di A1: qui apprezziamo
l’ottima
protezione aerodinamica, la leggibilità del cruscotto, la morbidezza della
sella, l’assenza di calore trasmesso dallo scarico e l’ampia
abitabilità
offerta dalla triangolazione sella-pedane-manubrio. Fin dai primissimi
metri, però, dalle pedane si propagano fastidiose vibrazioni a 4/5.000
giri e l’attacco della pedana del passeggero interferisce leggermente
col tacco dello stivale quando il pilota cerca i comandi a pedale ma alla
Morini ci garantiscono che i problemi sono in via di risoluzione. Non c’è
niente da fare, invece, per gli impacci che il pilota incontra quando si
arresta: per toccare saldamente a terra bisogna essere alti almeno 175
cm e per ripartire bisogna fare i conti con una frizione un po’ dura da
azionare, ma comunque molto modulabile. Senza contare che le inversioni
a U non sono agevolate da un angolo di sterzo solo discreto e che la manopola
del gas ha una corsa lunga, cui bisogna abituarsi. La sorpresa positiva
del test è il motore: contrariamente a quello della Corsaro (straripante)
e a quello della Avio (muscoloso), quello della Granpasso è un raro connubio
di dolcezza e forza a qualsiasi regime: fin da 1.500 giri si può spalancare
il gas senza che il bicilindrico “pistoni” e, già a partire da 4.000
giri, la progressione si fa esplosiva ma lineare fino a 8.500 giri, dove
interviene il limitatore accompagnato da un LED rosso che si accende sul
cruscotto.
Pregi e difetti
PREGI E DIFETTI La tonalità di scarico è fin troppo ovattata e il
cambio
è leggermente duro negli innesti, ma sempre preciso. Non siamo mai costretti
a strapazzarlo anche quando la strada si fa stretta e tortuosa, tanto c’è
sempre coppia in abbondanza per uscire da qualsiasi tornante. Nel panorama
delle bicilindriche maxienduro, solo BMW ci sembra in grado di produrre
questa spinta ai bassi regimi. La Morini appare più maneggevole nei cambi
di direzione sia alle alte sia alle basse velocità, dove i fianchi stretti
consentono una perfetta aderenza moto-pilota e dove il manubrio largo aiuta
a velocizzare le manovre e ad avere il massimo controllo. Anche nella discesa
in piega il cerchio anteriore da 19” è molto rassicurante e preciso
nell’impostare
la traiettoria, complice l’efficienza della forcella che filtra bene le
asperità e produce affondamenti lineari pure nelle frenate decise. Un po’
meno progressivo è apparso il “mono” posteriore, soprattutto in
prossimità
di tratti stradali col manto imperfetto, dove si innescano leggeri ondeggiamenti
quando si mantiene un ritmo di guida sportivo. Se in queste fasi non si
è costretti a chiudere il gas, il merito è di una ciclistica molto precisa,
soprattutto sul misto medio/lento, e di pneumatici (Metzeler Tourance)
che regalano tanto grip e molto feeling sia sul bagnato sia sull’asciutto.
© RIPRODUZIONE RISERVATA