1° parte
Coast to coast da Tarifa e Tangeri, le due perle dello stretto di Gibilterra,
una specie di autostrada del mare dove per molto tempo si pensava finisse
il mondo e dove regna un’atmosfera unica, quella dei territori estremi.
Confine fra il Mare Nostrum e l’oceano, frontiera di due continenti, la
portata storica, geografica, politica ed economica di questi luoghi è immensa
Dal colle del Cabrito, qualche chilometro
dopo Algesiras, la costa africana appare come un miraggio. Siamo sulla
punta sud dell’Europa, nello stretto di Gibilterra. Qui il mare è
un’autostrada
marittima impressionante dove navi e battelli di ogni tonneggio e di ogni
paese si succedono ad un ritmo incredibile. Tutto il commercio internazionale
sembra riassumersi in questo piccolo braccio di mare. Il vento soffia senza
pausa, con violenza. "Andare in moto in questi luoghi non è
sempre facile, soprattutto quando il vento è a raffiche”,
mi dice
Alvaro, una guardia forestale del vicino parco, con cui bevo un caffè al
bar del colle. Per catturare quest’energia gli uomini hanno piantato tante
turbine nelle montagne che dominano la costa. Si direbbe una foresta
di alberi meccanici in un paesaggio lunare. Non so dire se è bello
o brutto, ma le eliche che girano amplificando il rumore del vento e la
sensazione è terrificante.
Fra una raffica e un mulino, il rumore dello scarico Harley è quasi innocuo.
Partiamo da Tarifa, una cittadina di 17.000 anime piantata su una
penisola
rocciosa fra mare e montagna. “Siete nella città più
a sud dell’Europa”
proclamano i cartelli all’entrata, ma la strada statale non ci passa
neanche.
In ogni caso è a Tarifa che la distanza fra Africa ed Europa è più
corta:
solo qualche chilometro ogni anno varcato da migliaia di clandestini. Che
siano marocchini o sub-sahariani, lo stretto è la distanza che li separa
dal paradiso immaginato. La possibilità di avere accesso ad un lavoro,
alla sanità o all’educazione è legata a questi pochi chilometri
d’acqua
agitata dal vento.
Vittime del miraggio europeo, in tanti arrivano senza vita su queste
spiagge. Sul muro della scuola elementare, gli alunni della città hanno
disegnato delle scene che rievocano alcune di queste migrazioni drammatiche.
Difficile restare insensibili... Così come è difficile restare insensibili
all’atmosfera che circonda la città: strade strette, case bianche, le
mura, il castello moro, chiese popolate di statue venerate da secoli.
Tarifa è un tipico villaggio andaluso, ma dotato d’una posizione
geografica
singolare.
Antonio, il guardiano di notte dell’hotel la Mirada, in cui io e la
Harley abbiamo trovato rifugio, spiega i cambiamenti in atto negli
ultimi anni: “Non tanto tempo fa, i giovani di Tarifa, stanchi di
vivere
di pesca miserabile e di contrabbando rischioso, fuggivano da questa
terra maledetta da Eolo. Fino al giorno in cui i primi surfer e windsurfer
arrivarono e scoprirono le immense possibilità che offrivano le nostre
spiagge per il loro sport. Presto questi luoghi divennero mecca
per gli atleti del vento, ed è accaduto che i giovani di Tarifa hanno cominciato
a tornare a casa”.
È vero che le spiagge di Tarifa sono eccezionali: le raffiche che da
secoli “limano” la costa, hanno reso la sabbia finissima.
“L’unico problema”, aggiunge Antonio, “è
che è sempre più
difficile trovare una casa ad un prezzo decente. Le vecchie abitazioni
moresche dei pescatori sono state comprate a prezzo d’oro e non si trova
più niente da rinnovare. La mia paura è di vedere arrivare un giorno
i grossi promotori, gli stessi che trovi a Marbella e su tutta la Costa
del Sol”.
Per ora Tarifa resiste all’invasione del cemento e ha lo sguardo più
rivolto
verso le coste africane che le grandi metropoli europee. La sera, ad esempio,
nelle piazzette della vecchia città o nei bar strapieni, la musica che
si ascolta non è il rock, ma il flamenco, una musica che da secoli è il
simbolo dei contatti e degli scontri fra la cultura araba e quella iberica.
Tarifa e dintorni
Intorno a Tarifa, si trova innanzitutto il Parco naturale de los Alcornocales,
un’area protetta di eccezionale bellezza che custodisce dei tesori
ecologici.
Il giro del parco è una formidabile escursione in moto.
