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Una questione di stile

Davanti al fotografo c’è chi si esibisce in (esagerati) funambolismi, chi, invece, in pose (fin troppo) composte: chi ha ragione?

Una questione di stile

Con il numero di maggio 2013 partiva l’appuntamento periodico con L’Opignone, un “botta e risposta” tra i nostri redattori su argomenti intriganti del mondo delle moto. Il nome di questa rubrica è un gioco di parole che contiene i vocaboli “opinione” e “pignone” (l’ingranaggio più piccolo della trasmissione secondaria di una moto). Ora anche sul sito internet della nostra rivista proponiamo un appuntamento fisso con questi suggestivi dibattiti tra colleghi: oggi “L’Opignone” di Federico Aliverti e Aldo Ballerini, che vi parlano dello stile di guida (qui qualche foto).

 

Federico aliverti – il dritto

Caro Aldo, mentre ancora febbricitante nel mio letto ammiravo da PC la tua prova del Monster, in me cresceva incontenibile la voglia... di sfidarti a singolar tenzone in questo Opignone. Tu hai simpaticamente accettato, così ti riformulo la domanda (volutamente antipatica) che più di tutte stuzzicherà la tua reazione: “ma quel diavolo di un ginocchietto artritico e ultrasessantenne, che ci fa sempre rasoterra?”. Senti senti da che pulpito, dirai: mi fa l’appunto uno che alla prima prova per  Motociclismo è rientrato in redazione con jeans abrasi su ginocchia sanguinanti. Vero. Fu una figura da pirla però. Gli occhi del capo erano iniettati di sangue, altro che le mie ginocchia! Mi spellò vivo e grattugiò la mia vanità peggio dell’asfalto: “Quando avrai la mia età capirai che tutto questo non serve”. Oggi, alla soglia dei 40, mi sento di dargli ragione. Penso che adesso, abbandonandomi a “touristrophyci” eccessi, sarei la caricatura del tester che ero 16 anni fa. Allora mi compiacevo delle pose plastiche in cui mi cimentavo anche in sella alla Vespa nella svolta d’ingresso al parcheggio dell’Esselunga. Tutto a suo tempo, caro Aldo, fermo restando la mia incrollabile venerazione per chi scollina all’Arrabbiata 2 col gomito per terra. Tu lo sai bene: a me piace la guida sportiva quanto a te. Siamo due inguaribili “pizzaioli” a dispetto dei nostri anni, ma non dobbiamo (né possiamo) essere perenni controfigure di Valentino. Io non capisco a cosa serve su strada assumere posture da pista. Non è penalizzante, certo, ma dimmi tu se aiuta ad andare più veloce o a stare più comodi o a guidare più sicuri. Tu dirai che è un mio limite guardare al rigore trascurando l’osservanza dell’estetica nella guida. Il fatto è che per me su strada è decisamente più “estetico” un ginocchio aderente alla moto. Non mi piace neppure il gomito alto del fuoristradista né il sedere tutto fuori del pilota. Adoro la moto piegata e il pilota che la controlla in (apparente) scioltezza. E lo dico col rischio di passare per freddo perfezionista un po’ palloso che guida senza trasporto. Di’ la verità, Aldo: è più forte di te quel ginocchio a terra, parte da solo davanti all’obbiettivo, come l’impulso a una trasgressione più visiva che reale: l’uomo “senza volto” - il tester col casco indosso - diventa riconoscibile dalla piega che prende la sua immagine sulle pagine del giornale. Se è così… chi è senza peccato scagli la prima pietra.

 

Aldo ballerini – il traverso

Che utilità ha mettere giù il ginocchio durante la prova di una moto stradale? Si va più forte? No. E poi non avrebbe nemmeno senso, in pista si va forte. Si ha un punto di appoggio in più? No, anzi, prima di tutto non è un punto di appoggio, e poi al massimo ci si sbuccia il ginocchio, sai che risultato. La foto è più bella? Nemmeno, poiché è più elegante una posa composta. Quindi, se ragioniamo, il mio avversario ha ragione a dire che “il ginocchietto” è inutile, inelegante, se va bene. Spesso dannoso. Però. Però ho detto se ragioniamo. Ma perché ragionare? La moto è istinto, piacere, amore. E quindi non si può fare i filosofi, tocca scegliere: ragione o sentimento? Io sono per il sentimento, e allora ecco che appena vedo una bella curva e ho sotto il sedere una moto tipo la Ducatona rombante non resisto: devo cercare lo spettacolo, imitare i miei eroi della MotoGP, del TT. Non è calcolo, né esibizionismo, è una cosa naturale. Quell’anima pizzaiola che è in me, e che amo, e che c’è in tutti i motociclisti veri, quelli in cui nelle vene scorre, un po’ di sangue e della benzina, qualcuno al 5% di olio di ricino. Io so che Federico Aliverti è un vero motociclista (che per ruolo si deve dare un contegno). Nella vita reale lui deve spalancare la manetta in ogni occasione con qualsiasi mezzo. L’ho ammirato esibirsi in traversi con gomme fumanti, in gloriose impennate in piedi sulle pedane. Sei dei nostri, Aliverti, non ci puoi fare nulla. Concludo. Vedi Federico, quando giudichiamo un’altra persona a volte può capitare che vediamo una parte di noi a cui non abbiamo accesso. Riconosciamo un istinto soppresso, ed è per questo che ci irrita. Liberati da questo conformismo. La prossima volta ti aspetto per una bella foto col ginocchio in terra in coppia, col mio ginocchietto artritico o meno, anche ultracinquantenne (correggo). Sai che i motociclisti oltre a non avere ragione non hanno neanche età. Ho vinto. Ho vinto?

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