Prima di puntare verso la costa, deviamo verso Artenara, il villaggio più alto dell’isola. La strada è una nuova giostra di tornanti sospesi, quando arriviamo veniamo accolti dal Mirador de Unamumo, da dove si apre una vista mozzafiato su un enorme cratere vulcanico, mentre dal Mirador de la Atalaya, sul lato opposto del villaggio, si possono ammirare numerose grotte trogloditiche. Siamo nel paese delle grotte, oltrepassiamo ristoranti nelle grotte, il museo principale è ospitato in una serie di grotte collegate, gran parte della popolazione vive nelle grotte e quando chiediamo dove dormire ci rispondono di cercare una delle tante
case rural scavate – ovvio – in una grotta! (per cercare alloggi conviene consultare il sito
www.artenatur.com e prenotare prima di partire). Da qui si può andare praticamente ovunque, non distante c’è Tejeda (e Cruz de Tejeda, croce di pietra che indica il centro geografico dell’isola, indicata da cartelli lungo le strade) da cui si diramano i
caminos reales. Qualsiasi strada percorrerete, attraverserete un paesaggio imponente fatto di vette aspre e gole coperte di mandorli (chissà che spettacolo gli alberi in fiore a febbraio, mese della
fiesta dedicata alla mandorla). Potreste puntare su Teror, con le sue case dai muri obliqui e i balconi in legno, o Moya, immersa nel profumo degli eucalipti nella zona più rigogliosa dell’isola (collegata ad Arucas dalla spettacolare GC-300 che costeggia per 20 km il fianco della montagna offrendo alla vista tutta la costa settentrionale). Noi andiamo a riprendere la GC-210, verso Ovest.