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Enduro in Germania, là dove sembra impossibile

Si sente sempre dire che fare fuoristrada dai tedeschi sia un suicidio, perché ti arrestano all'istante. In realtà ci è successo di praticarlo, in due diverse occasioni, molto interessanti, perché Paese che vai e usanza che trovi...

Enduro in germania, là dove sembra impossibile

Il fuoristrada in moto viene vissuto in due maniere opposte. Il turista è tranquillo e contemplativo (ad esempio se segue il corso del Po), l'agonista va a cannone e ha il sacro fuoco della manetta (all’Erzberg Rodeo è la normalità…). In realtà, tra le due estremità esistono diverse sfumature. C'è chi è tutte e due le cose e sa quando essere tranquillo e quando scatenarsi (guardate la gallery dei nostri lettori). I grossi problemi del fuoristrada in moto sono dovuti al fatto che quelli coi pruriti corsaioli spesso sfogano la loro passione nel posto sbagliato.

 

L'AGONISMO NON SAREBBE MALE, SE...

Del resto, non si può contestare che il fuoristrada agonistico sia uno sport spettacolare, con alti valori morali, perché richiede dedizione, coraggio, allenamento, spirito di sacrificio, capacità di adattamento, nervi saldi per per rimediare a un guasto dentro una palude, resistenza al freddo, al caldo, al bagnato, alla fatica e anche altruismo e voglia di aiutare il prossimo. Ma per diventare un bravo pilota di enduro cosa devi fare? Andare più forte che puoi. E dove si pratica l'enduro? Negli stessi boschi dove tanta gente va in cerca di relax e tranquillità. Aggiungete che l'endurista medio obbedisce al credo dello scarico aperto, per cui trova naturale girare con un fracasso da spaccare i timpani e capirete perché noi enduristi siamo odiati dal 99% della popolazione che non va in moto. Insomma, quello dell'enduro agonistico è un grosso problema. Come sport ha un senso, ma non ci sono posti dove allenarsi senza rompere le scatole al prossimo. Le piste da cross risolverebbero il problema, ma sono molto diverse dai percorsi tipici dell'enduro, quelli con gradini di roccia, sassi smossi, radici, guadi di fiumi.

Chi, invece, pratica il fuoristrada turistico (fuoristurista) non sente questo bisogno di andare a manetta, né di svuotare il proprio scarico. Di solito è uno che ha iniziato a viaggiare su strada, ma che ha trovato intrigante, fin da subito, infilarsi in viottoli sterrati, incuriosito da dove potessero portare. Con l'asfalto non c'è questa eccitazione. Il sogno di questa categoria di motociclisti è che lo sterrato che entra nel bosco non finisca per esaurirsi in qualche radura, ma porti da qualche parte, permettendo così di compiere una traversata (parola magica!). Si studiano le mappe, magari integrandole con Google Earth. In genere, il fuoristurista non è nocivo. Gira da solo o con pochi amici, ha lo scarico di serie e non corre. Tuttavia, di fatto viene assimilato agli smanettoni, che si notano e si fanno odiare, per cui oggi si arriva al paradosso che anche un tipo che passa da solo su una sterrata, tranquillo, con lo scarico silenziato viene visto con odio, come se fosse un criminale, o il responsabile della distruzione della natura. Se poi un sindaco decide di asfaltare quella sterrata, le stesse persone che guardano con odio il motociclista non si fanno alcuno scrupolo di salire in auto e riversarsi in massa su detta strada.

Questa lunga premessa serve per spiegare che, anche se le moto da enduro sono vendute con targa e fanali per poter circolare ovunque (molte sterrate sono soggette alle regole del Codice della Strada), di fatto il fuoristrada è vietato dappertutto (ma qualcosa si sta muovendo). In Italia, si sa, siamo abituati a convivere con le regole interpretandole a modo nostro e contando su un certo grado di elasticità e tolleranza. Ci sono regioni d'Italia dove gli smanettoni girano indisturbati ed altre dove anche i turisti girano sentendosi dei criminali braccati da Forestale e Guardie Ecologiche Volontarie.

