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Come mettere la moto in “letargo” per l’inverno

Con la brutta stagione alcuni motociclisti parcheggiano la loro moto in box, in attesa di indossare di nuovo il casco solo con i tepori primaverili. Vediamo dunque qualche consiglio utile per essere certi di avere la moto al top anche dopo una lunga sosta ed evitare brutte sorprese

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Alcuni motociclisti non smettono mai di usare la propria moto, nemmeno durante il freddo dell’inverno. Altri, invece, spengono la moto ai primi rigori e la parcheggiano in fondo al garage in attesa di indossare di nuovo il casco con i tepori primaverili. Vediamo dunque qualche consiglio per essere certi di avere la moto al top anche dopo una lunga sosta ed evitare brutte sorprese. Il più diffuso - quasi banale - è la batteria scarica. Ma ce ne sono molti altri che l’inattività può portare a ingigantirsi fino a rendere il nostro mezzo inutilizzabile o, in alcuni casi, pericoloso.

Nelle pagine successive vi illustriamo alcuni dei comportamenti virtuosi da adottare per essere pronti al momento di ripartire e vi mettiamo in guardia da quelli che potrebbero invece rovinare la vostra amata due ruote.

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Intanto, fate una sosta ad un distributore di benzina: il serbatoio deve essere riempito fino all’orlo. Così si evita la formazione di condensa all’interno (l’acqua nel motore è causa di guai importanti) e i depositi che l’evaporazione naturale della benzina può formare nel serbatoio o nelle tubazioni.

Conviene poi come prima cosa chiamare la propria compagnia e sospendere la polizza assicurativa. Quasi tutte le compagnie lo consentono anche se non sempre riattivare la copertura è un’operazione gratuita. Inoltre, spesso è richiesto di sospenderla per un minimo di tempo fino ad un massimo (ad esempio, da uno a quattro mesi). Poi, inizia il lavoro sul veicolo.

La prima cosa da fare è una bella pulizia a fondo della moto: questo per evitare che sporco e grasso possano lasciare segni sulla carrozzeria o sulle parti metalliche nei mesi di “letargo”. Siccome anche l’acqua può fare danni se lasciata agire a lungo, la moto va asciugata completamente dopo il lavaggio. Un panno di tessuto morbido è l'ideale. Va lubrificata anche la catena che è a rischio ruggine.

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Ovviamente, avere la possibilità di tenere la moto in un box chiuso è la cosa migliore: se poi c’è una presa di corrente si connette un mantenitore di carica e il gioco è fatto. In più si hanno tutti gli attrezzi e lo spazio per una eventuale, piccola manutenzione. Se il ricovero della moto è un garage comune o una tettoia all’aperto è consigliabile l’utilizzo di un telo per preservare da polvere e altri detriti la carrozzeria, la sella e altre parti sensibili. Se il locale è chiuso, basta anche un lenzuolo fissato con delle mollette o spille da balia. Se invece la moto sta all’aperto, esistono teli impermeabili molto efficaci, che arrivano a coprire anche tutte le ruote (proprio sui cerchi la pioggia, stagnando, crea danni). In questo caso però, consigliamo di toglierlo, ogni tanto, e magari sostituirlo con qualcosa di più leggero nelle giornate soleggiate e dopo le piogge: se un telo impermeabile impedisce all’umidità di cadere direttamente sulla moto, allo stesso modo trattiene la condensa. Il risultato potrebbe essere identico o addirittura peggiore. Per lo stesso motivo, durante la sosta prolungata non lasciate montati copertine invernali né coprimanopole imbottite. In ogni caso è meglio un luogo ombroso e arieggiato, per il ricovero della motocicletta o dello scooter.

Ultimo consiglio: se capita che qualche uccello in volo lasci un “ricordino” sulla carrozzeria, lavatelo via al più presto: gli escrementi dei volatili contengono agenti corrosivi che possono generare macchie o aloni impossibili da togliere. Una bella lavata e una pulizia accurata sono comunque da fare prima di ricoverare il vostro mezzo in garage. Un velo di silicone spray su plastiche e guarnizioni (ma non sui freni!) è un’eccellente garanzia in più per ritrovare la moto in perfetto ordine quando la riaccenderete.

