Il telaio (monotrave a doppia culla in acciaio) riprende la struttura della sorella maggiore SM 500 R. L'ergonomia che ne deriva è buona, la moto è stretta tra le gambe e si sta piuttosto comodi, fatto salvo per la sella piuttosto dura. Il comparto sospensioni aannovera una forcella rovesciata con perno avanzato e steli da 41 mm di diametro con una taratura tendente al morbido e un monoammortizzatore dotato di leveraggio progressivo piuttosto duro. Questa impostazione favorisce l'aumento della maneggevolezza con il risultato di una moto reattiva e divertente tra le curve. Gli inserimenti sono naturali e la percorrenza buona, valorizzando il gusto nudo e crudo di guidare una motard. Ti aspetti che si esalti nel misto e così fa.
Per quanto riguarda i freni, l'anteriore è piuttosto modulabile, poco potente con una pressione leggera e più sostanzioso con una stretta (molto) più decisa. Il problema deriva dal posteriore. La SM 125 R è dotata (come da norma Euro 4) del sistema CBS (alternativo all'ABS), cioè della frenata ripartita sulle due ruote, attiva sul freno posteriore. La ripartizione non è progressiva, ma secca, e questo provoca un'invasività sull'anteriore in controtendenza rispetto ai principi di sicurezza da cui deriva la regola.
Dovessimo fare una sintesi di quanto detto sarebbe questa: la SM 125 R è facile e docile, con una ciclistica votata alle curve, non comodissima sulla lunga distanza.
La prova completa è stata pubblicata su Motociclismo di giugno 2017, dove trovate ogni dettaglio e i rilevamenti strumentali del nostro centro prove.