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Guzzi V 35 Imola II-V 65 Lario: belle e fragili moto anni '80

Moto Guzzi V 35 Imola II e V 65 Lario story: a fine 1983 la Casa di Mandello svela le nuove medie sportive. Riviste nell’estetica e nella ciclistica, hanno il classico V2, ma con testate a 4 valvole. Pur apprezzate dal pubblico, hanno gloria assai breve: i motori rompono perché le valvole si staccano e cadono nei cilindri!
1/24 Moto Guzzi V 35 Imola: pur non priva di una certa grinta, la linea appare irrimediabilmente vecchia a confronto con quella della Imola II (foto precedente)

Le piccole che piacciono

La V 35 Imola II (sopra) a confronto con la precedente V 35 Imola. La linea di quest'ultima, pur non priva di una certa grinta, appare irrimediabilmente vecchia a confronto con quella della nuova moto
Alla fine degli anni Settanta, Moto Guzzi lancia la gamma delle “piccole” bicilindriche di 350 e 500 cc, che incontrano il gusto del pubblico. Come tradizione, ai modelli a connotazione turistico-utilitaria, sono affiancate le versioni sportive: la V 35 Imola nel 1979 e la Monza 500 nel 1981. Anche questi modelli (diversa cilindrata ma stessa base ciclistica e look), hanno successo, in particolare la 350. Ma nel segmento sportivo la concorrenza e le mode influiscono molto, così già nel 1983 la Moto Guzzi annuncia importanti novità: oltre alla 350 ed alla 500 (che mantengono il nome, seguito da “II”), arriva una inedita 650, la Lario (qui le foto). Quest’ultima andrà poi a sostituire la V 50, ritenuta pressoché inutile, perché troppo vicina alla 650 (per il mercato giapponese è invece prevista la V 40 Capri, una Imola II maggiorata).

Bellezza e concretezza ciclistica

Moto Guzzi V 65 Lario, 1983
L’Imola II e la Lario debuttano al Salone di Milano del 1983 assieme alle enduro V 35 TT e V 65 TT. Rispetto alle precedenti Imola e Monza prima serie, la carrozzeria è completamente diversa, più aggressiva, adatta ai nuovi gusti del pubblico, orientati verso una sempre maggiore sportività. La linea è personale e sinuosa, disegna un’unica onda dal parabrezza del piccolo cupolino allo spoiler che completa il codino dietro la sella. Un look che incontra subito i favori del pubblico e che sarà ripreso per la Le Mans 1000, svelata quasi un anno dopo (Colonia, ottobre 1984). Per la ciclistica, al noto ed apprezzato telaio a doppia culla chiusa scomponibile, modificato nella zona del cannotto di sterzo e con cuscinetti a rulli conici anziché a sfere, si abbina la novità delle ruote, entrambe da 16”. Nuove sono pure le sospensioni con la forcella con steli da 35 mm (anziché da 31,7 mm), mentre l’interasse aumenta da 1.420 a 1.455 mm e il manubrio è più stretto.

Novità sfruttata male

Foto a effetto, con la novità più importante delle nuove "piccole" sportive di Mandello (la testata a 4 valvole per cilindro) mostrata in bella vista
Ma la novità più importante e attesa è distribuzione a 4 valvole per cilindro, sempre ad aste e bilancieri, che comporta l’adozione di una diversa testata e di un differente coperchio, caratterizzato dalla grande scritta “GUZZI”. Prestazioni dichiarate: per la Lario 60 CV e velocità massima di 190 km/h, peso contenuto in 172 kg, la V 65 Lario. Il “salto” prestazionale rispetto alla V 50 Monza è evidente: 12 CV e 15 km/h in più. Per la 350 cc, Moto Guzzi dichiara 40 CV, 170 km/h e 168 kg di peso. Rispetto all’Imola con motore a 2 valvole, più leggera di 10 kg, ci sono 4 CV e 10 km/h in più. Identica alla sorella di 650 cc, l’Imola II ha ovviamente prestazioni inferiori, ma molto interessanti per la sua cilindrata. Ma i primi esemplari della 350 arrivano solo a ottobre 1984. Il danno è notevole, perché si perde tutta la “buona” stagione per le vendite, quando invece l’arrivo di queste due nuove sportive dovrebbe servire a rilanciare una Moto Guzzi che nei primi anni Ottanta è plafonata nelle vendite. Ha infatti una gamma con più di un modello con problemi e le sue proposte nei mercati delle 125 cc e delle enduro stradali sono dei flop. I “conti” sono salvati dalle custom V 35-V 50-V 65 C e California e dallo “zoccolo duro” di guzzisti che continua a preferire le gran turismo vere, come la 1000 SP.