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Il nostro primo pensiero va alla batteria. Quando non viene utilizzata e rimane collegata, subisce una minima, ma costante scarica. Se la vostra motocicletta è un po’ datata, vi basterà staccare il polo negativo (quello nero; il positivo è coperto da un cappuccio rosso) durante il periodo di inattività per scongiurare dispersioni. Parlando di moto moderne, dotate di sofisticate centraline e sistemi elettronici ai quali è bene non togliere totalmente energia, meglio optare per un mantenitore di carica. Se ne trovano di diverse tipologie, quasi tutti automatici, vale a dire che effettuano cicli di carica e scarica programmati per tenere in continuo controllo lo stato di carica della batteria.

Se si dispone di un garage con presa di corrente, l’operazione è estremamente facile, con i morsetti in dotazione o – in alternativa – realizzando un collegamento permanente con un jack esterno, che evita così di dover smontare sella, fianchetti, serbatoio (o pedana, nel caso di uno scooter) per accedere all’accumulatore. Se non avete una presa di corrente nel box, è possibile rimuovere la batteria dal veicolo e collegarla al mantenitore di carica in casa, purché si scelga un luogo sicuro. Attenzione: esistono diversi tipi di batterie (tradizionali, sigillate, al gel, al litio…): verificate che il mantenitore che avete scelto sia adatto all’utilizzo.

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Gli pneumatici non sono eterni anche se la moto è ferma. In parecchi casi esistono micro-perdite che possono portarli progressivamente a sgonfiarsi. Basta poco: non è necessario che siano completamente a terra per subire il peso della moto e schiacciarsi, deformandosi.

L’ideale è tenere il veicolo completamente sollevato da terra. In alternativa, se la moto ne è provvista, è preferibile il cavalletto centrale a quello laterale. In ogni caso la pressione va costantemente controllata e, se ci si prepara ad una sosta prolungata, è bene gonfiare le gomme anche un po’ oltre la soglia indicata dal manuale d’uso, proprio per contrastarne la deformazione. Ricordatevi però poi, prima di ripartire, di riportare la soglia dei bar secondo prescrizione della Casa.

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Un elemento da non sottovalutare sono i componenti in gomma e plastica della moto, come guarnizioni, paraolio, tamponi antivibranti, etc. che con il tempo e l’azione degli agenti atmosferici tendono a “seccarsi”, perdendo elasticità e capacità di svolgere il proprio compito. Prendete ad esempio i parapolvere della forcella: l’azione corretta è pulire gli steli dalle impurità che, se trattenute dai paraolio, possono graffiare la superfice. Subito dopo bisogna spruzzare un velo di silicone spray o lubrificante, per mantenere “morbida” la gomma e proteggerla da sole, freddo, pioggia.

Stessa cosa per la catena di trasmissione finale (che è composta da maglie metalliche e O-ring in gomma). Anche le carene di plastica vanno pulite, sgrassate e – se possibile – protette con prodotti specifici che le preservino dai raggi UV, dagli sbalzi di temperatura e dai graffi. Questi consigli sono validi non solo per le soste prolungate, ma sono buone regole anche per la manutenzione ordinaria.