 

MILANO SPARA, LA POLIZIA S'INCAZZA

C'è poi quel fenomeno per cui si tende a giudicare chi abita in altre zone vittima di fatti sempre peggiori del reale. Ad esempio, io vivo a Milano e sento sempre dire che a Napoli sono tutti rapinatori, per cui non si riesce a vivere più di mezz'ora prima che ti sparino in pieno centro e in pieno giorno. A Palermo ogni negoziante paga il pizzo, in Puglia ti speronano con auto blindate e nei caruggi di Genova ti fanno svenire e ti risvegli senza un rene. Ma so benissimo che anche la mia città ha fama di essere un posto pericolosissimo, dove gli immigrati di colore prendono le persone a picconate per strada e branchi di cani randagi sbranano le persone. Idem per il fuoristrada: le voci che girano dicono che a Milano proprio non hai gli spazi per farlo, che in Veneto ti arrestano e che sul Monte Chaberton la Polizia francese ti porta via la moto con l'elicottero. Sono tutte voci che partono da un fondamento di verità, ma che fanno diventare regola le eccezioni (tra l'altro, in una via di campagna dalle mie parti otto cani randagi hanno attaccato e ucciso un passante che stava passeggiando, per cui Cisliano sembrerebbe più pericolosa del Gevaudan ai tempi della Bestia).

 

GERMANIA, DOVE I DIVIETI SUPERANO IL MURO DEL SUONO

Le voci che girano sulla Germania sono perentorie: là, proprio, il fuoristrada non puoi farlo. Con questo articolo non voglio dire che invece si può, ci mancherebbe. Voglio solo dire che ovunque ci siano dei divieti ferrei, in realtà le cose sono meno assolute di come potrebbero sembrare.

Io ho avuto due occasioni di fare fuoristrada in Germania. La prima è stata pazzesca e ha veramente confermato le voci che sento da quando sono nato. Ma la seconda è stata una sorpresa. Se volete, prima di continuare la lettura, guardate la gallery.

 

IL TOURATECH DAY

Allora, la prima volta è stata nel 2004, quando Touratech ha invitato i giornalisti di tutta Europa a provare delle loro trasformazioni su base BMW nella sede dell'azienda e Motociclismo mandò me. Conoscete Touratech? È la ditta che produce il più mostruoso catalogo di accessori da mototurismo che io conosca. Un tomo enciclopedico di quarantamila pagine con su tutto quello che serve per andare in viaggio con la moto: Gps, borse, portapacchi, selle, sacchi a pelo, tende, portarotolo per fare la cacca nel bosco appendendo la carta igienica ai rami degli alberi... Fari, sospensioni, manubri, stivali, giacche, protezioni, serbatoi maggiorati, materassini, tute antipioggia, fornelli, borracce, dvd... La chicca suprema, per me, era il kit per trasformare la paciosa BMW F 650 GS in una moto pronto-Dakar. La cosa più sconcertante, invece, è che in quelle quarantamila pagine non ci fosse nulla dedicato alla Suzuki DR-Z400, ovvero la mia moto. Neanche un bulloncino, un portachiavi, un tappo dell'olio... Niente!

Io, su quel catalogo, ci passo sempre le ore. Non rinnego la lettura di un bel libro, eh! Ma sono versatile. Anni fa con noi lavorava Sirio, un ragazzo che, per un certo periodo, tenne una rubrica su Motociclismo FUORIstrada dove esprimeva il punto di vista di un quindicenne sul mondo del fuoristrada. Poi divenne il punto di vista di un sedicenne... di un diciassettenne... di un diciottenne... Insomma, cresceva, finché, a 19 anni, ci disse che era troppo vecchio e che altri orizzonti lo chiamavano, tipo la Banca d'Italia. E sapete da cosa capii che lo stavamo perdendo? Perché, quando aveva diciotto anni, durante una trasferta vide che mi stavo coricando mettendomi a leggere non  “I fratelli Karamazov”, ma il catalogo Touratech e ne fu disgustato: non riusciva a capire cosa ci trovassi d'interessante.

