intervista ad Alessio “Uccio” Salucci, responsabile VR46 Riders Academy
Come è nata l'idea della Riders Academy?
Per caso e da Valentino. Si allenava in una palestra che frequentavano anche dei giovani piloti, come Morbidelli, Migno e Antonelli. Hanno incominciato a chiederci piccoli favori, cose da nulla come un casco o una tuta, da lì Vale ha incominciato a pensare a una struttura per aiutarli non saltuariamente. Ci siamo organizzati e siamo partiti.
Da un'idea fra amici, l'Academy si è ingrandita in fretta.
Penso sia una cosa unica. Innanzitutto ci occupiamo dell’allenamento fisico e atletico collaborando con il professor Angelini e il nostro preparatore Carlo Casabianca. Poi c'è l'allenamento in pista: con MiniGP, soft cross, kart, flat track al Ranch e in pista a Misano. Hanno una settimana impegnativa, i nostri piloti hanno solo la domenica come giorno libero.
È cambiato molto il modo di allenarsi negli ultimi anni?
Ricordo quando Valentino correva in 500, l’impegno che serviva allora non è paragonabile a quello di oggi. Negli ultimi dieci anni l'allenamento è cambiato tantissimo.
Il vostro contributo però non si ferma a questo.
Seguiamo i nostri piloti anche dal punto di vista del management, quindi tutto quanto riguarda contratti e sponsorizzazioni. È importante anche consigliare il team giusto per ogni pilota: c'è chi è pronto per entrare in una struttura più internazionale, come può essere il caso di Morbidelli con Marc VDS, e chi ha bisogno di una squadra più famigliare, il che non vuol dire meno professionale.
Quanti sono i piloti seguiti dalla Riders Academy?
Undici, per un paio di anni non entreranno nuovi ragazzi. Ci siamo strutturati bene, in dieci lavoriamo nell’Academy, ma per il momento non vogliamo ingrandirci ancora.
Oltre all’Academy ci sono anche i team: nel CEV, in Moto3 e dal prossimo anno in Moto2...
La squadra nel CEV è nata perché vedevo che molti team non lavoravano come mi piace. Erano troppo indirizzati al risparmio, molte volte la moto non funzionava o usavano poche gomme, e ciò non consentiva di vedere il reale valore di un pilota, soprattutto in un'età molto delicata. Allora abbiamo fatto uno sforzo economico e abbiamo creato il nostro junior team nel CEV, con cui lo scorso anno abbiamo vinto il campionato con Bulega. Serve anche per dare linfa al team del Mondiale.
La filiera da CEV a MotoGP è completa
Credo che il nostro lavoro finisca con la Moto2, in MotoGP dovranno andare in altri team già esistenti. Dobbiamo essere bravi a portarli fino a quel punto.
Perché avete scelto il CEV?
Mi piacerebbe che il CIV tornasse a un alto livello, ma al momento il CEV è più formativo. I costi sono molto simili, ma nel Mondiale Junior si corre su più piste, si fanno più prove e il livello è più alto. Lo dimostra il fatto che i primi tre del CEV dello scorso anno, Bulega, Mir e Canet, ora siano fra migliori anche nel Mondiale.
Nel recente passato i giovani italiani faticavano a emergere, ora la situazione è cambiata. Qual è il motivo?
Adesso ci sono molti team che stanno facendo un gran lavoro, parlo di quelli di Gresini e di Borsoi, e anche noi ci stiamo impegnando. Siamo stati anche fortunati, perché è arrivata questa generazione di piloti che vanno forte, ma devono essere comunque coltivati. È un insieme di cose.
Non ha citato la Federazione Motociclistica Italia, non vi dà nessun aiuto?
Collaboriamo con la Federazione soprattutto per l'organizzazione delle giornate di prove a Misano, che sono molto costose. Riusciamo a dividere i costi e collaboriamo in quelle occasioni, per il momento non c'è altro. Abbiamo appena iniziato, speriamo in futuro di estendere questo rapporto.