Buona l'idea, ma...

Moto Guzzi V 35 Imola II in azione alla Pista Pireli di Vizzola
Le prove delle nuove “piccole sportive” effettuate da Motociclismo (vedi i dettagli nei paragrafi successivi) evidenziano non pochi pregi ma anche qualche difetto. Purtroppo non emerge, visto il “contenuto” chilometraggio delle prove (1.720 km la Lario e 2.325 km l’Imola II), il vero problema, che scopriranno sulla loro pelle gli acquirenti, soprattutto della 350: la “delicatezza” della distribuzione a 4 valvole, con queste ultime che cadono, anche prima della fine della garanzia, causando danni notevolissimi. Guzzi, dovendo contenere i costi, non ha progettato una distribuzione ad albero a camme in testa, conservando aste e bilancieri (questi chiaramente “a due dita”). La trasformazione in 4 valvole ha comportato modifiche solo ai cilindri, alle testate (valvole inclinate anziché parallele) e ai pistoni. Una soluzione tecnica semplice e razionale, insomma, oltretutto economica e ben conosciuta a Mandello. Quindi dove sta il problema?

Nessun vero rimedio...

La testata che equipaggia Imola II e Lario. Si notano i bilancieri con abbondante nervatura e la disposione a V delle valvole. La distribuzione è ad aste e bilancieri. Punto dolente di questi 4 valvole è proprio la geometria delle aste sui bilancieri, che porta alla rottura delle valvole, che cadono nel cilindro con danni enormi.
Lo abbiamo chiesto a Bruno Scola (Reparto esperienze Guzzi dal 1965 al 1981 e poi preparatore dei grossi bicilindrici di Mandello). “È un problema di geometria di lavoro delle aste sui bilancieri. Questi a riposo sono a 90° con le aste, ma quando lavorano ricevono spinte laterali dannose, che si traducono in vibrazioni ed oscillazioni che vengono trasmesse alle valvole, rompendone il gambo. Non è un problema di materiali, le valvole sono uguali a quelle dei motori a 2 valvole, e lì non si rompono. Anche sostituendo le valvole originali con quelle di motori di altre Marche (Honda), si rompono comunque: la causa è la geometria di lavoro mal calcolata. Sulla Lario il problema è meno grave, perché il motore gira mediamente 1.000 giri in meno e tutto è meno stressato. Anche il successivo 750 cc 4 valvole della V75 da turismo si rompe raramente, perché il regime massimo arriva poco oltre i 7.000 giri. Non c’è altro rimedio che usare il polso in modo gentile e non esagerare con i giri”.

Canto del cigno

Sopra, la Moto Guzzi V75 del 1985 (motore a 4 valvole, sostituito dopo un anno col 2 valvole. Sotto, la Targa, ultima Guzzi "serie piccola" sportiva. Equipaggiata col 2 valvole della Nevada, rimase in listino un solo anno
Queste belle moto si ritrovano presto con una pessima nomea, ma restano in produzione quattro anni, fino al 1989. Guzzi insiste con questa distribuzione mettendo in produzione nel 1985 la turistica V 75 (743,9 cc, 65 CV a 7.200 giri), ma già un anno dopo converte questo motore in due valvole... L'ultima Guzzi sportiva "serie piccola" è la "Targa", moto del 1991 motorizzata anch'essa col 750 cc, ma a due valvole per cilindro. Praticamente lo stesso motore della custom Nevada. Considerato questo e guardando la foto, è facile immaginare come mai sia stata in listino un solo anno. Oggi, 25 anni dopo l'uscita di scena della "Targa", la "serie piccola" Guzzi ha nella V7 III Racer il suo modello più sportivo. Il look è totalmente diverso e si rifà a quello delle café racer anni '60, mentre la tecnica sfoggia il sempre attuale telaio a culla scomponibile e un motore, sempre si 750 cc, che non ha nulla in comune con quello della "Targa", eppure sembra sempre lui (guardate le foto)...

