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21 August 2014

Indian special by Roland Sands: da tourer a board tracker

Il geniale californiano ha fatto debutttare la sua ultima creazione durante il mega-raduno in South Dakota: intorno al motore Thunder Stroke 111 ha realizzato una essenziale e vintage board-tracker derivata dalla opulenta tourer di Springfield

Indian special by roland sands: da tourer a board tracker

Durante la presentazione ufficiale della nuovissima Indian Scout, a Sturgis (qui una mega gallery del Motorcycle Rally 2014), tra pezzi grossi della Polaris, funamboli del muro della morte, divi della TV e del cinema (a presentare la moto ci sono, sul palco, Mike Wolf e Mark Wahlberg), ti aspetteresti di tutto, ma non di vedere arrivare Roland Sands in sella ad una rombante special appena terminata. Tutti rimangono di stucco. Il customizer californiano avrebbe dovuto svelarla la sera successiva. Ma si sa come sono i geni: imprevedibili. Così, mentre giornalisti e invitati sono ancora assiepati intorno alla nuova cruiser Scout, la scena viene rubata dal baffuto Sands, che si esibisce in un spettacolare burn-out con la sua specialissima cavalcatura. Indian, ovviamente (qui tutte le foto).

 

LA SEMPLICITÀ È UNA COSA COMPLICATA

La base di partenza è una Chieftain, della quale il preparatore losangelino ha tenuto praticamente solo il motore, il bellissimo e ingombrante Thunder Stroke 111 (a proposito, nel 2015 arriva la versione super lusso della tourer di Springfield, la Roadmaster). Senza le abbondanti superfici di serbatoio, carena, parafanghi avvolgenti e cromature della moto di serie, il muscoloso bicilindrico è protagonista e la verniciatura nera opaca che lo riveste completamente non contribuisce molto a snellirlo: le sue generose forme, i carter panciuti e i turriti cilindri fanno sembrare ancora più esile il resto della moto, che è un inno alla semplicità. E su questo argomento, lo stesso Roland Sands ha commentato, sul suo sito (da cui abbiamo preso le foto delle fasi di lavorazione e costruzione di questa special, che vedete nella nostra gallery): “La semplicità è una cosa complicata. Lo smantellamento di una moto alla sua più basilare essenzialità richiede determinazione, perseveranza e molte ore di lavoro”.

 

TELAIO RIGIDO CON MONOBRACCIO

Il risultato è una creatura in parte board tracker, in parte dragster e in parte perfino café racer, che pesa la metà della moto di serie. Le fasi più complicate e affascinanti del lavoro sono quelle che hanno interessato la realizzazione del telaio, semplice, sottile e robusto. Di tipo rigido, ovvero senza forcellone oscillante, sfoggia una inedita triangolatura posteriore rigida su un solo lato, tipo monobraccio. Sublime. La sospensione anteriore invece si ispira alle moto degli anni 20, con una forcella a balestra e un piccolo ammortizzatore idraulico (si quelli usati sulle sospensioni posteriori delle mountain bike da downhill) sul lato sinistro, mentre su quello opposto è ricavata la sede per la pinza freno ad attacco radiale. La struttura ospita anche il microscopico faro. Radiali sono anche le leve a manubrio che comandano freno e frizione. Le ruote, sottili e di grande diametro (un altro tributo alle board tracker degli anni Venti) sono in lega, lavorate CNC, e calzano pneumatici 120/70-21”.

 

SERBATOIO IN TITANIO

Motore, ciclistica e poco altro contribuiscono a determinare la linea di una moto essenziale fino all’osso eppure splendidamente rifinita in ogni dettaglio. Basti pensare che l’impianto elettrico è stato smantellato e ricostruito, eliminando il 90% dei connettori originari. Per mantenere il sistema ride-by-wire che sulla Chieftain è ospitato nel massiccio blocchetto a manubrio, ad esempio, Roland Sands ha optato per un comando gas classico con cavi che passano all’interno del manubrio e che confluiscono in un motorino elettronico gestito dalla centralina, nascosto dietro la tabella portanumero frontale. Insomma: non basta tagliare e rimontare… Un altro dettaglio di gran pregio è il serbatoio, unico elemento della carrozzeria: squadrato e sempre ispirato ai sottocanna dell’epoca gloriosa delle board tracker, è in leggerissimo titanio spazzolato, con saldature volutamente a vista e ornato con una cinghia in cuoio (in realtà dei dadi lo fissano al telaio nella zona inferiore) e con una scritta “Indian” in foglia d’oro, elegante e vintage. D’antan anche la sella, sostenuta da due molle (ricordate: il telaio è rigido) che, insieme al manubrio basso e alle pedane arretrate, impone al pilota una posizione molto raccolta e sportiva.

 

NON È SOLO UNA SHOW-BIKE

Ci sono molte parti del catalogo RSD (il marchio di componenti aftermarket di Roland Sands), a partire dai cerchi in lega che tanto contribuiscono a caratterizzare la linea della moto. Ma ci sono anche il filtro aria, i coperchi carter con finestre in plexiglas che lasciano in vista i dischi della frizione, i fanalini, le manopole, i silenziatori… Questi hanno un finale in carbonio sono in acciaio titanio, così come i sinuosi collettori che si attorcigliano sul lato destro del motore, stando più aderenti possibile ai cilindri. Il loro andamento è alto e solo due sottili protezioni in fibra di carbonio proteggono da sicure ustioni il polpaccio del pilota. Quanto positivamente influisca questo impianto di scarico sulle prestazioni non sappiamo (Roland Sands dice di aver guadagnato “some ponies”, qualche cavallino), ma di certo il sound è di quelli da far venire i brividi! In senso positivo, s’intende…

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