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22 May 2014

Laverda SF750 special: minimalismo by Wrenchmonkees ed eleganza

La factory danese da vita ad una moto unica, la Momkee #59, realizzata sulla base di un modello italiano mitico (e lasciato praticamente inalterato nella tecnica). Un bellissimo serbatoio in alluminio incornicia una moto che fa dell’essenzialità una parola d’ordine

Laverda sf750 special: minimalismo by wrenchmonkees ed eleganza

Già altre volte mi sono espresso sulle special che si vedono ultimamente. I miei commenti mi sono fruttati pure gli strali di qualche collega e lettore, ma ciascuno è libero di pensarla come vuole. Il fatto è che negli ultimi anni sono andate proliferando moltissime special tutte uguali. Naked o scrambler, la maggior parte su base monocilindriche (tipo Honda Dominator e XL) e twin (quasi tutte BMW Boxer e Triumph Bonneville), ma negli ultimi tempi anche qualche plurifrazionata (le BMW serie K vanno per la maggiore). Il tema che le accomuna tutte è il minimalismo. Ma forse non tutti hanno capito che minimalismo non è sinonimo di spoglio: una moto può essere essenziale, ma curata; pulita, ma ricercata. Troppo spesso invece vedo moto “povere”, spacciate per special di grande valore. Persino lo stile rat, quello più randagio e arrugginito, ha alle spalle una minuziosa ricerca del dettaglio, del particolare.

 

ESSENZIALITÀ E RICERCATEZZA CONVIVONO

Ce lo hanno insegnato i Giapponesi: chi è stato al Salone di Milano avrà visto la Yamaha SR400 special battezzata Boogie Single Racer, nello showcase delle realizzazioni della “serie” Yard Build (a proposito, presto parleremo di questa piccola monocilindrica). Chi l’abbia realizzata non è stato rivelato: si è detto solo che arrivava da uno dei maggiori customizer di Tokyo. In mezzo alle altre due preparazioni di Wrenchmonkees e di Deus Milano, sembrava la meno eclatante. Invece bastava soffermarsi ad osservarla bene per notare una miriade di dettagli curatissimi, eleganti, splendidamente amalgamati tra loro. Uno per tutti: le spalle dei cerchi in alluminio erano tutte decorate con un motivo geometrico in bassorilievo, impossibile da notare ad uno sguardo veloce, ma che certamente ha richiesto numerose ore di lavoro e attenzione da maestro (guardate la foto e apritela alla massima risoluzione…). Sarà che il Giappone è la patria dello Zen, ma non c’erano disarmonia né eccessi nella Boogie Single Racer. Special come quella possono definirsi davvero belle. Mica quelle che si vedono in giro, tutte nere opache e con quelle odiose selle così piatte e sottili da essere inservibili.

 

WRENCHMONKEES DETTA UN NUOVO STILE

Questo stile se l’è inventato, per così dire, Wrenchmonkees, un’officina danese che da diversi anni si dedica alla customizzazione di moto - per la maggior parte giapponesi - con poche modifiche e grafiche al limite dello spartano. Sono venuto a conoscenza di questa realtà nel 2008, quando Per Nielsen ha dato vita a Wrenchmonkees, insieme agli amici Nicholas e Anders. Sono partiti in sordina, a Copenhagen, con l’intento di esplorare l’espressione basica delle motociclette, esaltandone la pura estetica meccanica. Nessuna intenzione di utilizzare - né di costruire - alcuna moto leggendaria. Il trio è appassionato di cultura suburbana, musica indie e grunge, fotografia e viaggi. Le premesse erano buone, in principio, e il fatto che abbiano customizzato diverse Kawasaki Z750 bicilindriche degli anni 70 (moto che posseggo e pure io ho modificato) me li aveva resi simpatici. Poi però il business si è ampliato, sono arrivati clienti importanti e danarosi, si sono inventati una linea di abbigliamento e i prezzi delle loro special sono lievitati esponenzialmente. Per Nielsen è una persona davvero simpatica e disponibile - ho avuto il piacere di conoscerlo - ma il suo stile ha generato una schiera di emulatori in tutta Europa. Emulatori che, a loro volta, hanno copiato e scimmiottato lo stile Wrenchmonkees, contribuendo al dilagare di moto scabre e rustiche, tutte uguali, spacciate per special di alta classe.

 

ITALIANA DI GRAN PREGIO

Recentemente però anche i ragazzi di Wrenchmonkees (www.wrenchmonkees.com) sembrano tornati sui loro passi, concentrando i princìpi che hanno caratterizzato le loro prime preparazioni su un progetto degno di nota e cresciuto nell’officina danese circa un anno fa. È la Monkee #59 (le special di WM non hanno un nome, ma un numero progressivo: anche questo fa parte del loro stile basico…), una café racer su base Laverda SF750: ammiratela nella gallery (qui invece la storia della moto originale). Come la maggior parte dei progetti WM, telaio e motore sono quelli di serie. In questo caso si è deciso di mantenere anche le ruote originali, con gli splendidi cerchi in alluminio da 18” e i freni a tamburo che hanno reso celebre questo modello (ricordiamo che la sigla SF sta proprio ad indicare Super Freni…). Il gibboso serbatoio, insieme ai voluminosi fianchetti e alla paffuta sella di serie sono stati eliminati per ridisegnare con linee armoniche e snelle la Monkee #59. Il pezzo più pregevole è senza dubbio il nuovo serbatoio, costruito artigianalmente in alluminio e sagomato in modo da seguire ed esaltare le curve del telaio su cui si appoggia. È così bello che non merita di essere coperto da vernice: una sabbiatura fine può bastare. Un altro impegno non da poco si apprezza al retrotreno, dove il misero forcellone della SF lascia il posto ad un più elaborato elemento con capriata superiore, che lavora -con sistema Cantilever- abbinato ad un monoammortizzatore sottratto ad una Yamaha R6. Anche la forcella passa sotto i ferri: accorciata di 30 mm, è arricchita con molle progressive Wirth. Perché questa special, come tutte le WM, deve essere anche e soprattutto efficace e piacevole da guidare. Dettagli come fanaleria e sella sono prodotti dalla stessa Wrenchmonkees. Purtroppo - per me che le odio - si insiste su una inesistente sella piatta come un asse da stiro e spessa come un foglio di carta. In questo caso però sono da apprezzare il codino rialzato e la parte anteriore imbottita, davvero ben realizzati. Cornetti liberi ai carburatori e un nuovo impianto di scarico due in uno - più leggero ed esteticamente appagante - che confluisce in un silenziatore Spark, completano l’opera.

Proprio bella. Sembra ribadire le origini di Wrenchmonkees, lo stile e la cura costruttiva che sono state alla base delle prime preparazioni. Una bella sfida per gli emulatori sparsi in tutta Europa.

 

A PROPOSITO DI LAVERDA

Parlando delle moto della Casa di Breganze, non possiamo che segnalarvi due articoli che illustrano bene lo spirito che animava il glorioso marchio veneto: passione sfegatata per le corse e moto “per tutti” ma con un fascino unico. Cliccate sui link

 

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