TEST VFR1200F DCT In movimento, la VFR equipaggiata con il cambio a doppia frizione ha rivelato le stesse doti della versione standard: ciclistica non troppo reattiva, stabile e non agilissima nello scendere in piega, comunque salda nel seguire la traiettoria impostata. In rettilineo ad alta velocità è imperturbabile, mentre in ambiente urbano la sella bassa e il discreto raggio di sterzo facilitano molto la vita. Il cambio sfiora la perfezione. In ogni modalità le marce entrano sempre fluide e senza strappi, sia a gas aperto, sia in rilascio, il tutto con una rapidità sorprendente. Richiede solo un po’ di apprendistato, non tanto per assuefarsi al sistema (bastano pochi chilometri), ma per poterne individuarne i limiti funzionali, così da sfruttarne al massimo le potenzialità. A velocità cittadine per esempio, con il cambio in modalità D il motore gira sempre a regimi molto bassi ed espone la trasmissione a qualche gioco di troppo. La modalità S si è invece rivelata poco adatta all’uso in autostrada, dove a 180 all’ora (sulle autobahn tedesche è un’andatura consentita) tiene innestata la quarta marcia! Nulla da eccepire sul funzionamento manuale. L’unico suo limite consiste nel non poter scalare più marce contemporaneamente. Per contro, consente di levarsi ogni soddisfazione, anche viaggiando a ritmi molto sostenuti. I freni sono ottimi: il doppio disco anteriore da 320 mm azionato da pinze a 6 pistoncini è molto potente e ben modulabile, mentre l’ABS, accessorio ormai irrinunciabile, si è dimostrato impeccabile in ogni situazione.