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Kawasaki Ninja 1000 2004: l'ultima vera moto

Sgarbata, prepotente, sensuale, irresistibile, incredibile. Un pugno in faccia, un volo su un caccia, un salto nel vuoto. L’imperdibile ZX-10R (2004)

Kawasaki ninja 1000 2004: l'ultima vera moto

Magari qualcuno si aspettava la seconda puntata del tema "le mie moto preferite" (qui la prima parte). Arriva, non ora. Mi fermo un attimo perché nella prima parte è venuto fuori il nome della ZX-10R nella terribile versione 2004 e siccome due miei amici sulle Kawasaki ci muoiono, vedo di accelerare il decorso. Non mi piace vederli soffrire.

Per scrivere questo articoletto sono andato a ripescare la prova dell'epoca, pubblicata su Super Wheels di aprile '04, di cui ho riprodotto il sommario originale. Perché penso che sia una delle due-tre cose belle che ho scritto nella vita. Già si capisce che mi era piaciuta. E molto. Prima di rileggere l'intero articolo vedo di buttare giù quelle cose che ho ancora stampate nella memoria, sono successe nove anni fa e sono proprio curioso di vedere cos'è rimasto.

 

TERRIBILE MA FACILE, POSSIBILE?

La prima cosa che ricordo è come la ZX-accia esce dalle curve. Il motore tira da far paura, il sedere si schiaccia, e pare addirittura che il telaio si accartocci sotto le botte di coppia. Insomma, ci salti fuori così strapazzato che ti pare di essere di traverso, ancora a mezza piega la ruota anteriore decolla e tu giri il manubrio a controsterzo, poi continui il volo, terza, quarta, e quando atterri lei sbacchetta nervosa, chiedendoti di infilare altre due marce. Cosa che puoi fare anche senza allungare troppo, tanto il tiro basta e avanza. Ecco, in questa situazione che sembra da incubo, tu ti senti veramente a posto. Strano. Anzi, un miracolo. Questa ZX ti fa sentire bravo, bravissimo, più di qualsiasi altra moto. Beh, poi mi ricordo anche altre cose ma direi che questa possa bastare.

 

MODERATI? PRRRR

Leggete questo titoletto in stile Alberto Sordi. Se becco qualcuno che ANCORA mi dice "a cosa servono i CV", non lo meno, ma lo metto su questa ZX e gli blocco il polso a gas spalancato. E quando scende riformulo la domanda. Ora mi ricollego all'articolo di SW prendendone i tratti che mi piacciono di più. Eccolo qua...

 

NON HA SENSO

La ZX-10R è priva di senso. Per mille ragioni, ma prima di tutto per le prestazioni. I 168 km/h che si leggono sul tachimetro sono già sufficienti per bruciarsi un bel po’ di punti dalla patente. E si è solo in prima: che ce ne facciamo di tutte le altre cinque marce? Dove le usiamo? E poi, un dettaglio, CHI le usa? Chi è capace di sfruttarli tutti, dal primo all'ultimo? A questo punto potremmo addurre altri innumerevoli logicissimi argomenti per impostare un buon ragionamento, ma ci fermiamo qui perché anche i migliori propositi svaniscono, annullandosi in un istante, dissolvendosi contro una, una sola infinita qualità: la ZX-10R è la più emozionante maxi sportiva che ci sia mai capitato di provare. Poi, anche se non sei capace di guidarla, che importa?

 

QUALCHE CONTROINDICAZIONE, INUTILE NASCONDERLO, C’È

Per scatenare i 175 CV occorre tanto spazio, più una manetta allenata a maneggiare la dinamite. Chiaro che, oltre alle paradisiache autostrade tedesche, il luogo adeguato a tirare fino in fondo almeno una quarta (e non esageriamo) sia la pista, visto che su strada ci si deve accontentare di viaggiare a regimi medio-bassi, altrimenti si corre il rischio di andare oltre qualsiasi limite.

Ma anche in questo caso - stradal-castrato - il divertimento c’è: sarà assolutamente irrazionale, ma volete mettere il gusto che si prova solamente nel possedere una bestiaccia a due ruote che, in tema di prestazioni, fascino e cattiveria, permette di non abbassarsi neppure a considerare una rivale?

 

INQUALIFICABILE OGGETTO SESSUALE LA ZX-10R

All'epoca (2004) non è che in tema di supersportive siamo proprio a piedi. Ci sono, in ordine alfabetico, l'Aprilia RSV 1000R Factory, la Ducati 999 S, la Honda CBR1000RR, la MV Agusta F4 1000 S, la Suzuki GSX-R 1000 e la Yamaha R1. Tutte bellissime ma chi svetta è la ZX-10R. Non perché sia la più veloce - il titolo se lo gioca con la R1 - ma perché è la più ignorante. Hai detto niente.

