Facciamoci sentire. IN SILENZIO
Cosa sta accadendo al fuoristrada?
Gare rinviate, altre annullate, divieti a tutto campo per l’enduro e ora anche la pista di cross di Asti chiude.
Chi vuole usare la sua moto da enduro in Piemonte è nei guai e, a cascata, anche la Liguria sta entrando nello stesso vortice di divieti. Questa volta la filosofia, tipicamente italiana, del “Fatta la legge, trovato l’inganno” non funziona più e siamo tutti costretti a sederci e parlare. Abbiamo tirato la corda finché si è potuto, ora dobbiamo trovare soluzioni vere per poter continuare a praticare il nostro sport. Per il mondo esterno contano di più quelli che fanno casino, che sgasano e impennano nelle viuzze dei paesini, nel trasferimento tra una mulattiera e l’altra. E sapete perché? Per il semplice fatto che rimane più impresso un maleducato, rispetto a dieci motociclisti educati. Una volta non era così, perché c’era più tradizione, dalla regolarità all’enduro, di padre in figlio si tramandava l’importanza di avere un approccio pulito e rispettoso verso la natura e gli abitanti. Oggi il bacino di utenza si è allargato e le nuove generazioni non hanno quel bagaglio di esperienza e sensibilità di chi li ha preceduti. Contro l’ignoranza dei pochi non possiamo farci molto, però non possiamo nemmeno andare avanti così. O facciamo qualcosa subito, oppure ci ritroveremo tra pochi anni con la moto da enduro o cross ad ammuffire in box. E speriamo che non sia troppo tardi.
E allora qual è la strada per uscire da questa situazione? La via giusta è quella del silenzio e delle regole. Sono anni che le Case ci propinano moto da enduro che, così come sono, non permettono di farlo: possibile che i costruttori investano milioni in ricerca per avere motori sempre più performanti o sospensioni sempre più scorrevoli e non siano in grado di fare i porta targa che consentano di fare enduro con la targa originale senza il rischio di perderla per strada? Come facciamo a difendere i nostri diritti se non rispettiamo per primi le regole? E vogliamo parlare di quante moto realmente Euro 3 circolano per i boschi? Le enduro di oggi hanno prestazioni entusiasmanti, ma sono inutilizzabili in configurazione Euro 3, perché vengono progettate pensando che il cliente ritirerà dal concessionario la sua moto già pronta per l’uso, ovvero senza il sistema di ricircolo di aria secondaria o le flange di strozzamento allo scarico. Non basta, perché il nodo cruciale è un altro, il rumore. Ne facciamo troppo. Con l’avvento dei 4T, è aumentato esageratamente: le cross, già con gli impianti di scarico originali, fanno troppo casino, mentre nell’enduro chi si sente più furbo degli altri monta silenziatori aperti. Manca forse il mezzo CV? Volete essere più fighi dei vostri amici o forse vi sentite realizzati solo se il mondo si accorge del vostro passaggio? Il problema, come dicevamo prima, è che basta uno con lo scarico aperto a zittire dieci più silenziosi. Anche qui, i costruttori hanno qualche sassolino nella scarpa, perché degli impianti di scarico più silenziosi sarebbero già un passo importante verso la sostenibilità del nostro sport. Invece la grande innovazione degli ultimi anni è stata l’invenzione del dB killer…
A conti fatti, oggi compri una moto da enduro ma non puoi portarci la targa in fuoristrada, non è una vera Euro 3 e fa sempre troppo rumore. Ma lo sanno le Case costruttrici che, così facendo, stanno contribuendo all’estinzione del tassello? Per anni ci hanno venduto moto da enduro che in realtà non possono praticarlo, se non aggirando leggi e regolamenti. Anche il più civile e rispettoso degli enduristi oggi non può comprare una moto e fare il suo sport senza sentirsi un fuorilegge. Perché? Perché non la finiscono di prenderci in giro? FMI ha depositato una proposta di legge per regolarizzare l’enduro in Italia. Bene, quindi ci siamo? No, la proposta è lì ferma da tre legislature. A Roma hanno altre priorità evidentemente. Ora l’FMI sta cercando di trovare un accordo con ANCMA (l’associazione dei costruttori), perché così non possiamo andare avanti. Abbiamo abbandonato da troppi anni la strada della legalità. È ora di tornarci, fuoristrada.