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Yamaha YZF-R1 1998: la prima “superbike da strada”

Ci sono moto che sono diventate vere e proprie leggende. Ma come le hanno viste i tester di Motociclismo alla presentazione? Era già chiaro che sarebbero rimaste nella storia? Cominciamo con la Yamaha R1 1998

Yamaha yzf-r1 1998: la prima “superbike da strada”

Corre l’anno 1997, è dicembre. Sul fascicolo di Motociclismo del mese, a pagina 130, il primo test della rivoluzionaria supersportiva di Iwata. Moto che, sappiamo oggi, a distanza di 15 anni, lascerà il segno per varie sue caratteristiche: potenza, ciclistica, carattere, estetica. Il titolo del servizio è “BRIVIDO BLU”. Il sommario, che riportiamo integralmente, recita: “Yamaha ha realizzato una supersportiva coi fiocchi. Al di là del fascino estetico sa regalare al pilota quelle emozioni che solo moto da corsa sanno dare. Ma al tempo stesso sa essere docile e prevedibile nelle reazioni. È dotata di un motore esuberante (150 CV!) e di una ciclistica sopraffina con sospensioni e freni al top”.

 

LE ALTRE INVECCHIANO DI COLPO

Il nostro tester insomma rimane colpito dalla moto. E attacca così, il suo articolo. “Era dal gennaio del 1994 che non provavamo emozioni così forti. Quel mese… provammo per la prima volta la Ducati 916. Ebbene, la nuova Yamaha YZF-R1 ci ha fatto rivivere, anche se in modo diverso, le stesse sensazioni”. Nel servizio viene poi analizzata la posizione di guida: “Il serbatoio della benzina è piccolo e appuntito, mentre i semimanubri sono bassi e molto aperti. La sella è ospitale e le pedane sono al posto giusto: ci sembrano perfette per una sportiva. La posizione che ne consegue vede il sedere abbastanza in alto e il busto proteso in avanti come sulle moto da corsa”. Non manca un cenno all’estetica: “Col muso a punta schiacciato a terra e la coda che guarda il cielo si distingue nettamente dalle altre superport giapponesi: è cattiva come una moto da corsa”.

 

PURA GODURIA RACING

Ma quello che ci incuriosisce di più è la guida. E: “A 200 km/h in sesta il 4 cilindri “ronfa” a 8.000 giri: sembra di andare a spasso perché il motore ha ancora 4.000 giri di riserva e la penetrazione aerodinamica è efficace … proviamo a dare gas, dopo i 200 km/h c’è ancora una bella spinta e in un attimo superiamo i 10.000 giri, con le cifre sul piccolo visore che cambiano in fretta: 220… 240… 260… 280… In sesta leggiamo 290 km/h col limitatore che è entrato in funzione a 12.500 giri”. Ma non è tutto : “L’esperienza più esaltante è portare la R1 su curvoni veloci, ci si sente così sicuri che viene voglia di osare sempre più … mantiene la traiettoria in modo millimetrico … ci buttiamo in un cambio di direzione veloce, una situazione dove la Yamaha ci lascia a bocca aperta. Balza da una linea all’altra esattamente dove la si vuole far passare. In sella ci si sposta come una moto racing: nulla ostacola il pilota, tutto è perfetto … il freno anteriore è una delle meraviglie con cui la nuova Yamaha ci ha conquistato”.

La conclusione del pezzo recita: “Ci fermiamo vicino a un tecnico Yamaha e istintivamente gli diamo la mano in segno di complimento”.

È nato un mito. E… sì, è già chiaro.

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