 

ORIENTARSI IN GERMANIA

La sede di Touratech era in Germania, ma... non ricordo dove. Aspettate, prendo una mappa e ripercorro la strada fatta. Io in geografia andavo bene, m'è sempre piaciuto guardare il mappamondo, studiare i percorsi che mio padre faceva quando ci portava in auto e fare la cacca con le cartine al 200.000 sulle ginocchia. Ma con la Germania ho un blocco: non ricordo i nomi dei luoghi che ho visto. Credo che sia il posto che più al mondo mandi in confusione chi lo attraversa. Di forma è un rettangolo, quasi un quadrato, quindi mancano punti che focalizzino la memoria. Di conformazione è collinare quasi in ogni dove, quindi non ci sono zone che si caratterizzano in maniera marcata rispetto alle altre, a parte la Zugspitze. La maggior parte delle sue città ha nomi impronunciabili per un levantino. L'ho attraversata in ogni sua parte, in bici, in auto, in moto, passando per Monaco, Colonia, Berlino, Amburgo... Sono stato dieci volte nella Fossa di Loh. Apprezzo i germanici paesaggi collinari, riposanti, con piccoli paesini carini, ben distanziati tra loro e privi della cafoneria e menefreghismo di noi italiani. Ma, ogni volta, non ricordo la maggior parte dei posti dove sono stato.

Dunque, la sede principale della Touratech è a Niedereschach, nel Baden-Württemberg. Lo so perché ho letto l'indirizzo sul catalogo. È un nome facile da pronunciare e ricordare, no? So già che, finito questo articolo, sarò tornato a dimenticarmene. Niedereschach si trova poco sotto la diagonale che unisce Friburgo a Stoccarda, ma il modo più facile per arrivarci è fare il San Gottardo e passare per Zurigo. Per questa trasferta pensai: “In Germania non ci sono limiti di velocità, in alcune autostrade... E io mi sono sempre fregato questa possibilità, andandoci sempre con enduro monocilindriche!”. Allora esposi il problema ai miei colleghi: “Devo andare in Germania e intendo infrangere il muro del suono, che moto mi date?”. “Abbiamo in prova la Yamaha FZ-1, può andare bene?. Certo che andava bene!

 

IL MURO DEL SUONO

Ovviamente la FZ-1 non raggiunge i 1.238 km/h, ma mi divertii un sacco lo stesso. Se vado a manetta con una maximoto, in Italia, mi sento un criminale; mentre quando arrivai in Germania mi sentii in pace con la coscienza. A tutta manetta raggiunsi i 258 km/h di tachimetro e mi sentivo un bravo bambino, ligio alle regole. Ma a quella velocità la vita era durissima, senza tuta di pelle. Il casco tremava, la giacca da enduro si gonfiava, la borsa fotografica ballava. Mentre a 230-240 di tachimetro la cosa era gestibile. Stavo andando a 230 orari, quando venni superato da una persona anziana a bordo di una Mercedes 600 SEL. Era elegante, aveva i baffetti alla David Niven e l'aria serafica e rilassata. Solo che stava viaggiando a 250 km/h...

Niedereschach era un posto bellissimo e io venni ospitato in un albergo ricavato in un vecchio palazzo della città, di quelli coi muri di pietra spessi un metro e le cotolette spesse due metri.

 

MOTO DA VIAGGIO? MA VA'!

Il giorno dopo andammo alla futuristica sede della Touratech, una sorta di astronave atterrata ai margini di una foresta. Per prima cosa ci fecero fare il giro dell'azienda. I titolari erano -  e sono tutt’ora – due appassionatissimi viaggiatori in moto, dal cognome quasi identico: Herbert Schwarz e Jochen Schanz. I due mi hanno sempre ispirato simpatia. Sicché, la prima cosa che chiesi loro fu: “Ma perché nel vostro catalogo non ci sono parti per la Suzuki DR-Z400?”. Herbert mi guardò come una povera cacca, sorrise, quindi distolse lo sguardo e, mentre se ne andava, sussurrò: “Perché la Suzuki DR-Z 400 non è una moto da viaggio!”. Aaaaah! Mi sentii accoltellare il cuore. Era come se mi stessero dicendo che la mia Paolina Verani arrotondava lo stipendio facendo la escort. Ma negli anni successivi, essendo loro fin troppo legati a BMW, furono “costretti” a fare accessori per “vere moto non da viaggio” come le G 450 X e le Husqvarna TE da enduro cattivo.