La V 65 Lario nella prova di Motociclismo

Si misurano le prestazioni della V 65 Lario, che non sono per nulla male rispetto alla concorrenza, specie europea.
Da Motociclismo di aprile 1985.
Bassa e slanciata sulle ruote da 16”, sembra voler aggredire la strada, ansiosa di dimostrare che le risorse del suo bicilindrico non sembrano mai finire, grazie alla nuova testata a quattro valvole. Con questa soluzione le prestazioni sono salite ai vertici della categoria per velocità massima, ripresa e accelerazione, seconde solo a qualche plurifrazionata nipponica. Tutto questo senza quasi perdere nulla in elasticità e coppia. La potenza è progressiva e costante, permettendo così un uso brillante, senza penalizzare l’uso tranquillo e le doti di resistenza. La posizione di guida è sportiva ma naturale, con un manubrio non troppo basso e la sella ben disegnata, che permette facili spostamenti. In velocità, però, il cupolino non offre un gran riparo. La maneggevolezza è indiscutibile, solo nell’uso urbano si segnalano un ridotto angolo di sterzo e i comandi un po’ duri della frizione e dell’acceleratore. Completamente ridisegnato, il telaio è sempre all’altezza, sia nella stabilità come nelle staccate al limite, dove la frenata integrale accompagna senza problemi ogni ardore sportivo.
  • Potenza max alla ruota 48,97 CV a 7.400 giri
  • Coppia max alla ruota 5,05 kgm a 6.000 giri
  • Velocità massima 190,0 km/h
  • Accelerazione 0-400 m 13,137 sec
  • Consumo in città 17,5 km/l
  • Consumo fuori città 18,1 km/l
  • Consumo autostradale a 130 km/h 18,0 km/l
  • Consumo massimo 11,4 km/l
  • Consumo medio 16,2 km/l
  • Peso a vuoto 184 kg (85 ant + 99 post)

La V 35 Imola II nella prova di Motociclismo

La V 35 Imola in velocità durante la prova di Motociclismo (dicembre 1985). La foto evoca una bella sportività, peccato che le prestazioni siano inferiori a quelle della precedente V 35 Imola con motore 2 valvole...
Rielaborato da Motociclismo di dicembre 1985 (con inedito "dietro le quinte")
Prova nata male… Al ritiro della moto, la V 35 Imola II non si avvia. Parte (ma a spinta e dopo svariati tentativi) solo dopo alcuni interventi dei meccanici e la sostituzione delle candele. Il percorso verso la sede di Motociclismo è accompagnato da un rumore di distribuzione così evidente e sgradevole da temere di rimanere a piedi... Dopo i rilevamenti prestazionali, il confronto con quelli della precedente Imola è deludente: praticamente nessuna differenza, anzi, l'accelerazione è peggiore! Le impressioni di guida riportano l’ottima tenuta di strada, la precisione di guida e dell’inserimento in curva, oltre ad una frenata poderosa e sicura... L’unico appunto è agli ammortizzatori, rigidi e mal frenati: sullo sconnesso provocano il saltellamento del retrotreno e martirizzano la schiena dell’eventuale passeggero. L’aumento di peso e la potenza non esuberante hanno penalizzato la brillantezza su strada, il propulsore rimane ruvido fino a 6.000 giri, poi sale veloce dando il meglio fino a 8.800/9.000 giri. Il cambio ha i rapporti interni della V 65, che mortificano lo spunto in partenza, costringendo a sfrizionare per avere brillantezza. I tecnici hanno accorciato la primaria ma la prima marcia risulta lo stesso lunga. Poco assetata, la moto della nostra prova ha lamentato un anomalo consumo di lubrificante, per passaggi di olio nella camera di combustione del cilindro sinistro, causati probabilmente da accoppiamenti poco scrupolosi.
  • Potenza max alla ruota 30,88 CV a 9.000 giri
  • Coppia max alla ruota 2,55 kgm a 7.000 giri
  • Velocità massima 156,3 km/h
  • Accelerazione 0-400 m 15,569 sec
  • Consumo in città 17,8 km/l
  • Consumo fuori città 18,7 km/l
  • Consumo autostradale a 130 km/h 17,2 km/l
  • Consumo massimo 14,0 km/l
  • Consumo medio 18,6 km/l
  • Peso a vuoto 178,0 kg (82 ant + 96 post)

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