Prima parte
Un entroterra sempre diverso. Ma, soprattutto, centinaia di chilometri
di costa ancora vergine. Occhio solo alle strade: quasi tutte sterrate
o con l’asfalto in brutte condizioni. Per il resto sarà una vacanza
sorprendente.
Servono moto robuste. Capaci di digerire il manto stradale per lo più a
pezzi. Figurarsi che su 18 mila km di strade ben 13 mila sono
sterrate.
Messo in conto questo aspetto preparatevi a un viaggio in una terra
affascinante,
rimasta congela nel tempo.
Il turista che verrà in questa terra proverà un senso di disorientamento.
Basti pensare, per esempio, che non esistono guide di viaggio dedicate
al Paese, inoltre la cartellonistica locale non aiuta ad orizzontarsi.
Entriamo in Albania dalla Grecia, da una scorciatoia al 70esimo km della
strada tra Igoumenitsa e Joannina, quindi snobbando la via principale.
Così ci siamo resi conto che per orientarci potevamo fidarci solo delle
nostre intuizioni (l’assenza di indicazioni è anche un segno dei
freddi
rapporti con la Grecia).
In dogana, chiedono 10 euro per il visto e 25 per assicurare temporaneamente
ciascuna moto. (...).
Saranda è l’emblema della foga immobiliarista che ha iniziato a
rovinare
la costa con innumerevoli scheletri di palazzi non terminati che arredano
il paesaggio.
Argirocastro è la “città dai mille gradini” che, con la
“città
dai mille occhi”, Berat, è la vera scoperta del viaggio. Molto belli
i loro centri storici.
Ad Argirocastro c'è la grande fortezza con sette torri con il Museo Nazionale
delle Armi. Da non perdere le vedute della città che si ammirano da
questo promontorio: la cordigliera dei Monti Ilunxhërisë, la piana
sottostante e, purtroppo, anche le brutture dei quartieri moderni.
Puntando verso sud si riprendere la strada che porta a Saranda, attraverso
un valico che in salita è in ottime condizioni e pessime in discesa.
Non perdetevi la “Blue Eye”, una fonte che la leggenda vuole
custodita
da un drago dalle dodici teste e che prende il nome dall’incredibile
colore
delle sue acque.
Saranda è base di partenza per il Parco Nazionale di Butrinto, Patrimonio
dell’Umanità, forse la risorsa turistica più importante del Paese e uno
dei “meno noti, meno frequentati e meno depredati” siti
dell’antica
civiltà del Mediterraneo. Gli scavi hanno portato alla riscoperta
dell’amalgama
di civiltà che si sono susseguite nella zona (ellenica, romanica, bizantina,
veneziana e turca).
Seconda parte
Puntiamo verso il Lago di Butrinto e penetriamo nel labirinto di strade
secondarie che conducono a Mesopotam. Da qui ha inizio la “via della
morte”:
una strada costiera che, lo dice il nome, non è in buonissime condizioni.
Però si può ammirare la costa con le sue spiagge infinite.
Ci fermiamo al Golfo Palermo, un promontorio circondato da acque
cristalline
e dominato dal castello del sultano Alì Pascià Tepelene. C’è
anche
una trattoria dove, con pochi soldi, è possibile farsi una bella scorpacciata
di cozze fritte.
Proseguiamo lungo la costa e attraversiamo Himare, un luogo infernale,
un agglomerato orribile di case ma che, a quanto sembra, è una località
di tendenza per gli albanesi che, di sera, si accalcano sul corso al ritmo
della musica turbo -folk. Visioni non troppo diverse si incontrano a
Valona, una città che ancora non sembra essersi ripresa dagli anni
della guerra civile del 1997.
Ancora una volta, ci viene voglia di fuggire dalla costa per cercare intimità
nell’interno. La nostra meta è Berat, la cosiddetta “città
dai mille
occhi”, per via delle numerose finestre che animano le case dei
quartieri
di Mangalem e Gorica e che, in determinate ore del giorno, creano affascinanti
giochi di luci.
Proseguiamo il nostro cammino verso l’interno, su strade sterrate
di
montagna, gustandoci scene bucoliche che ormai in Italia si sono perse
per sempre, e ci dirigiamo verso Ohrid, un grande specchio
d’acqua
(450 mq) che vanta in Europa il record di profondità (290 m). Il lago solo
per un terzo è albanese: gli altri due terzi sono macedoni e sono anche
i più spettacolari dal punto di vista paesaggistico.
La storia
L’Albania paga 40 anni di isolamento imposti dal regime
dittatoriale
di Enver Hoxha.
Dal febbraio del 1945, quando il tiranno fondò la Repubblica Popolare,
in occasione del ritiro delle truppe tedesche, fino al 1985, quando
morì, il Paese ha dovuto subire un regime stalinista con tutto ciò che
ne consegue: abolizione della proprietà privata, piani quinquennali, divieto
di professare qualsiasi fede, eliminazione degli avversari politici, polizia
di stato con compiti di spionaggio.
Il successore, Ramiz Alia avviò un programma di liberalizzazione e di
apertura verso l’Europa, ma la fine del potere comunista si ebbe solo
con le elezioni del 1992, ovvero con la vittoria del Partito
Democratico,
anche se la situazione fu lungi dal presentarsi stabile e salutare. Il
governo di Sali Berisha, fra l’altro, provocò lo scandalo delle
piramidi finanziare, per il quale la popolazione perse 1.2 miliardi di
dollari e una guerra civile che causò 3.000 morti. Oggi il politico, dopo
8 anni di opposizione, è tornato al potere, succedendo a Fatos Nano.
Info utili
Mangiare e dormire: mediamente alberghi e ristoranti albanesi hanno
prezzi abbordabili. Tantissime sono le sistemazioni familiari, ma è facile
anche imbattersi in dimore lontane dai nostri standard di comfort.
Berat: abbiamo trovato un ottimo rapporto qualità/prezzo
all’Hotel
Mangalemi, una specie di locanda situata nel cuore della città vecchia
dove una camera matrimoniale + prima colazione costa 20 euro a persona
e dove è possibile gustare cucina tradizionale.
Argirocastro: l’Hotel Kalemi è una casa tradizionale,
accuratamente
restaurata dal proprietario in accogliente guest house. Da non perdere
la colazione in balcone con spettacolare vista sulla città e i Monti
Ilunxhërisë.
© RIPRODUZIONE RISERVATA