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Lo stile peggiora

Negli anni lo stile di guida dei piloti anziché migliorare col tempo è andato sempre più peggioran-do, diventando una scomposta improvvisazione. Parliamo di un confronto tra Biaggi e Marquez? No, tra Duke e Surtees, è il 1969

Lo stile peggiora

Se avete letto l'ultimo zibaldino - quello sulla mitica Mach III - sapete che in questi giorni sono andato a ravanare nei vecchi Motociclismo. Non fa niente se adesso smettono di fare belle moto o proprio non ne fanno proprio più, la storia del motociclismo che c'è su Motociclismo è così bella da leggere che ne avremmo per altri 100 anni. In un numero del '69 c'è un articolo del grande Roberto Patrignani, che commenta lo stile di guida "moderno". È il moderno di 45 anni fa, ed è un grande piacere confrontare sia gli stili di allora che l'evoluzione di quel periodo; un altro grande piacere è leggere i suoi commenti alle immagini, li trovate nella gallery.

 

IL PILOTA SARÀ UN ROBOT

Il primo tema affrontato è quello del confronto tra piloti. Ieri noi lo facevamo tra Agostini e Rossi; allora si faceva su Hailwood e Tenni. I discorsi da bar ci sono sempre stati, sempre divertenti e spesso inutili. Ma c'è una considerazione più interessante, sull'evoluzione delle moto e dello stile: "Nei piloti sta avvenendo una evoluzione che corre di pari passo con quella delle moto, fino al giorno in cui la tecnica farà un tal balzo per cui l'uomo diventerà un robot, come gli astronauti, anziché il dominatore della "vile" materia". Insomma, già allora - fine anni '60 - si paventava lo spauracchio della tecnologia. E pensare che la massima evoluzione dell'elettronica era limitata al controllo della scintilla della candela... E il terribile ride by wire, allora?

 

LA LOTTA TRA MOTO E PILOTA

Vedendo le foto storiche delle gare si vede benissimo come si sia passati dai tempi pionieristici, in cui ci si vestiva e guidava alla bell'e meglio, a quelli più tecnologici. Ma l'articolo ci dice di più...

"Ai tempi che furono si guidava "male" per molte ragioni: le moto erano lunghe, alte, pesanti; i pneumatici e le sospensioni erano quello che erano. Tutto rendeva problematica la guida, dando origine a una specie di lotta tra moto e pilota. A tutto ciò si aggiungevano le condizioni delle strade (non circuiti -n.d.r.), spesso non asfaltate, raramente veloci. Per cui la guida empirica, scomposta e avventurosa era imposta da ragioni di forza maggiore".

 

VESTIVAMO ALLA DISPERATA, POI ARRIVÒ DUKE

Patrignani ricorda che nelle gare più importanti del dopoguerra, e anche negli anni '50, lo stile, in particolare dei piloti italiani, era "...ancora ben lontano da quello che si può definire l'arte di condurre la moto. Gambe in fuori, busto inclinato dalla parte opposta a quella della moto, braccia larghe, abbigliamenti irrazionali. Poi arrivò Geoffrey Duke". E fu la svolta. Infatti Patrignani continua così: "Il primo al mondo ad aver fatto qualcosa di intelligente, e studiato in modo scientifico. Fu tra i primi a capire l'importanza dell'aerodinamica, a indossare la tuta aderente in un sol pezzo e adottare uno stile di guida composto, tutt'uno con la moto, che ancora oggi (1969) costituisce un esempio da manuale". 

 

JOHN SURTEES SE NE INFISCHIA DELL'ESTETICA

Patrignani, si capisce da come scrive, ama lo stile composto, elegante. Mal sopporta la chiappa scesa e il busto sporgente; quindi se vedesse come si guida oggi gli verrebbe un malore. Si capisce da ciò che racconta di quando arrivò John Surtees. "Fu il primo a infischiarsene dell'estetica, curvava con il busto visibilmente più inclinato all'interno della curva della motocicletta stessa. In questo modo la motocicletta aveva minor tendenza ad allargare in uscita di curva, per cui dello stile alla Duke se ne faceva un baffo". Più che limitare la tendenza ad allargare sappiamo che questa tecnica permette, a parità di inclinazione, di percorrere a maggior velocità la stessa curva. Ma il nuovo stile è efficace, e per questo poi prenderà sempre più piede. Anzi, si evolverà...

 

IL SEDERE QUA E LÀ

"Veniamo ai giorni nostri" conclude infatti Patrignani. Lo stile, a suo parere, peggiora ancora: "...dai campioni ai cadetti si guida con le gambe a ventaglio e il sedere spostato di qua e di là a seconda della curva, i piedi in fuori a tastare il terreno. Che obbrobrio, rispetto alla perfezione stilistica alla Duke!". Se andate a vedere le foto di allora il famoso "obbrobrio" ci fa sorridere: il sedere è spostato appena di qua e di là e il busto è appena sporto; rispetto a ciò che si vede oggi quelle posture non sono affatto scomposte, anzi, i piloti sembra che guidino in elegante relax. Tra l'altro cita Giacomo Agostini come esempio di giovane scavezzacollo, e ne dà anche la spiegazione scientifica: "Ottimo stilista ai tempi in cui correva con la Morini 250, oggi non cura più tanto la compostezza della posizione di guida, sapendo per esperienza che le potenti macchine attuali, generosissime di cavalli come sono, è meglio lasciarle un po' libere in curva anziché ostinarsi ad imbrigliarle attenagliandovi le ginocchia e serrando le braccia". Questa didascalia commenta una foto in cui Agostini - ai nostri occhi - è compostissimo ed elegante (c'è nella gallery).

 

OGGI ELETTRONICA E ACROBAZIE

Oggi l'elettronica domina la moto, altro che robot e astronauti. Senza elettronica non si va da nessuna parte, e chi dice che "il miglior controllo è quello del polso destro" io me lo immagino come uno dei pionieri delle due ruote, con gli occhialoni, il casco di pelle, i baffoni a manubrio e i pantaloni di fustagno alla zuava, poffarbacco! Per quanto riguarda lo stile, poi, il vecchio Duke resterà come esempio di eleganza, ma non di guida. Anzi, c'è anche chi, recentemente, in MotoGP ha rivisto il proprio stile, quello che fino a qualche anno fa funzionava, visto che è servito per portare a casa un bel po' di titoli. La tecnica si è ulteriormente evoluta e ora richiede nuove posizioni. Ancora più estreme. Torneremo all'arrembaggio come negli anni '50?

 

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