 

REVAMP E ORYX

Il motivo per cui noi eravamo lì era provare due kit che trasformavano altrettante BMW. “ReVamp” era dedicato alle R 1100 GS e R 1150 GS e cambiava solo l'estetica. Il motivo di esistere era che siccome era uscita la R 1200 GS, la 1100 e la 1150 al confronto sembravano vecchissime. “Ma vanno ancora bene, per cui non c'è motivo di venderle – spiegava Schanz – per cui noi, con ReVamp, offriamo la possibilità di cambiare totalmente l'estetica della moto con un prezzo sui 3.000 euro”“Oryx”, invece, trasformava la F 650 GS in una sorta di Honda XR, o Yamaha TT. Oltre alle sovrastrutture, con fianchi più stretti, serbatoio più piccolo, sella più alta e avanzata cambiavano anche le sospensioni, che passavano a 280 mm di corsa per entrambe le ruote. Prima di provare le moto, però, ci portarono a pranzo e per fare bella figura scelsero un ristorante calabrese in centro città. Certo, era triste mangiare italiano in Germania, non sono di quelli che anche all'estero pretende di mangiare pizza e pastasciutta. Ma ero l'unico giornalista italiano presente. Gli altri venivano da diversi Paesi d'Europa. Ordinai una pizza... e non riuscii a finirla. Non è la prima volta che vedo che i ristoratori italiani, all'estero, adeguano i loro ingredienti ai gusti locali. Questa pizza non era venuta male, semplicemente era stata tarata per il palato dei tedeschi. Era la prima volta che trovavo una pizza cattiva.

 

FUORISTRADA!

Finalmente partimmo per il giro. La nostra guida era il tipico tedescone enorme, simpatico, che ama l'Italia e che cerca di fare subito amicizia con l'italiano del gruppo. “Adesso andremo a provare le moto”. “Ma in fuoristrada?”. “Sì, anche”. “Quindi si può fare fuoristrada in Germania?”. “Poco poco, non come da te”. Lui mi spiegò che amava moltissimo il fuoristrada, ma che lì non si poteva fare, per cui si allenava in Italia e Nord Africa. “Ci vado sempre, per collaudare i prodotti”.

Partimmo. La ReVamp sulla carta avrebbe dovuto essere come le solite GS da cui derivava (erano già vendutissime, anche se ancora non erano un fenomeno di moda fuori di testa come oggi), ma aveva la sella più alta e più vicina al manubrio. Questo sembrava posto più in basso, per via della sella alta. Fui molto stupito nel constatare che, grazie alla nuova posizione di guida, la moto si guidava molto meglio della versione di serie. La Oryx, invece, aveva uno spettacolare assetto da rally, col busto eretto e un'altezza stratosferica per quanto riguarda la sella. Zampettarci mi sa che sarebbe stata una tragedia. Dico “mi sa” perché il giro si svolse quasi tutto su asfalto, su una bella serie di strade piene di curve. Finalmente arrivò la parte fuoristrada... e mi cascò la mascella. Era uno sterrato piatto, senza buche, lungo 300 metri, che attraversava una foresta. Stop. Il tedescone mi guardò, sorrise con tristezza e disse: “Lo so cosa stai pensando. Lo so che da voi è meglio!”. Ci si mise a scattare le foto lì, una pena. Eppure, si vedeva una sterrata addentrarsi nel bosco e guadare un fiume. “Perché non mi sali sulla Oryx e mi fai un bel guado?” chiesi al gigante. “Ma no, sei pazzo, se mi beccano lì mi arrestano e mi ritirano la patente! Non chiedermi una cosa simile”. Invece gliela chiesi. Non potevo tornare a casa solo con le foto dello sterrato liscio. Feci veramente la figura dell'italiano caciarone e cafone, che se ne fotte delle regole. Insistetti. Il Gigante Buono scuoteva la testa, diceva di no. Io dicevo: “Ma che ci vuole? Entri al volo, ti fotografo e ce ne andiamo”. Lui soffriva, si vedeva che si sentiva in sintonia con il nostro modo di intendere il fuoristrada. Si vedeva che ci teneva a dirmi di sì, ma che stava rischiando veramente tanto. Gli altri fotografi non parlavano, ci fissavano in silenzio, seri. Avranno pensato: “Il solito italiano che se ne frega delle regole”. Alla fine, il Gigante Buono cedeva, entrava nel bosco per 50 metri, guadava il fiume e tornava subito su asfalto, terrorizzato. Si guardava intorno, convinto di venire arrestato a momenti. Eppure non aveva arato un prato o un campo coltivato, né aveva aggirato un cancello. Gli altri fotografi erano stupiti e disgustati. Nessuno di loro scattava una sola foto. Si dissociavano da questa mia iniziativa, come se fossi stato un premier politico di 70 anni scoperto con una thailandese di 12. Questo è stato il mio esordio con il fuoristrada tedesco.

