Il contesto
IL CONTESTO Se ci dicono Triumph
noi pensiamo alle notti dei Rockers in giro per Londra, mentre ad Harley
associamo le inquietanti sfilate degli Hell’s Angels. L’iconografia
classica
vede il randagio a due ruote scivolare attraverso paesaggi urbani degradati,
con rifl essi di pozzanghere, fumo dai tombini, architettura industriale,
prostitute stanche e ubriachi che orinano contro il muro. Il tutto, da
godersi con la posizione di guida eretta e il motore pulsante di una moto
di carattere, come abbiamo fatto a Milano con una candida Triumph Bonneville
ed una nerissima Harley-Davidson Nightster. Siamo passati dalle zone dove
le lavandaie si usuravano le ginocchia sui Navigli a quelle degli esperimenti
architettonici di dubbia funzionalità, ma che piacciono e basta. Ci sono
piccoli giardini nascosti e grandi viali che, svuotati dal traffico, fanno
pensare al deserto. La circonvallazione, quando è sgombra da auto e camion,
diventa un percorso molto divertente, bello da guidare, con rotonde e curve
a esse.
In sella
IN SELLA Vediamo se riuscite a capirci su cosa intendiamo per moto
di carattere: vi mettete a cavalcioni, accendete il motore, impugnate i
comandi e succede qualcosa. Solitamente, se vi sentite a vostro agio, se
tutto è morbido, fluido e al suo posto, se avete la sensazione di avere
già guidato quella moto e ve ne andate in giro come se niente fosse, allora
siete su una moto giapponese che, di norma, è perfetta e mostruosamente
effi ciente, ma freddina a livello di personalità. Se, invece, le sensazioni
che percepite scavalcano il mero contesto pratico e sentite che state godendo
perché vi sembra di essere seduti su un essere vivente, allora siete su
una moto italiana, o una Harley. Poi, messa la prima, magari salta fuori
qualcosa che potrebbe funzionare meglio, ma state provandoun tale piacere
di guida che ci passate sopra. Ecco, la Bonneville appartiene al primo
caso, la Harley al secondo.