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17 November 2008

Inaugurata la mostra “Moto bolognesi del dopoguerra”

Venerdì 14 novembre, nelle sale del Museo del Patrimonio Industriale di Bologna, è stata aperta al pubblico la mostra “Moto bolognesi del dopoguerra”. È la terza rassegna dedicata all’industria della motocicletta appartenente al distretto localizzato nei dintorni della città emiliana. Le due edizioni precedenti avevano trattato i motori bolognesi negli Anni ’20 e nel periodo 1930-'45.

Inaugurata la mostra “moto bolognesi del dopoguerra”


MILANO 17 novembre 2008 – È stata inaugurata a Bologna, venerdì 14 novembre, la mostra “Moto bolognesi del dopoguerra”, nelle sale del Museo del Patrimonio Industriale. È il terzo appuntamento con le due ruote proposto nello spazio espositivo della Fornace Galotti, in via della Beverata, nella città emiliana. Le due occasioni precedenti avevano riguardato i temi de “Le veterane degli Anni ’20. Agli albori dell’industria motociclistica bolognese”, con una mostra allestita nel 2004, e “Moto bolognesi degli Anni 1930-'45. Produzione motociclistica tra evoluzione e autarchia”, con una successiva rassegna del 2006. Moto bolognesi del dopoguerra è il titolo con i curatori della mostra si propongono di raccontare come sia rifiorita l’industria del distretto motoristico bolognese, negli anni di crisi successivi al Quarantacinque.

Nello slancio generale del settore produttivo, venutosi a creare con le esigenze della ricostruzione, nei dintorni di Bologna, l’industria dei motori è una più propositive. Per molte aziende si tratterà solo di un’illusione transitoria, quella dei piccoli costruttori artigianali, destinati ad eclissarsi in breve tempo per via dell’industrializzazione, ma sarà sempre in quegli anni che si verranno a formare i poli produttivi d’interesse internazionale, tutt’oggi patrimonio dell’industria meccanica di Bologna. Il vigoroso sviluppo della motoristica emiliana fu dovuto anche all’ingegno di coloro che seppero reinterpretare le richieste del mercato, in un momento in cui la produzione era ferma per via dell’abbondanza di residuati bellici dei tre ruote e del drastico calo dell’acquisto di motociclette. I primi esperimenti furono fatti sui micromotori da applicare in un primo tempo alle biciclette e successivamente a telai costruiti per essi, soluzioni che permettevano di mantenere un prezzo di vendita molto basso e che, per questo, ebbero ben presto successo.

Pioniere dei micromotori, nel dopoguerra, fu Ducati che realizzò, prima su progetto della Torinese S.I.A.T.A., poi in proprio, il Cucciolo, cui – insieme con pochi altri esemplari simili, come il Mosquito o l’Alpino – fu riconosciuto il merito di aver contribuito all’affermazione della “motorizzazione popolare” in Italia.

Negli stessi anni primeggiarono a livello sportivo anche Moto Morini e F.B., che nel periodo prebellico costruivano motocarri. Morini esordì con la sua prima motocicletta, una 125 lanciata sul mercato nazionale e nelle gare, che fu protagonista di un gran numero di successi e vincitrice del Campionato Italiano nel 1948 e 1949. F.B. si impose a livello internazionale con il suo mrchio Mondial (emanazione milanese della Casa, ma interamente progettata e costruita a Bologna), che si aggiudicò il Campionato del Mondo nel 1949 e 1950.

Moto bolognesi del dopoguerra ripercorre le tracce di 49 aziende del settore motoristico delle due ruote, appartenenti o appartenute al distretto di Bologna. Nelle sale della mostra sono raccontate le vicende produttive di: A.C.S.A., Albertazzi, Avoni, Bertocchi, B.M.-Bonvicini, CARDA, Casa del Ciclo, Ceneri, Cimatti, C.M, Cremonini, Dardo, Albino De Togni, Luigi De Togni, DKW-Cavani, Ducati, Eolo, F.B-Mondial, Futuro, G.B., Gordio, Grillo, I.M.C., IBIS, Idroflex, Invicta, M.A.B.-ALBOR, Malaguti, MB-Baruffaldi, Meotti, Mingotti, MI-VAL, M.M., Moto Morini, Müller, Nettunia-Busi, O.C.C., O.M.A., O.M.B., O.R.A.M., Puledro, Rondine, S.A.C.I.E., Sangiorgi, Testi, Tigli, Veggetti, Verlicchi, Zironi.
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