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21 November 2013

Special al Salone di Milano: viva il vintage e il recupero

La kermesse lombarda è abbondantemente chiusa, ma l’eco si fa ancora sentire. Uno degli argomenti di maggiore interesse per voi lettori (oltre alle ragazze, ovviamente…) sono state le special. Eccone un paio che ci ha colpito

Special al salone di milano: viva il vintage e il recupero

Se ne sono viste molte, quest’anno. Più che in passato. Parliamo delle special al Salone di Milano (qui la mega gallery), che non si sono limitate ad essere esposte al Pad. 2, quello riservato alle custom, invadendo invece un po’ tutti gli spazi della fiera. Ma, in mezzo alle solite supersportive race-replica e custom tutte cromo e verniciature d’effetto (col solito contorno di belle ragazze), si è delineata -anzi confermata- una tendenza: quella del vintage e del recupero. Sono moltissime infatti le moto anni 70 (sempre meno), 80 (la maggior parte) e 90 (sì, iniziano a diventare d’epoca anche quelle) recuperate dai garage polverosi per farne special. Lo stile “Deus” e “Wrenchmonkees”, per intenderci, quello cioè che vuole moto semplici, nude e senza orpelli, va per la maggiore (da noi ci sono i ragazzi di Anvil, ad esempio). Solo che il confine tra una moto semplice e una povera è davvero sottile. Molti pensano che sia sufficiente prendere un catorcio che arrugginisce in fondo al garage, togliere tutto tranne motore e freni, mettere una sella che sembra una sottiletta rinsecchita e pitturare tutto con una bomboletta di nero opaco. Ma le special, quelle belle, non nascono così. Anche lo stile rat, nella sua apparente trascuratezza, richiede accuratezza nella realizzazione… Ma di questo parleremo un’altra volta: ora vogliamo presentarvi due special esposte ad EICMA che, in maniera opposta tra loro, rappresentano alla perfezione l’attuale tendenza del mondo tuning (guardate la gallery).

 

LA ZOLLA IN MEZZO AI CAMPI

La prima nasce alla Vibrazioni Art Design (www.vibrazioniartdesign.com), un’officina di arredamento d’interni, “tra alberi da frutta e ruggine”, così come cita il motto dell’azienda Ravennate. Alberto Dassasso e Riccardo Zaniboni hanno iniziato la propria attività realizzando sedie, tavoli, comodini e tanto altro con la lamiera di ferro dei bidoni industriali (da quelli usati per l’olio motore a quelli utilizzati per gli alimenti). La passione comune per le motociclette però li ha portati ad utilizzare questi materiali di recupero anche per “vestire” delle special. Le loro ultime realizzazioni sono la Finale 1000 (su base BMW K100) e la Baccano (Moto Morini 3 ½). Ma vogliamo concentrarci sulla Zolla, elaborazione del duo. Tutto prende le mosse da una Cagiva 250SX di metà anni Settanta. È quella che Alberto ha utilizzato, da ragazzino, per muovere i primi passi nel mondo delle moto. Abbandonata in box e riesumata dopo anni di oblio, è stata smontata completamente, il telaio è stato tagliato nella porzione posteriore per ottenere una coda più corta e la forcella è stata abbassata di ben 10 cm. Seguendo la filosofia del “poca spesa, tanta resa”, anziché ricondizionare gli ammortizzatori posteriori ormai scoppiati, sono stati abbinati a due martinetti recuperati da un baule di un’automobile. Lavoro simile all’anteriore: anziché comperare una costosa forcella di ultima generazione, è stato installato un lungo ammortizzatore di sterzo in parallelo ad uno stelo, in modo da avere così una sorta di regolazione idraulica esterna.

Anche il motore non è stato toccato: nonostante l’incuria, non ha avuto bisogno di particolari cure. Manubrio e comando gas rapido sono gli unici componenti aftermarket acquistati. In quest’ottica low-cost però l’operazione più evidente e totalmente home made è la realizzazione della carrozzeria (serbatoio, fianchetti e codone) con la lamiera di vecchi bidoni industriali. Gli stessi che i nostri Alberto e Riccardo utilizzano per realizzare mobilio alternativo. La finitura volutamente un po’ grezza (sono necessarie centinaia di martellate per dare forma ad ogni parte), con saldature a vista e loghi dei bidoni originali mantenuti così come erano, è sottolineata da una verniciatura trasparente che evita alla ruggine di corrodere tutto nel giro di pochi mesi. Bella idea: moto vecchia, materiali riciclati e tanta fantasia.

 

RAFFINATA E ALTEZZOSA COME UNA DIVA

L’altra special è invece curatissima, ricercata e raffinata. E moderna. Ma l’ispirazione arriva dagli anni 10 e 20 del secolo scorso. Ecco che ritorna prepotente il vintage, anche se fibra di carbonio e metalli pregiati. Si chiama Diva e -in attesa di una produzione in piccolissima serie- è un prototipo ed esercizio di stile insieme, realizzato da Giulio Paz (www.giuliopazdesign.com), giovane e talentuoso designer romano che, partendo da un motore e dall’impianto elettrico di una BMW R 1200 S, ha costruito una moto sospesa tra passato e futuro. Intanto, ecco un po’ di tecnica: il telaio ad esempio, che mantiene la struttura in tubi d’acciaio, è ideato e realizzato apposta dallo specialista Moretti. Le sospensioni sono raffinate Öhlins completamente regolabili. Il serbatoio, ingabbiato dal telaio e completamente nascosto alla vista è in alluminio (in futuro sarà in carbonio) e tutti i componenti (piastre sterzo, pedane, etc.) sono ricavati dal pieno in ergal lavorato da macchinari a controllo numerico. Il CNC è servito anche per la realizzazione degli stampi per le sovrastrutture in fibra di carbonio (lavorata dalla Pro-Lite), in modo da non recare difetti e poter essere replicate in quantità. La peculiarità del leggero abito di Diva è l’intreccio della trama che, oltre a generare differenti gradi di flessibilità, diventa elemento estetico fondamentale. Splendida, infine, la sellona sospesa e rivestita in pelle. L’idea è quella di interpretare in chiave moderna le linee delle motociclette di inizio Novecento. Con un tocco di esclusività: se la Zolla è stata costruita quasi a costo zero, per la Diva è previsto un prezzo di circa 60.000 euro, giustificato in parte dalla produzione limitata a 5 esemplari.

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