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08 August 2012

Valentino Rossi e la Yamaha: una storia d’amore

Ora che viene dato per certo il ritorno di Valentino Rossi alla Yamaha dopo due anni in Ducati, è il momento di ripercorrere le sette stagioni in sella alla M1, un periodo che il pilota stesso ha descritto come “una storia d’amore”

Valentino rossi e la yamaha: una storia d’amore

 

Il passaggio di Valentino Rossi da Honda a Yamaha (2004) è considerato uno dei momenti più importanti della sua carriera. Lascia una moto efficace, con cui nel 2003 ha vinto il titolo e chiuso tutte le gare sul podio, per passare ad un’incognita: all’epoca la Yamaha M1 è tutt’altro che una garanzia. Ma il pesarese riesce alla prima stagione con questa nuova moto a laurearsi ancora Campione del mondo, oltretutto riportando sul gradino più alto la Casa giapponese, a dodici anni di distanza dall’ultimo titolo. Bis nel 2005 e la corsa per il campionato si chiude con quattro gare di anticipo, tanto è la distanza sul secondo, Marco Melandri. Nella entry list del 2005 ci sono nomi come Max Biaggi, Sete Gibernau, Carlos Checa, Loris Capirossi, Alex Barros, Ruben Xaus, Troy Bayliss ed altri. Piloti come Jorge Lorenzo, Dani Pedrosa o Casey Stoner sono ancora sconosciuti ai più ma ancora per poco.

PRIMA O POI LA CRISI ARRIVA PER TUTTI
Dopo 5 anni di imbattibilità, la crisi di Valentino Rossi inizia nel 2006, quando finisce secondo in campionato perdendo la leadership all’ultima gara (Estoril) a favore di Nicky Hayden, che diventa così Campione del mondo. Nel 2007 Rossi è addirittura terzo, dietro le due giovani promesse Casey Stoner (soprannominato “Rolling Stoner” fino a pochi mesi prima, per la sua tendenza ad andare per terra) e Dani Pedrosa. Verso fine stagione, peraltro, Rossi comunica la decisione di passare da Michelin a Bridgestone, visto che all’epoca non esisteva ancora il regime di monogomma.

RITORNO IN VETTA
Torna di nuovo al top nel 2008, anno in cui fa segnare una serie di record e curiosità statistiche: 90 vittorie in carriera, il 200° GP, superato il record di Giacomo Agostini di vittorie nella ovviamente il settimo titolo mondiale con tre gare di anticipo. In quell’anno, si trova come compagno di squadra un giovane ma agguerrito Jorge Lorenzo, che sarà anche uno dei motivi della discordia con Yamaha. E lo spagnolo è anche il principale rivale nella stagione 2009, dove Valentino Rossi riesce comunque a portarsi a casa il suo nono titolo mondiale (e ultimo, ad ora). In questa stagione, il pesarese festeggia anche la centesima vittoria in carriera, sul circuito di Assen.

VALENTINO SI ROMPE: IL TITOLO 2010 A LORENZO
Il 2010, ultimo anno di Rossi in Yamaha: il titolo è di Jorge Lorenzo. Valentino rimedia invece la frattura scomposta di tibia e perone a seguito di una caduta al Mugello. Nonostante una previsione di due mesi di stop, il pilota torna in sella dopo un solo mese, presentandosi ai box in tuta, casco in testa e stampelle. Condizioni fisiche precarie ma stato d’animo al top consentono a Rossi di ottenere altri buoni piazzamenti fra cui anche una vittoria, in Malesia. Terzo posto in classifica generale dietro al compagno di squadra Jorge Lorenzo e Dani Pedrosa.

IL MOMENTO DELL’ADDIO
Nel dopo gara di Brno, nell’agosto 2010, Valentino Rossi comunica di aver firmato con Ducati per un biennio. Finisce così la sua esperienza in Yamaha. "È molto difficile spiegare in poche parole – scrive Rossi in una lettera, diffusa nel giorno dell'annuncio ufficiale del suo passaggio alla Ducati - ciò che il mio rapporto con la Yamaha è stato in questi ultimi sette anni. Molte cose sono cambiate da quel tempo lontano, nel 2004, ma soprattutto 'lei’, la mia M1, è cambiata. A quel tempo era una povera moto da mezza classifica, derisa dalla maggior parte dei piloti e dagli addetti ai lavori della MotoGP. Ora, dopo essere stata aiutata a crescere e migliorare, si può vedere il suo sorriso nel box, corteggiata e ammirata, trattata come 'prima della classe".
"L'elenco delle persone che hanno reso possibile questa trasformazione è molto lunga ma vorrei comunque ringraziare Masao Furusawa, Masahiko Nakajima e Hiroya Atsumi, come rappresentanti di tutti gli ingegneri che hanno lavorato duramente per cambiare il volto della nostra M1. Poi Jeremy Burgess e tutti i miei ragazzi nel box, che si sono presi cura di lei con amore su tutte le piste del mondo e anche tutti gli uomini e le donne che hanno lavorato nel team Yamaha in questi anni. Ora è giunto il momento di cercare nuove sfide, il mio lavoro qui in Yamaha è finito. Purtroppo, anche le storie d'amore più belle finiscono, ma lasciano un sacco di meravigliosi ricordi, tanti momenti paragonabili a quel primo bacio che ci siamo dati sull'erba a Welkom, quando mi ha guardato dritto negli occhi e mi detto… Ti amo!".

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