Reduce da due test di café racer (la
BMW R nineT Racer e la
Yamaha XSR900 Abarth) mi ero preparato psicologicamente a tornare a casa con i polsi rotti anche questa volta. Invece, dopo circa 200 km di curve senza sosta in sella alla nuova Ducati Scrambler Café Racer, sono sceso ancora tutto intero, con le braccia caricate, ma non dolenti, al pari della schiena, supportata da una sella abbastanza ben imbottita. È forse questa la più bella sorpresa della nuova arrivata nella famiglia Scrambler. La compattezza e la leggerezza sono due dei punti forti dei modelli della gamma, ma non fatevi ingannare: non sono moto piccine. Anche io, che supero di poco i 180 cm di statura, non sono sacrificato in sella, ma trovo un’ergonomia tutto sommato confortevole. Rispetto alla Icon, la sella è leggermente più alta (+ 15 mm) e il manubrio decisamente più basso (+ 175 mm) e avanzato (+ 155 mm). Ma le gambe non sono troppo piegate e la posizione è attiva e aggressiva. Sotto il naso c’è solo l’asfalto. Per buttare uno sguardo allo strumento, lo si deve distogliere dalla strada. Senza parlare degli specchietti alle estremità del manubrio: rifiniti in maniera impeccabile, sono però lontani dal campo visivo “normale”, esposti quando si guida nel traffico e praticamente condannati nel malaugurato caso di una banale scivolata.