Tra l'altro l'avvento di questo inqualificabile oggetto sessuale manda in pensione l'ormai vetusta ZX-9R, che gira e smista ci portiamo dietro dal '98. Due salti generazionali, mica uno. Il motore è tutto rifatto, e il telaio ha la curiosa caratteristica delle travi che passano sopra il motore, snellendo abbondantemente il tutto, così ha la vita stretta da bicilindrica. Poi pesa 170 kg a secco, insomma, una 125 un po' abbondante.

Quando leggiamo che "gli spessori delle travi sono ridotti al minimo" facciamo spallucce, ormai lo leggiamo da anni. Beh, per la prima volta ho visto un forcellone spaccato a metà mi sono venuti i brividi: era quello della ZX-10R e pareva fatto con un foglio di alluminio. È successo qualche mese dopo la prova, siamo andati al Nürburgring per la classica comparativa delle maxi e Faustone è scivolato su una striscia di liquido di raffreddamento lasciato da una carriola di auto d'epoca, che gli venga un accidente. La moto si è scassata (lui un po' meno), e così abbiamo visto com'è fatto questo forcellone. Allora la sensazione di accartocciamento del telaio non era forse solo una sensazione.

 

ZEPPA DI ELETTRONICA: FANALI, CONTAGIRI, FRECCE...

Ovviamente allora eravamo tutti felici senza l'elettronica (a proposito: siete pro o contro? Cliccate qui), e i 154 CV alla ruota ci parevano una bella cosa con cui combattere a mani nude. E in effetti non erano per niente male. Ecco come ti trattavano...

Non c’è voluto molto per capire come girano le cose in sella alla maxi Kawasaki. E pensare che l’approccio è avvenuto nel migliore dei modi, in pista a Misano (si girava ancora antiorario). Lei, l’ignorantona, non si è nemmeno premurata di avvertici del calcio che ci sta preparando per sferrarcelo nel sedere appena sul contagiri s'accende l’invisibile tacchetta dei 9000: un salto nell’iperspazio, nel quale piombi col casco appiccicato alla faccia e la ruota anteriore che anche in quarta galleggia a un palmo dall’asfalto.

 

NON SI GODE SOLO IN PIEGA

Il momento più gustoso della guida di una moto è la piega. Con la ZX-10R si aggiunge anche quello del rettilineo: non si vede l’ora che si apra davanti al cupolino, per scatenare quel demonio che abita sotto il serbatoio, stringendosi al telaio con le gambe e spingendo forte sulle pedane: in seconda sbacchetta, in terza la ruota è ancora in aria e in quarta è sempre lì, pronta a decollare alla minima asperità. Una cosa da pazzi? No, assolutamente. Perché se è vero che l’avantreno è in balia della terrificante spinta del propulsore, è anche vero che tutto avviene con naturalezza, la ciclistica resta sempre sotto controllo e tutto, comunque è sempre facilmente gestibile col comando dell’acceleratore.

 

NE HA TANTO DI CARATTERE, ANZI, NON FINISCE PIÙ

Ne ha così tanto che sulle prime si vorrebbe consigliare solo a piloti esperti. Ovvio che chi ha dimestichezza con tanti CV sa di certo come cavarsela, ma la sportivissima Kawasaki è talmente bilanciata che anche un pilota solo discreto non si troverebbe in difficoltà. Resta comunque il fatto che le prestazioni sono inconcepibili. Nei tratti guidati di Misano, tanto per fare un esempio concreto, ci si trova già superimpegnati usando appena l’80% del potenziale, ma anche con questa guida giudiziosa le curve si succedono con lo stesso ritmo di fire your guns, scandito da fortissime accelerazioni che rendono i rettilinei sempre più brevi, le staccate sempre più vicine. Alla fine della prova ci chiediamo: ha senso una moto come la ZX-10R? Le moto che amiamo di più sono proprio quelle che hanno carattere, che un po’ temiamo, sulle quali saliamo sempre, anche dopo molto tempo che le guidiamo, con un po’ apprensione. Quelle che hanno la testa dura, quelle che dopo qualche curva ti fanno venire il fiatone, quelle che, in altre parole, non riesci mai a domare. Quelle che ti sfidano ogni giorno. Come la ZX-10R.

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