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La moto buona 2

Ma su strada servono davvero prestazioni da supersportiva, potenze a tre cifre, elettronica da MotoGP? No, non servono. E inoltre ci complicano la vita facendoci perdere di vista la realtà e il vero piacere della moto

La moto buona 2

di Aldo Ballerini

 

Solo fino a poco tempo fa i 100 CV, che per anni hanno rappresentato il limite della decenza su due ruote, sembrava fossero il minimo che si potesse pretendere da una moto. Questo perché la corsa alle prestazioni aveva dato il via a una competizione estrema, che ci aveva fatto perdere il senso della misura.

Ma tutti questi CV servono? No. Se guardate il contagiri  scoprirete che difficilmente, e solo per qualche secondo, nella normale guida stradale si arriva ai regimi più elevati, e se si tratta di una mille, la lancetta resterà sempre ben lontana dalla zona rossa. Facendo due conti, con circa 40-50 CV si va davvero forti, ci si diverte, si rischia decisamente meno e per di più si risparmiano anche carburante e ingombrante tecnologia.

 

TROPPI CV TROPPE COMPLICAZIONI

Troppa potenza crea infatti delle grosse complicazioni. Oltre a quelle già citate - sicurezza, risparmio - richiede controlli sofisticati, quindi moto complesse, equipaggiate con elettronica costosa, fragile e spesso anche difficile da interpretare da parte del pilota. Tutto questo per cosa? Per godersi la staccata con l'amico/rivale? La piega col ginocchio per terra? L'impennata in uscita di curva? Ma poi dove le facciamo poi queste cose?

 

LA MOTO A MISURA D'UOMO

Febbraio '97, l'editoriale di Super Wheels si intitolava "La moto buona". Era un elogio alla moto tranquilla, alle cose buone che abbiamo vissuto negli anni '60, il plaid sulla sella, i giri in campagna nei quali riuscivi anche a parlare con la fidanzata, goderti il panorama. Super Wheels è nata come la bibbia degli smanettoni, e ci stupimmo parecchio perché questo editoriale ebbe un grandissimo successo. Evidentemente i nostri lettori erano più maturi di quello che noi pensassimo.

 

SIAMO CAMBIATI

Anche noi, superappassionati di sportive, oggi siamo maturati. Anni fa non avremmo avuto dubbi: tra l'ultima superbike e una più ragionevole moto stradale, avremmo scelto senza indugio la prima; oggi facciamo un 50-50%, domani... chissà. Per esempio, quanti di voi sceglierebbero una sgroppata sull'ennesima RSV4, S 1000 RR, Panigale, F4 1000 RR (gustatele nella comparativa maxisportive appena conclusa) oppure una bella giornata in relax su una storica, affascinante, immortale Moto Guzzi Falcone? Beh, non lo so, sarebbe interessante fare una statistica. Una cosa è certa. Oggi per vivere la nostra passione i numeri impressionanti hanno fatto la loro storia, ci interessano più le sensazioni che i record. La moto buona è tornata e ci fa battere il cuore. Anche se ha solo 50 CV.

 

DAVVERO?

Ma davvero avete creduto che io, voi, inguaribili smanettoni, baratteremmo 200 CV all'albero per una romantica passeggiata su una moto intelligente? Dai, non scherziamo. Io non vedo l'ora di spalancare il gas sulla tremendissima KTM Superduke 1290, e spero che non ci siano quegli aggeggi elettronici che hanno inventato per guastarci le feste: ABS, controllo di trazione, antiwheeling. Antiwheeling è una bestemmia, scusate. Io in montagna ci andrei con una bella moto intelligente, ci andrei davvero, non sto scherzando. Andrei fino sul cucuzzolo a guardarmi il panorama e poi mi godrei il volo che le farei fare dal pendio. Un bel volo ignorante, altro che intelligente. Poi venite a prendermi con una Superduke 1290 (se ancora ci fosse qualcuno che non la conosce, ecco il video… Per la gallery cliccate qui).

 

 

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