Da Tarifa si
va ad Algesiras ed eventualmente a Gibilterra, dove si può fare qualche
compera e salire in funivia sulla roccia che domina la cittadina inglese
(per il resto, è caro e non c’è granchè da visitare).
Da lì, si
segue
la A369, una strada da sogno in moto, passando da Jimena de la Frontera,
fino a Ronda. Questa città, come le altre che seguono, merita
senz’altro
una sosta (consultare una guida sull’Andalusia o
www.andalucia.org,
il sito ufficiale della Junta de Andalucia).
Si prosegue, poi, fino ad Arcos de la Frontera, via Ubrique ed El Bosque.
Una grande strada conduce a
Jerez de la Frontera e Cadiz. Dalla
capitale della provincia si ritorna per la N340 a Tarifa, senza omettere
di visitare la piccola località di Zahara de los Atunes, che si raggiunge
attraverso una stradina costiera da imboccare subito dopo
Vejer de la
Frontera.
Se vi proponiamo questo piccolo paesino sul mare è perché è rimasto intatto
e vi si mangia dell’ottimo pesce.
Il giro completo è lungo poco più
di 300 km e può essere fatto in uno o due giorni. L’ideale sarebbe
pernottare in uno dei Paradores di Spagna, residenze piuttosto lussuose
gestite dalla stato, spesso castelli e monasteri collocati in posizioni
panoramiche.
Consigliamo quello di Arcos de la Frontera.
2° parte
Se Tarifa rivolge il suo sguardo al Maghreb, Tangeri si può considerare
una finestra sull’Europa. Addossata alle montagne del Rif, in una baia
protetta dai venti fra il capo Spartel e quello di Malabata, la città appare
come un incanto. Vista dal porto, la medina è splendente con le sue case
bianche che formano un solo e unico blocco.
Rumori, odori, folla, indicazioni, tutto è differente e caotico. Alla discesa
del battello, dopo aver passato una dogana con tanti uffici e riempito
una somma incalcolabile di moduli, la prima cosa da fare è fermarsi un
attimo per ambientarsi. Non sarà facile trovare un piccolo hotel
economico
con un garage, ma almeno si possono fare le prime cose senza fretta. Due
giorni dopo, il caos è quasi assimilato e le attività, gli orari e i ritmi
appaiono più chiari.
La destinazione da non mancare è la Medina con i suoi due pittoreschi
mercati, il grande e il piccolo Socco (nome spagnolo che è rimasto
e che è una derivazione di souk in arabo). La Grande Moschea e la
Quasbah
sono due altre destinazioni turistiche, ma anche luoghi interessanti dal
punto di vista storico e sociale. Ma la biù bella cosa da fare, la sera,
a Tangeri è quella di bere un te alla menta sulla terrazza del Caffè Hafa,
guardando il crepuscolo che accende le “rive”
dell’Europa.
È un rito venire con la famiglia a vedere la Spagna da lontano. Chi non
ha modo di sedersi nella terrazza del caffè va altrove, sull’erba o
sulle panchine. Bisogna veramente venire a Tangeri per realizzare che
l’Africa
è vicina all’Europa, capire che non è un continente lontano. Fra
l’altro
il Marocco, da sempre orientato sull’Atlantico con il porto internazionale
di Casablanca, guarda con più insistenza all’Europa e al Mediterraneo.
Il progetto di creazione di un nuovo grande porto a Tangeri è già in
fase avanzata e la messa in opera è prevista nel luglio del 2007.
Quello attuale è completamente saturato, soprattutto dal traffico passaggeri.
Sono in effetti più di tre milioni gli emigrati che attraversano ogni anno
le griglie della dogana con targhe francesi, belghe, tedesche o olandesi.
In fondo, lo sviluppo della città, che ha patito durante tanti anni la
colonizzazione degli spagnoli e l’indifferenza del potere centrale
marocchino,
sarebbe un giusto ritorno al glorioso passato. Quello di Tangeri gestita
da uno statuto “internazionale” (1923-1956), una sorta di zona
franca,
in cui il commercio era molto attivo e i capitali abbondavano.
Ancora oggi gli abitanti di Tangeri parlano con nostalgia di quell’epoca
di prosperità, tolleranza religiosa e scambio culturale con i differenti
paesi del Mediterraneo.
Tangeri e dintorni
Sbarcati a Tangeri la cosa più scontata sarebbe puntare sulle montagne
del Rif o verso l’interno del paese, magari per il classico tour delle
città imperiali. In realtà, anche i dintorni di Tangeri si prestano a delle
belle gite.
Due, secondo noi, sono gli itinerari interessanti.
