a cura della redazione - 20 December 2016

“La sfida è stata rinnovarla mantenendola fedele a sé stessa”

Ducati Monster 1200 S 2017: in occasione della prova, i responsabili del design (Andrea Ferraresi  - direttore centro stile - e Giovanni Antonacci - designer) ci spiegano come si è sviluppato il look della maxi naked sportiva più iconica. Se la guardi distrattamente potresti scambiarla per la “solita” Monster, invece la 2017 è più essenziale e con vari richiami alle origini

tutta nuova

In copertina di Motociclismo di dicembre campeggia la nuova Ducati Monster 1200 S, in azione durante il test di Fabio Meloni nell’entroterra della Costa Azzurra. L’ultima versione della maxi naked bolognese, presentata a Eicma 2016 insieme ad un’altra importante schiera di novità Ducati che ha fatto seguito a quelle viste a Colonia, è stata guidata dal nostro tester al lancio stampa, ma soprattutto è stata oggetto di un approfondimento che ci ha visto in fabbrica a Borgo Panigale per parlare con chi questa moto ha voluto, progettato, disegnato e realizzato.
 
Eravamo partiti con l’idea di un face lift, poi ci siamo fatti prendere la mano e abbiamo realizzato una Monster completamente nuova”, dice Stefano Tarabusi, product manager della Ducati Monster 1200 S 2017. Sinceramente, ad un primo sguardo superficiale, tutte queste differenze tra versione 2013 e 2017 non le avevamo notate… Per questo siamo andati a Bologna, e abbiamo fatto bene: dopo varie interviste, siamo tornati in redazione con la consapevolezza di aver sottovalutato la quantità di novità presenti sull’ultima 1200. Nelle interviste che potete leggere su Motociclismo di dicembre, Tarabusi svela per esempio che avremmo potuto vedere una replica esatta della prima versione (1993), salvo poi…; Caprara (vehicle project engineer) invece spiega per filo e per segno che la ciclistica ha davvero poco a vedere con quella della versione precedente; Sairu (head of engine project management) dice che questa nuova versione del Testastretta ha ben poco da invidiare a quello della 1200 R. E anzi… Infine, Ferraresi (Ducati design center director) e Antonacci (senior designer) raccontano come il passato li ha ispirati a guardare al futuro.
 
Ed è proprio l’intervista ai designer che vogliamo proporvi oggi, come estratto del lungo servizio che potete trovare sul giornale riguardo alla Monster 1200 S 2017. Tra le altre cose, si approfondiscono le (molte) differenze stilistiche tra la 2013 e la 2017, alcune più evidenti, altre di dettaglio. Niente di macroscopico, nessuna rivoluzione (guardate il confronto fotografico nella gallery), ma una moto completamente nuova che non rinnega - anzi richiama – il proprio, glorioso passato.

Versioni, colori e prezzi

La nuova Monster 1200 sarà disponibile a partire dal mese di gennaio 2017, ai seguenti prezzi (chiavi in mano):

  • 1200 "base" (Rosso Ducati con telaio rosso e cerchi ruota neri) - 14.240 euro
  • 1200 S rossa (Rosso Ducati con telaio rosso e cerchi ruota neri) - 17.240 euro
  • 1200 S grigia (Liquid Concrete Grey con telaio nero e cerchi ruota neri) - 17.140 euro

“Ci siamo ispirati al Monster di Galluzzi”

C'è tanta tecnologia in più sulla nuova Monster... ma è tecnologico anche il modo in cui l'avete disegnata o si parte sempre dal foglio di carta?
C'è stata un'evoluzione anche nel modo di disegnare, però l'inizio di tutto continua a essere uno sketch fatto con la biro su un pezzo di carta. È una fase che si chiama di warm-up, di riscaldamento, in cui scaldi la mano, anche se in realtà stai scaldando il cervello. Da qui inizi a evolvere gli sketch, sempre manualmente, e solo alla fine li scansioni, li trasferisci nel computer e con Photoshop li abbellisci. Questo per esempio è lo sketch della cover del codino (Ferraresi ci mostra un disegno), che di norma è l’ultima parte di moto che si disegna.
 
