Prova: Bimota DB7
La supersportiva di Rimini è ricca di soluzioni tecniche esclusive e di elementi estetici fuori dal comune che ne fanno una moto dal design accattivante e una delle più spettacolari da guidare. Solo a vederla trasmette emozioni e una volta in sella regala il meglio di una ciclistica sopraffina e del motore Ducati Testastretta Evoluzione, rivisto dai tecnici Bimota SEGUE…
Solo lei così
SOLO LEI COSÌ In foto non dispiace, ma dal vivo è spettacolare sia
per l’equilibrio delle linee sia per la quantità di particolari esclusivi.
E se l’estetica è pur sempre soggetta a valutazioni personali, noi ci
sentiamo di criticare solo il doppio gruppo ottico anteriore sovrapposto
che manca di originalità; l’esclusività di certe soluzioni è invece
oggettiva.
L’elemento dominante è il telaio in tubi di acciaio al Cromo Molibdeno
dalla inusuale sezione ovale. Nella zona del perno ruota, la struttura
di tubi ovali e piastre in alluminio costituisce il forcellone, che con
l’inusuale sistema di fissaggio dell’ammortizzatore caratterizza
fortemente
il retrotreno della nuova Bimota. La necessità di centralizzare le masse
ha portato alla soluzione dello scarico sotto motore realizzato da Bimota
in collaborazione con Zard e che con collettori da 52 mm garantisce una
corretta respirazione al propulsore pur nel rispetto delle norme Euro 3.
I tecnici di Bimota non si sono limitati a ridisegnare lo scarico per
l’evoluto
bicilindrico Testastretta Evoluzione che equipaggia la Ducati 1098, ma
hanno rivisto anche l’alimentazione attraverso l’adozione di una
centralina
Walbro mappata ad hoc. Per averla bisogna spendere 26.880 euro.
Comfort
COMFORT Una volta a bordo ci si trova a proprio agio, con il manubrio
correttamente distanziato dalla sella ed una posizione non eccessivamente
caricata sull’anteriore. La sella offre un discreto spazio longitudinale
per arretrare in staccata ed i semimanubri piuttosto aperti consentono
un favorevole braccio di leva. Solo le pedane risultano un po’ troppo
vicine al piano della sella affaticando le gambe nella guida in pista.
Note positive per la quasi totale assenza di vibrazioni e qualche critica
per la ridotta, al pari di molte altre sportive, protettività del cupolino
che assolve il suo compito solo se ci si schiaccia sul serbatoio.
Guida
GUIDA Le prime impressioni ci arrivano dal motore che rispetto a quello
montato sulla 1098 ha guadagnato un’erogazione più corposa soprattutto
attorno ai 5.000 giri. Risponde col vigore di un 2 valvole al richiamo
del gas e non mostra alcun effetto di on/off quando si riprende in mano
l’acceleratore a centro curva. L’irrobustimento della curva di
coppia
ai regimi intermedi sembra aver stemperato un po’ la grinta del propulsore
agli alti regimi: oltre i 10.000 giri non conviene spingersi. Il passaggio
al rapporto superiore porta a ricadere nella migliore zona di erogazione
e l’accelerazione è notevole; si può comunque insistere fino ai 10.700
giri dove il limitatore interviene perentorio. L’innesto delle marce in
scalata risulta un po’ duro, seppur preciso. Non deludono i freni: i
dischi
da 320 mm rallentano la moto con efficacia e senza che il pilota debba
esercitare una trazione robusta sulla leva.
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