 

INVITO KLIM

Ma poi, in seguito, vidi enduristi impennare per le ciclabili di Lienz in Austria, venni a sapere che nella ex Germania dell'Est c'era un minimo di tolleranza e scoprii che Klaus Nennevitz, nostro collaboratore tedesco, autore tra i più bei pezzi di rally mai pubblicati su Motociclismo FUORIstrada, dalle sue parti usciva regolarmente a fare enduro con suo nipote. E poi, nel 2010, arrivò l'invito della Klim, ditta statunitense specializzata in abbigliamento da motoslitta e fuoristrada in moto. Dissero che ci invitavano alla presentazione dei loro nuovi completi in Cordura e Gore-Tex, ovvero un kit giacca-pantaloni con milioni di tasche e un materiale in grado di non provocare abrasioni in caso di scivolata. Offrivano il biglietto aereo per tutte le testate invitate, anche queste da tutta Europa. E dove si teneva la cosa? In Germania, nel suo cuore verde! Ma com'era possibile? Nel programma c'erano due uscite in fuoristrada in due giorni. Nel cuore della Germania, chissà che palle...

 

EICHSTÄTT, “IDEALE PER IL FUORISTRADA”

Il volo aereo era fino a Monaco di Baviera. Qui vennero a prendermi due statunitensi, mi caricarono su un'auto insieme a un giornalista finlandese e viaggiammo per 110 km verso nord. Il finlandese era specializzato in cross e motoslitte e ci raccontò di raccapriccianti incidenti dei suoi colleghi con le motoslitte: gente che finiva nei fiumi perché, all'atterraggio dai salti, rompeva il ghiaccio...

Anche in questo caso, a memoria non ricordo il nome del paese, né la zona. Ma all'epoca nominai le foto coi nomi delle località. Bene, eravamo ad Eichstätt, a metà strada tra Ingolstadt e Norimberga, 200 km a nord-est rispetto a Niedereschach... Eppure, il paesaggio era identico. Anche in questo caso, l'albergo dove ci ospitarono era bellissimo, con un'ampia zona lettura tutta a vetrate, come una serra. In auto chiesi come mai, visto che erano statunitensi, dovendo fare una trasferta in Europa per far guidare dei giornalisti in fuoristrada avevano scelto un posto ostico come la Germania. Mi risposero che Eichstatt era un'ottima base per gli appassionati di fuoristrada, tant'è che il grande endurista finlandese Simo Kirssi si era stabilito lì. Io cadevo dal pero: come poteva una cittadina tedesca essere un'ottima base per il fuoristrada?