E qual è la prima?
La linea del profilo della moto. Inizi con la base tecnica per avere le giuste proporzioni, poi inizi a lavorare sulla fly-line: proiettore, serbatoio e sella. Il Monster ha un profilo molto caratteristico, unico, con una linea che collega serbatoio e proiettore puntando verso il basso. Questo devi provare a riproporlo nei bozzetti e non perderlo. La sfida è stata cercare di tenerla fedele a se stessa ma rinnovarla. In questo caso ci siamo ispirati a quello che era il primo Monster, di Galluzzi. Abbiamo quindi lavorato sul serbatoio, ripulendone le superfici, rimpicciolendolo e snellendolo, mantendolo però molto atletico.
 
In particolare come vi siete ispirati alla Monster di Galluzzi?
Il serbatoio è tornato a essere più puro, e lo si nota bene nella vista tre quarti posteriore, sul dorso. Sulla precedente era molto muscoloso; da un certo punto di vista abbiamo cercato di mantenere una certa atleticità, ma abbiamo provato a semplificare le linee. Una delle differenze maggiori che si notano osservando i due serbatoi, oltre ai volumi differenti, sono le superfici più semplici, soprattutto sulla guancia, che prima era divisa in due parti. Abbiamo giocato molto su superfici molto fluide con teorici abbastanza segnati. Poi c'è stata la reintroduzione del gancio, che ha richiesto un lungo lavoro di ricerca perché abbiamo provato e sperimentato varie proposte.
 
Come è nata l'idea di reintrodurre il gancio di blocco del serbatoio?
Fa parte della ricerca di una maggiore autenticità. Visto che il primo Monster aveva il gancio, elemento che riteniamo essere distintivo, abbiamo voluto riproporlo sulla nuova versione. Trovaimo che dia un valore aggiunto di autenticità, ed è anche un bel dettaglio tecnico: è in alluminio, anodizzato. È un oggetto curato.
 
La Monster aveva il portatarga fissato al forcellone, mentre ora siete tornati a una soluzione più tradizionale e bella. Ma come mai siete tornati indietro?
La scelta del portatarga fissato al forcellone era stata fatta per accorciare visivamente la moto. Una moto risulta tanto più corta quanto più la carrozzeria è compresa tra le ruote, quindi avevamo deciso di eliminare il classico tegolino, così come in gergo veniva chiamato il portatarga della Monster per via del fatto che quello della prima versione ricordava una tegola. Il posizionamento del portatarga in basso aveva avuto l'effetto collaterale di coprire la ruota posteriore. Quando abbiamo iniziato a ragionare sul nuovo Monster abbiamo valutato aspetti positivi e negativi; dato che la moto è stata accorciata abbiamo pensato che potevamo tornare ad avere il tegolino alto. La moto non ne avrebbe risentito in termini di lunghezza percepita e in più avevamo il vantaggio di tornare a vedere la ruota posteriore, che trasmette l'idea di una sportività superiore.
 
Come al solito il giro dei collettori è molto bello. È una casualità tecnica o c'è il vostro zampino di designer?
C'è molto di nostro. Il giro dei collettori è un elemento che nasce insieme alla moto dal punto di vista stilistico. L'unico vincolo è quello della lunghezza dei collettori primari, che dev'essere simile o uguale; la lunghezza ce la comunica l'ufficio tecnico, e da lì iniziamo a disegnarli. I collettori sono assolutamente un elemento di design, tant'è che noi li utilizziamo come elemento caratterizzante di ogni nostro modello o famiglia di modelli.
 
Non temete che le differenze stilistiche tra vecchia e nuova versione non vengano notate da chi ha occhi appena meno che attenti?
Noi siamo convinti che, come succede quasi sempre per le questioni di stile, tu possa percepire che qualcosa è cambiato, che la moto ti piace di più, pur non sapendo spiegare il perché. Faccio un esempio: a me è successo con la Golf VII. Quando l'ho vista mi è piaciuta moltissimo ma non sapevo individuare le differenze con la VI; ho dovuto stamparmi tutte le viste e a quel punto ho individuato differenze molto profonde, ma a prima vista non avrei saputo dire dove fossero. Sapevo solo che mi piaceva moltissimo.
 