Il primo, molto corto, si sviluppa verso ovest, attraversa capo Spartel,
tocca le famose grotte di Ercole e arriva nella tipica ed incantevole cittadina
di Asillah. L’altro si snoda verso est, prima verso Ceuta
seguendo
la statale 704 per il capo Malabata, poi su Tetouan e Ketama.
Il primo giro è relativamente turistico, ma ha il vantaggio di poter
essere
fatto tranquillamente in una giornata, prendendosi il tempo per fare delle
visite e per mettere le gambe sotto ad un tavolo (eccellenti i piatti a
base di pesce).
L’altro è più lungo (più di 300 km solo per arrivare a Ketama) ed
è
molto più impegnativo, con strade difficili e spesso non in buone
condizioni.
Ma il percorso è veramente esaltante perché permette di scoprire la catena
di montagne del Rif attraversandolo lungo la sua cresta. L’unica
cosa da sapere è che una delle culture più diffuse su queste montagne è
l’hashish e che sarete spesso sollecitati a comprarne. Inutile
dire
che è una cosa da evitare assolutamente perchè un soggiorno nelle prigioni
marocchine è praticamente garantito!
Rientrando in Spagna da Ceuta si può complicare il percorso passando per
la punta dei Pescatori, Bou Ahmed e il capo Mazari. In tal caso
è necessario prevedere abbastanza benzina e adattare la velocità alle condizioni
della strada, spesso veramente rovinata.
La moto
Diciamolo subito, la Harley-Davidson Sporster XL 883 C non è la moto più
confortevole che esista per fare lunghi viaggi, a causa di una posizione
di guida tipicamente custom e degli ammortizzatori con corsa ridotta.
Ma i vantaggi sono comunque tanti, a cominciare dal consumo ridotto e dalla
coppia che offre questo «piccolo» bicilindrico. Quest’ultimo parametro
è molto importante, soprattutto sulle strade di montagna del Rif.
In effetti, quando si vuole sorpassare un veicolo lento (numerosi) fra
due curve, disporre di una bella accelerazione partendo dai bassi regimi
non è solo confortevole, ma anche rassicurante.
Inoltre, ovunque si vada, in Andalusia o in Marocco, un’Harley suscita
sempre l’interesse della gente. Per il trasporto degli affari personali,
abbiamo scelto una borsa da serbatoio Tucano Urbano, modello Strada Piccola
con una capienza massima di 19 litri ed equipaggiata con copertura antipioggia
e portacartina impermeabile.
1000 km 2 continenti
A Tarifa, fra piccoli alberghi, pensioni, agriturismo e camping, la scelta
dipende solo dal budget di ognuno. Fuori stagione i prezzi sono generalmente
inferiori del 20-30%, ma la scelta diventa limitata se si esce dal centro.
Vi consigliamo, per l’accoglienza e la possibilità di disporre di un
parcheggio
per la moto, l’Hotel La Mirada in città e il Cortijo las Pinas più
periferico.
Quest’ultimo è una hacienda tradizionale andalusa e ogni camera è dotata
di una cucina. I prezzi vanno dai 50 ai 60 euro nel primo e dai 55 agli
80 nel secondo.
A Tangeri, invece, è abbastanza difficile scovare un albergo economico
con box in centro città, ma si trova sempre il modo di arrangiarsi. Negli
alberghi quattro stelle, come l’Intercontinental, c’è un garage e la
notte costa solo 50 euro!
MANGIARE
Sulla costa andalusa e quella marocchina è possibile mangiare molto bene
con pochi soldi. A Tarifa, per esempio, nella stessa strada dell’hotel
la Mirada, c’è una cantina che serve un menu agli operai per 6 euro, tutto
compreso. I ristoranti per turisti invece sono molto più cari e la stangata
è assicurata.
A Tangeri, invece, c’è di tutto a prezzi sempre abbordabili. Le
specialità
sono chiaramente quelle di mare.
La cucina marocchina, in generale, è molto più gustosa e meno grassa
di quella andalusa perché quasi tutto viene arrostito, anziché fritto.
TRAGHETTI
Il porto di Tarifa è dedicato sopratutto alla pesca, ma da qualche tempo
ormai un traghetto rapido effettua due traversate gionaliere fino a Tangeri.
C’è molto meno folla che ad Algesiras e il prezzo per un conduttore+moto
è più o meno di 50 euro. Con un biglietto andata e ritorno si risparmia
il 10%. Sul traghetto, durante il viaggio, si è in zona franca, quindi
parecchi acquisti si fanno senza pagare le tasse...
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