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L'insostenibile sensibilità di Poli

La miglior dote di un tester non è il tempo sul giro, ma la capacità di capire come si comporta la moto e saperlo raccontare. Poli è un caso a parte

L'insostenibile sensibilità di poli

Eh, niente, volevo continuare la mia carrellata sulle moto che più ho amato nella mia vita motociclistica ma poi, scartabellando tra le vecchie immagini salta sempre fuori qualcosa che mi distrae. Oggi vi racconto due episodi di Marco Poli sui quali vale la pena perdere due minuti (le foto sono nella gallery).

 

LE BICILINDRICHE SPORTIVE DEL 1998

Nel precedente zibaldino ho elogiato l'estrema sensibilità dei tester di Super Wheels nel capire le reazioni delle moto. Tra questi c'è anche Poli, ma lui è un caso a parte e ora vi spiego perché.

Per il numero di novembre '98 di SW, facciamo la comparativa delle bicilindriche: RSVmille, 996, VTR 1000, TL 1000 R. Piloti: io, PoliSeveriMazzali (in sostanza sono schiacciato tra tre tester che per me sono i mostri sacri delle prove). Siamo a Misano, non è tantissimo che sono nella squadra (circa un anno che vado in pista con loro), e ci tocca fare la foto di apertura del servizio. Lo scatto si fa al Tramonto, che percorriamo avanti e indietro. Possiamo farlo perché abbiamo la pista in esclusiva, in quegli anni dorati eravamo ricchi e si usava prendere un autodromo intero solo per fare un servizio fotografico. Sono quattro bicilindriche sportive e gli scatti per SW non possono essere quelli di una passeggiata, tocca impegnarsi in una bella piega di gruppo. Quindi: giù la visiera, trattenere il respiro, gas e buttarsi in piega. Per me fare 'sta foto in mezzo al mucchio selvaggio è un'impresa...

 

PERDE L'AVANTRENO E NON SE NE ACCORGE

Il difficile in questi casi è fare la curva tutti insieme, vicinissimi e piegati. Piegare vicinissimi non è una cretinata, perché quando ti pare di stare incollato a tre centimetri dagli altri, il boss ti ferma e fa segno di stringersi di più, unendo le mani in una specie di applauso che applauso non è ma significa “siete lontani tre metri l'uno dall'altro”. Si è veramente attaccati - ok per la foto - quando togliendo la mano dal manubrio puoi toccare lo scarico di quello che ti è di fianco. In quella situazione il tuo naso è nel codone di quello davanti, che vedi completamente sdraiato, di fianco c'è l'altro che ti schiaccia e sai che due millimetri dietro di te c'è il terzo che ti spinge. Ovviamente in quei momenti non puoi fare gesti strani tipo chiudere o aprire troppo, frenare, correggere la traiettoria, e la cosa che pensi è che “se qui uno sbaglia finiamo tutti quanti nei campi in un groviglio di moto”. Tra l'altro al tester più sfigato (io) danno proprio la moto più difficile, la Suzuki TL 1000 R, che il Tramonto al contrario non lo chiudeva manco sgambettando per terra. Da quelle curve sono passati 15 anni ma ancora oggi ho un ricordo molto chiaro, si vede che qualcosa mi ha colpito parecchio. So cos'è: in un passaggio ho Poli davanti sulla RSV è piegatissimo e mi pare che stia andando giù per toccare il gomito. Sul più bello vedo che il suo anteriore scarta di almeno un metro, mi pareva così, ma lui non fa una piega, appoggiato sul gomito e sul ginocchio continua come se niente fosse e finiamo la curva tutti in piedi. All'inversione dico: "Marco, che ti venga un accidente, per un pelo non finiamo tutti per terra". Lui mi guarda perplesso e dice: "Eh?". Ovviamente non s'era manco accorto. Oppure per lui era così naturale tenere su la moto con il gomito e il ginocchio da non farci più caso. Oppure ha una sensibilità così elevata da correggere naturalmente le perdite di aderenz... Ma cosa sto dicendo?

 

TRANQUILLO, CI SONO "LE PIRELLI"

Per le nostre foto più estreme su SW abbiamo sempre scelto le Pirelli in mescola, che non solo hanno un grip eccezionale, ma sanno anche dirti in tempo quando sono stufe e ti stanno per mollare. Dai e dai negli anni abbiamo sempre più avuto fiducia nelle pirellone, e quando sapevamo di averle su ci sentivamo più tranquilli nelle pieghe. Questa cosa delle Pirelli era così assodata che la sapeva anche quel fine tecnico di Poli. Insomma, andiamo a Varano a fare le foto con la Ducati ST4 e prima di entrare in pista a Marco viene un'idea che in genere non gli sfiora nemmeno l'anticamera del poco cervello che ha. Chiede: "Che gomme ci sono?". Come se questo fosse importante, come se facesse la differenza. Faccio una domanda: se avessimo detto "le Marangoni del camion ricoperte" lui avrebbe guidato con prudenza o come al solito avrebbe violentato la povera moto con la sua naturale scelleratezza?

Per farlo stare tranquillo abbiamo detto: "Le Pirelli". Non importava quali, potevano essere anche la tassellate da trial, ma lui solo a sentire quel nome era già eccitato. Allora, tutto contento, è entrato in pista e in due giri ha fatto fuori il cavalletto della povera Ducati consumandolo sull'asfalto di Varano.

A sera, tornando a casa gli abbiamo svelato il trucco: "Marco, non erano Pirelli, ma Metzeler, le MEZ4, da turismo". I genitori di quelle gomme sono gli stessi, ma le Z4 sono nate per macinare migliaia di chilometri, non per il record sul giro. Marco allora ha fatto finta di essersene accorto: "Beh, infatti ho sentito che la moto si muoveva un po'...". Certo, come no, si vedeva che eri prudente.

 

SOLO LUI POTEVA RIUSCIRE

È il 2006, in redazione arriva la R 1200 S, derivata dalla Boxer Cup ma con 24 CV in più e 13 kg in meno. C'è poco da fare, questa moto si merita il gomito, che sarebbe anche interessante visto che è a metà strada tra una turistica e una sportiva e che le testone del boxer limitano la piega. Sarebbe una bella foto, e solo Poli può riuscire nell'impresa di toccare il gomito con questa moto. Andiamo a Misano, ma non abbiamo tempo di cambiare le gomme, per cui Marco entra in pista con le Metzeler Sportec M1 di primo equipaggiamento. Non gli diciamo che sono "le Pirelli", perché da quella volta della ST4 si è fatto furbo e va a vedere lui stesso che gomme sono montate. Anche se le sue conoscenze non vanno oltre la marca: ci sono "le Mezzeller", che non saranno "le Pirelli" ma sono buone lo stesso. Ovviamente il modello non importa, figuriamoci la mescola. Un giro, due giri... vediamo che pure il Poli fatica con questa moto e con quelle gomme. Poi, finalmente, alla Curva del Rio (sicuro che lì lui pensava a un'altra Rio…) riesce finalmente a mettere giù il gomito. Appena fatta la foto lo facciamo uscire, perché ci pareva rischiasse un po' troppo. Infatti poi ci ha confessato: "Quando ero lì col gomito a terra l'anteriore non lo sentivo più". E se lo dice lui che non lo sentiva più, vuol proprio dire che non toccava nemmeno terra. 

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