Il motivo lo scoprii il giorno dopo. In Italia, chi comanda tende ad abusare del proprio potere e chi subisce tale potere tende a dribblarlo all'italiana, di nascosto, facendo il furbetto. Da noi il fuoristrada è vietato, il dialogo con i potenti è impossibile e allora rimediamo andando in giro come carbonari. In Germania, le regole sono regole e non cose da dribblare. Se il fuoristrada è proibito, non lo fanno e basta. Ma chi comanda è più sereno ed equilibrato ed è più incline ad ascoltare le richieste di chiunque, anche degli enduristi. E questi hanno detto: “Non volete farci fare fuoristrada per boschi e mulattiere, ok, ma noi in qualche modo lo vogliamo fare. Cosa proponete?”. Il Governo ha risposto: “Siamo pieni di cave abbandonate. Usate quelle”. Avete in mente l'Erzberg? Un concetto simile, su cave più piccole, ma abbandonate, quindi fruibili tutto l'anno. Ci fecero la lezione sui nuovi completi da fuoristrada, ci mandarono due guide e ci diedero delle BMW G 650 Xchallenge.

 

CROSS COUNTRY

Le guide erano due patiti di cross ed enduro, facenti parte di una società che organizzava eventi in fuoristrada, la Baboons. Giravano il mondo, conoscevano molte realtà e da noi organizzavano il campionato italiano Cross Country. Dell'Italia conoscevano più le piste da cross che le città d'arte. Non erano due tamarri, sapevano muoversi molto bene. Tutto intorno a Eichstatt avevano messo in piedi un giro veramente grazioso, un misto di stradine asfaltate bucoliche, sterrati di campagna e collina, cave piene di salite e discese ripide, un fettucciato enduristico ed una pista da cross agonistico. Quest'ultima era il classico impianto “serio”, adatto a gare internazionali, con tribune, servizi, docce, bar ecc. ecc. Invece, il fettucciato enduristico occupava una collina ed era delizioso, dato che aveva una terrazza dove gli spettatori potevano stare sulle sdraio a guardare le moto girare. Tutto era curato. I giri sulle sterrate non erano niente di che, dal punto di vista tecnico, ma era eccezionale che si potesse andare in giro per sterrati nel bel mezzo della Germania. Si passava per boschi, colline e prati, sempre lontano da centri abitati. Ma, soprattutto, le nostre guide e gli altri giornalisti erano tranquilli. Applicavano alla perfezione uno stile di guida prudente e civile quando eravamo in sterrato, ma poi si scatenavano dentro le cave o nella pista da cross. Il giro toccava anche il bel castello di Weißenburg.

 

IL DIO DELL'ERZBERG

Mentre eravamo nella pista, arrivò Simo Kirssi. Che tipo originale... Non lo conosceva nessuno, poi è diventato una star presso gli amanti delle bicilindriche per via dei numeri che faceva con la BMW HP2. L'apoteosi è questo famoso video girato all'Erzberg nel 2006: dove si vedono lui coi lunghi capelli biondi e Chris Pfeiffer che guidano la HP2 con una naturalezza esaltante. Ma sì, guardiamolo.

 

 

Kirssi era finlandese, ma passava lunghi periodi sia qui sia a Fermo, nelle Marche (tanto che lo abbiamo visto in azione anche alla Motosmatata 2012, cavalcata marchigiana in zona Fermo – lui era in sella alla HP2). Ha tentato di correre nel Mondiale Enduro per un'intera stagione, come pilota BMW, con la X 450

 

NELLA CAVA

La cava era uno spettacolo. Vi giravano anche con le auto. Era bella estesa e piena di salite, discese, laghetti. Intorno, foreste. Niente paesini a lamentarsi dei rumori. A noi diedero queste BMW Xchallenge, dotate delle tipiche targone tedesche. Su una salitona ci piantammo in due e io, rotolando fino a valle, rialzai la moto con la targona piegata e la leva del freno anteriore rotta. Il giorno dopo mi diedero una KTM 690R. Io ero felice. Non tanto perché preferivo la Kappa alla Biemme, ma perché avevo scoperto che anche nella ligissima Germania era stato possibile mettere su un fuoristrada legale e tollerato, dove si poteva girare per campi e cave senza sentirsi dei carbonari. 

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