In generale qual era l'idea che volevate dare della nuova Monster?
Volevamo fosse un po' più sportiva senza sacrificare l'enorme passo avanti in termini di comfort che avevamo fatto con la precedente versione. Va da sé che comunque qualche piccolo sacrificio c'è stato: abbiamo perso un litro di serbatoio, la coda è più corta e quindi lo è la sella del passeggero, di circa 20 mm, non ci sono più i maniglioni, integrati nel codino. Crediamo tuttavia che si rimanga abbondantemente nell'accettabile per il tipo di moto, e che il guadagno in termini di immagine sportiva sia molto maggiore.
 
Quali altre differenze stilistiche ci sono con la precedente versione?
Il faro è completamente nuovo, e sulla S è dotato delle DRL. È una soluzione che rende la moto subito riconoscibile quando la vedi arrivare negli specchi retrovisori. Ci siamo dati l'obiettivo di far parlare alle nostre moto un linguaggio comune sotto questo punto di vista, differenziato tra modelli naked e non naked. Una volta che avremo finito il ciclo di rinnovamento su tutte le nostre naked, entro tre anni quindi, troverai su tutti i modelli questa forma a C rovesciata o a omega che già trovi su X-Diavel e Diavel. C'è poi il nuovo supporto del cruscotto, che non nasce più dal proiettore, ma è idealmente collegato al manubrio, lasciando più semplice e pulita la parte del faro, in linea con l'idea di semplificare la moto. Secondo la stessa filosofia gli indicatori di direzione non nascono più dal proiettore ma dalla forcella. Abbiamo poi ridisegnato la cover del collettore di scarico. In generale, lo dico molto terra terra, abbiamo voluto togliere un po' di roba, ripulire la moto. Poi c'è il forcellone, anche lui completamente ridisegnato. È ispirato al disegno di quello precedente, ma è come... se fosse andato in palestra.
 
C'è qualche soluzione che avreste voluto proporre ma non avete potuto?
Sulla strumentazione potevamo fare qualcosa di ancora più minimal; la mia volontà è quella di arrivare all'idea di uno smartphone collegato in modo molto pulito al manubrio. Ho visto a EICMA che qualche competitor ha proposto una soluzione che è quasi quella che avevamo in mente noi (si riferisce a KTM con la 1290 Super Duke R, ndr), ma avremo tempo. Dopodiché, come vi dicevamo, abbiamo messo mano alle cover, riducendole come numero e superficie. L'obiettivo di medio termine è quello di arrivare ad avere, se non moto cover-free, delle cover ridotte davvero al minimo. Questo vuol dire disegnare componentistica bella. Faccio l'esempio del vaso di espansione: è un soffiato bianco, non sta bene in vista. Se fosse un bell'oggetto si potrebbe lasciare in vista. L'idea quindi è bella meccanica da lasciare in vista. 
 
Come si pone la Monster R in questa evoluzione? In parte vi ha fatto da ispirazione, non ha tutte le novità che ci sono sulla nuova 1200, ma rimane comunque il top di gamma; è una situazione strana.
Io (parla Ferraresi) la vedo più vicina alla nuova 1200 piuttosto che alla precedente. È vero che quando ci siamo chiesti come fare la coda della nuova abbiamo guardato quello che avevamo fatto sulla R. La R è stata fonte di ispirazione, e in questo momento è ovviamente intermedia tra le due, anche temporalmente. Rispetto alla vecchia 1200 ha solo la coda nuova, poi sulla nuova 1200 abbiamo pure rivisto serbatoio, forcellone. Ci è servita anche come ispirazione in termini di sportività. Ciò non toglie che sia appartenente alla famiglia Monster precedente.
 
Confessate, state già lavorando a una nuova R...
Diciamo che per adesso la famiglia Monster è già abbastanza ampia così...

nuda in copertina!

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