Prova: Honda DN-01
LA DN-01 è una cruiser futuristica super tecnologica con motore bicilindrico. Ma la sua particolarità non è solo l’estetica: la DN-01 è dotata del cambio automatico/sequenziale Badalini, un’invenzione italiana, che sfrutta la pressione dell’olio in circolazione nel motore per determinare i rapporti. Nella nostra prova la DN-01 si è rivelata facilissima e divertentissima da guidare SEGUE...
Comfort
COMFORT La Honda DN-01 potrebbe essere definita come una maxicruiser,
qualcosa a metà tra il maxiscooter e la cruiser. Ha il cambio
automatico/sequenziale
di tipo Badalini ed è eccellente per il comfort di guida, prerogativa di
tutti i maxiscooter, che sulla nuova Honda stravince ogni confronto grazie
alla scorrevolezza delle sospensioni, all’assenza totale di vibrazioni
e all’altezza limitata (690 mm) e all’imbottitura (morbidissima)
della
sua sella. Senza contare che le doti dinamiche di questa bicilindrica sono
sbalorditive rispetto alla sua mole (260 kg) e alle sue quote ciclistiche
(1.605 mm di interasse): la frenata è poderosa in virtù dell’assenza di
trasferimenti di carico, e la maneggevolezza, complice il baricentro bassissimo,
è nettamente superiore a quella di qualsiasi altra moto più pesante di
due quintali e mezzo. Purtroppo pecca nella mancanza di un accettabile
vano portaoggetti, che non si trova né sotto la sella né sotto la voluminosa
carenatura anteriore, quando invece tutti i maxiscooter e anche le moto
automatiche come la Aprilia Mana possono ospitare almeno un casco integrale.
E il turismo è sì praticabile, ma con un raggio d’azione ridotto a causa
della scarsa protezione aerodinamica: per un lungo viaggio, meglio un
maxiscooter.
Gli specchietti sono ingombranti nel traffico urbano ed offrono una visibilità
limitata.
Guida
GUIDA Le piccole incertezze urbane della DN-01 si limitano alle manovre
sotto i 10 km/h, dove occorre qualche minuto per prendere confidenza con
la ruota anteriore: è laggiù, lontanissima, e sembra rispondere in modo
un po’ macchinoso rispetto ai comandi che il pilota impartisce al
manubrio.
Ma tutto è ampiamente ripagato da una trasmissione morbida come il burro
e da sospensioni che sanno copiare il pavé come raramente (forse mai) ci
è capitato di verificare. Insomma, con la DN-01 vien voglia di girovagare
senza meta, dolcemente cullati dalle sospensioni, almeno finché il manto
stradale non presenta un grosso avvallamento: in quel caso il monoammortizzatore
posteriore va facilmente a pacco a causa della voluta “morbidezza”.
La
centralina offre due modalità di guida: una più tranquilla (D – drive)
e ed una più sportiva (S – Sport), ma è preferibile guidare con la D,
in virtù della guida in totale relax, con il motore che ronza fra i 3.000
ed i 4.000 giri, piuttosto che con la S, che porta il propulsore a 5.000
giri. La protezione aerodinamica è scarsa, ma alle alte velocità la moto
risulta stabilissima in rettilineo e precisa quanto basta sui curvoni:
nonostante l’effetto vela della braccia, l’avantreno sembra
incanalato
lungo un binario invisibile e il retrotreno non ondeggia affatto come talvolta
succede su moto di questa mole e con sospensioni così “soffici”. Non
capita mai, invece, di spostare da un lato all’altro 3 quintali con tanta
naturalezza e rapidità: evidentemente il manubrio largo e il baricentro
basso sono un mix efficacissimo per rimediare agli oggettivi limiti di
peso e di mole della moto. La posizione rialzata delle pedane offre una
luce a terra ben superiore a quella di qualsiasi cruiser, cosa che permette
discreti angoli di piega: tanto per intendersi, la facilità con cui la
DN-01 striscia a terra i piolini sotto le pedane è paragonabile a quella
con cui un normale scooter striscia il cavalletto. L’impianto frenante
è talmente efficace da non aver bisogno di collaborazione da parte del
motore: la buona potenza decelerante e l’eccellente funzionamento
combinato
del CBS e dell’ABS (entrambi disponibili di serie) vengono esaltati
dall’assetto
della moto, talmente lunga e bassa che è quasi impossibile turbarne
l’assetto
anche con staccate violente.
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