Triumph Speed Triple 1050 2011: prova

Abbiamo provato su strada ed in pista la Triumph Speed Triple 2011, che ci è piaciuta per la ciclistica rivoluzionata e il motore migliorato.

TRIUMPH SPEED TRIPLE 2011

TRIUMPH SPEED TRIPLE 2011 Della nuova Speed bisogna dire due cose innanzitutto: che è una moto coraggiosa e che è fantastica da guidare. Semplice e conciso. Ora lasciateci spiegare. È coraggiosa perché dopo 14 anni ha abbandonato i fari tondi. E una Speed coi fari allungati può lasciare molto perplessi. Si tratta però di una rivoluzione sostenuta da basi solidissime. E qui entra in gioco il “… fantastica da guidare”. Per avere un’idea di quanto sia notevole il lavoro compiuto su questa moto vi basti pensare che nel momento in cui è stata presentata la penultima versione (Motociclismo 03/2008) i collaudatori Triumph avevano in mano da ormai diversi mesi un prototipo della nuova Speed, che già allora mostrava caratteristiche dinamiche superiori a quelle del modello che avrebbe sostituito circa tre anni dopo. La riunione del team di sviluppo che ha deliberato i punti chiave del progetto si è tenuta ad agosto 2007. Bisognava: evolvere il design, in modo che i legami con la tradizione rimanessero evidenti; migliorare le performance della ciclistica e del motore; modernizzare la posizione di guida. Cioè, rifare la moto.

ERGONOMIA

ERGONOMIA La nuova Triumph Speed Triple 2011 è bellissima e curata in un modo che non ci aspettavamo. La scuotiamo, ci muoviamo su di lei, col ricordo della vecchia 1050 fresco di 24 ore. L’impressione è quella di sedere in posizione più avanzata e “inserita” nella moto. Il serbatoio si è ingobbito ma è più corto; allungato com’era prima spingeva indietro sella e pilota, così che per afferrare il manubrio bisognava distendersi, mentre ora basta allungare un poco le braccia. Lo spazio longitudinale per muoversi è aumentato e la vita della moto è sensibilmente più stretta, sicché si tocca terra facilmente. Le pedane si trovano in posizione comoda e naturale. Con una benda sugli occhi si potrebbe pensare di essere su una Street Triple, non fosse per il maggior ingombro del serbatoio quando lo si stringe fra le gambe.

MOTORE

MOTORE La Triumph Speed Triple del 2011 è migliorata tanto. Il nuovo scarico rende molta più giustizia alla voce del tre cilindri, e scoppietta pure, in rilascio. La vecchia al confronto sembrava spenta. In movimento la Speed piace subito perché è facile, maneggevole, ha la frizione morbida, i freni dolci e gli specchietti funzionano bene. Ed è pure più accogliente. Sound a parte, il motore non sembra cambiato finché “trotterella” sotto i 4.000 giri. Spinge dal minimo con quella dolcezza, e volendo quella forza, che sono il suo marchio di fabbrica. Se possibile sembra avere perfino una risposta più dolce all’apertura del gas, che stempera un filo la sensazione “schiacciamento polmoni”.

COME VA SU STRADA

COME VA SU STRADA Le differenze più grosse sono nella ciclistica. La vecchia Speed seguiva le curve piuttosto bene; questa le fa. Era abbastanza precisa in inserimento e percorreva traiettorie tonde; ora la moto ha il rigore di una sportiva coi semimanubri. Invita a guidare, fa andare forte col doppio della fiducia. È rapida e omogenea nella discesa in piega, perfetta nel seguire la linea impostata. Nasconde le piccole imperfezioni sotto le ruote, ed è immediata nel recuperare l’assetto quando si incontrano grossi avvallamenti. Rimane neutra e perfettamente indirizzabile quando si accompagna una frenata fin dentro la curva, ed è pronta quando c’è la necessità di stringere o allargare la traiettoria con immediatezza. Non è una Street Triple nei cambi di direzione, ma è molto più agile ed efficace a chiudere le curve rispetto a prima; la vecchia aveva la tendenza ad allargare. Fondamentalmente, è una moto che si sente in mano, da subito. Piano o forte che si vada regala sempre le stesse sensazioni: sicurezza e intuitività. E, qualità che non ti aspetti da una nuda, in pista va pure forte.

COME VA IN PISTA

COME VA IN PISTA Anche “tirando” la Speed rimane tanto facile quanto efficace. E quindi divertente. Senza dubbio ha un altro passo rispetto alla vecchia, e per il 90% è merito della nuova ciclistica. Il suo davanti è una certezza. È solida in inserimento, precisa in percorrenza e ha una luce a terra davvero ottima. Ha una forcella (opportunamente regolata) efficacissima, controllata in affondamento, e un bilanciamento che consente di sfruttare la potenza dell’impianto anteriore senza innescare serpeggiamenti; pure nei pif-paf rimane composta. Solo nelle forti accelerazioni in uscita di curva tende a sedersi un filo sul posteriore, allargando di poco la traiettoria. Ma intendiamoci, è un difetto solo se il paragone è fatto con una supersportiva. Il motore fa strada senza dirlo. La spinta c’è, e dai medi in su è percettibilmente più intensa di prima; ma l’erogazione rimane estremamente lineare, e questo stempera sia la sensazione di accelerazione sia quella della maggior potenza. Però in ogni marcia si raggiunge il limitatore in un attimo, il che vuol dire che la moto va davvero forte (quasi 250 km/h “veri” e 11 secondi sui 400 m rilevati sono risultati di spicco). Vibra un po’ più di prima: oltre i 6.000 giri sul manubrio e da 9.000 in poi… ovunque. Nulla di particolarmente fastidioso.

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