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Gli affidiamo la sicurezza della parte più preziosa del nostro corpo, la testa. Quindi è giusto trattarlo sempre al meglio. Non solo durante i periodi di inattività, ma sempre. Al termine di ogni viaggio o gita, il casco va pulito con accuratezza. In qualunque negozio di ricambi oppure online trovate decine di prodotti specifici. Ma sono efficaci anche quelli che avete in casa. Per rimuovere moscerini e altri insetti spiaccicati, basta un panno umido: lo si stende sul casco per qualche minuto, in modo da “ammorbidire” i residui, che poi sarà facile togliere con una sola passata. Per la calotta si può utilizzare un detergente sgrassatore non aggressivo e un panno in microfibra. Per raggiungere le cavità delle prese d’aria e i meccanismi di sgancio della visiera, utilizzate un cotton fioc inumidito. La visiera è delicata, basta poco per graffiarla: meglio smontarla, usare abbondante acqua e sapone neutro, rimuovendo delicatamente lo sporco e asciugando con microfibra seguendo un solo senso, non con movimenti circolari, che potrebbero lasciare micrograffi fastidiosi mentre si guida. Stesso accorgimento è valido per il plexiglas della moto.

Ultimi, gli interni. Se l’imbottitura è rimovibile, si può lavare a mano con sapone neutro. Altrimenti si immerge il casco in una tinozza di acqua tiepida (non calda!) e si sciacqua abbondantemente. In entrambi i casi, l’asciugatura va fatta in luogo ombreggiato e ventilato. Non usate phon o caloriferi, né esposizione diretta al sole.

Infine riponete il casco in un luogo fresco e asciutto, meglio se con visiera aperta e a testa in giù su un supporto specifico: in questo modo scongiurerete il formarsi di muffe.

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Quanto elencato per la cura del casco è valido anche per i capi di abbigliamento. Innanzitutto ricordatevi che il vestiario va conservato in luogo fresco e asciutto, meglio se in un armadio separato dal resto dell’abbigliamento “civile”. Non spiegazzate giacche e pantaloni, ma appendeteli sulle loro grucce, in modo che tessuti, pelle e membrane interne non facciano pieghe, finendo col rovinarsi.

Gore-Tex e Cordura si lavano a mano, con sapone neutro e acqua tiepida. Immergeteli nel lavello o nella vasca da bagno, strofinando senza esagerare con una spazzola morbida i punti più sporchi. Per la pelle (giacche, guanti e stivali) è sufficiente una spugna bagnata. Se la pelle è bianca o colorata, un po’ di sgrassatore delicato aiuterà a togliere sporco e segni neri di smog, a patto poi di sciacquare accuratamente. L’importante è che, una volta asciugata la pelle, venga cosparsa di un lieve velo di crema nutriente, che la mantenga morbida e le restituisca la naturale impermeabilità ed elasticità. Anche per questo esistono prodotti specifici (addirittura alcune Case offrono kit di pulizia per i propri prodotti), ma in mancanza d’altro può andare bene la crema che si usa per il corpo: Nivea o simili idratano la pelle umana, ma funzionano egregiamente anche per quella del vostro giubbotto preferito.

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Non sono ancora molto diffusi, ma anche moto e scooter elettrici necessitano di attenzioni per preservarne la perfetta funzionalità. La loro manutenzione ordinaria è inferiore a quella di un normale mezzo con motore endotermico e, allo stesso modo, anche le pause prolungate richiedono un minor numero di accortezze. Fatta eccezione per carburante, lubrificante e liquido di raffreddamento, si considerino valide le osservazioni fatte sinora per le moto.

Attenzione però al pacco batterie, “cuore” dei veicoli elettrici. Laddove sia possibile, è consigliabile estrarlo dal veicolo e mantenerlo in luogo fresco e asciutto. In alternativa, meglio scollegarlo all’unità del propulsore. In ogni modo, anche se non si utilizza il veicolo, è bene mantenere il livello di carica delle batterie sopra il 50% almeno durante il periodo di fermo. Le medesime accortezze sono da osservare anche per le biciclette a pedalata assistita.

Potrà apparire pleonastico, ma i veicoli a propulsione elettrica non hanno un mantenitore di carica come avviene per la batteria delle moto “comuni”: Il caricatore stesso incorpora una centralina che ottimizza la ricarica, ma non è bene lasciarlo costantemente connesso. Inoltre la tensione è diversa (36 o 48 Volt per i mezzi “green”, 12 Volt quelli a motore endotermico).

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