Mi presento alla MV come d'accordo alle 5 di sera. Vedo un sacco di gente "tirata" nella sala d'aspetto. Arrivano le 6, le 7 di sera, la fame aumenta, e dico ad Arturo Magni «Ma non arriva?» e lui «È il conte». Arrivano le 8; verso le 9 non ne potevo più. D'accordo, c'erano molte persone che continuavano ad entrare nel suo ufficio, per problemi sicuramente più importanti del mio, elicotteri e cose del genere. Ma alle 9 ho detto «Arturo, io non ne posso più, me ne vado a casa, è dalle 5 che aspetto», e lui «Ma no, resta lì tranquillo, sai è il conte Agusta, vedrai che adesso ti chiamerà».
Finalmente alle 10 mi riceve. Entro tutto emozionato in questa sala tutta buia, piena di coppe, e lui, in fondo, su una scrivania alzata, come a scuola, con gli occhi bassi. lo e Arturo lì fermi, gli ho detto «Buonasera signor conte». E lui mi ha risposto «E chi sei tu?». Porca miseria, ho guardato Magni e lui ha risposto «È Agostini». lo ero un bambino di 18 anni e mi sono subito agitato. E il conte «Agostini, sì, ma che cosa vuoi?». E allora io, non so come mi sia venuto in mente, gli ho detto «Voglio correre» «Ma tu sei capace di guidare la mia moto?» «Mi provi!». E allora lui «Arturo, metti giù quattro birilli e mandalo a Monza».
Difatti il giorno dopo, prenotata la pista a Monza, Magni ha messo i birilli sul rettilineo e mi ha fatto fare ancora le gincane. lo, tra parentesi, avevo già vinto il Campionato italiano delle 250. I birilli a Monza hanno funzionato e poi abbiamo firmato il contratto. Ma economicamente mi hanno dato poco, metà di quello che mi dava la Morini. Però ho firmato ugualmente, nonostante a Monza si fosse presentata la Gilera che mi offriva il doppio.